domenica 1 aprile 2007

Dico, o almeno ci provo

Se non mi sono ancora espresso - almeno qui - a proposito del disegno di legge sui Dico è perché da un lato alcune cose ancora non mi sono chiare, e voglio sentire più idee possibile, dall'altro perché è ancora vivo il ricordo del referendum sulla legge 40.

Premessa: da quanto ho scritto in passato penso sia chiaro quanto fastidio mi diano i laicisti senza se e senza ma - quelli che, pur condannando a parole chi imbratta i muri, non si darebbero molto da fare per cancellare le scritte che, di tanto in tanto, compaiono sul muro della cattedrale di Vittorio Veneto: Chiesa = intolleranza; preti a casa! - nondimeno stavolta non posso che unirmi a chi mal digerisce la nient'affatto velata allusione alla non libertà di coscienza dei parlamentari cattolici chiamati al voto sulla Bindi-Pollastrini (*), contenuta nella famigerata nota della Cei.

Per quello che riguarda la questione principale, non nascondo qualche perplessità.
Una cosa che è scritta nella suddetta nota è sicuramente vera: le leggi contribuiscono a creare costume e mentalità. Quindi, se questa legge dovesse servire a far superare i pregiudizi sull'omosessualità - che sono presenti ovunque, anche tra i "modernisti" - la si approvi seduta stante.

A parte ciò, credo che uno Stato non debba legiferare in funzione dei desideri del popolo, bensì ragionando su ciò che è buono per il medesimo. (Altrimenti, poco mancherebbe al governo della "gente comune.") E di certo le nuove generazioni, sballottate di continuo da un posto a un altro, in famiglie sfasciate o raffazzonate, non crescono come si deve. Non è la legge a tenere le famiglie unite, lo so benissimo. Se ora alla frase ci si sposa una volta sola si risponde si spera! lo dobbiamo non alla legge sul divorzio, ma a una cultura diffusasi negli ultimi decenni, sulla quale la Chiesa, peraltro, è stata zitta. Tuttavia, se si chiede al governo di "difendere la famiglia," cioè di provvedere, per quanto è in suo potere, affinché le coppie che intendono diventare vera e propria famiglia incontrino meno difficoltà, io sono il primo a sottoscrivere questa richiesta.
Non mi piace la retorica di certe frange politiche, che sembrano quasi contente che la famiglia tradizionale - cos'abbia di male la famiglia tradizionale non si sa: mi ricorda molto gli strali di sette-otto anni fa contro la "scuola gentiliana" e la "lezione frontale" - sia in crisi. E mi chiedo: se le coppie di fatto venissero equiparate alle famiglie in tutto e per tutto, come tali frange vorrebbero (non è il caso del ddl attualmente in discussione), quale coppia sceglierebbe di sposarsi, sapendo che se le cose vanno male deve andare per avvocati, mentre per annullare un Dico basta una raccomandata con ricevuta di ritorno, e i diritti sono gli stessi?
Per questo mi sento abbastanza vicino alla posizione di Torietoreri. Le questioni relative alle "convivenze anagrafiche" , come lui le chiama, possono essere regolamentate "nell'ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica?" Se ne può discutere: io non sono un esperto di diritto, lascio che si esprima chi di dovere. Ma una cosa è certa: vorrei che, almeno quando la posta in gioco sono persone, si pensasse alle persone, e non alle ideologie.

(*) Parlamentari che, quasi dimenticavo, i diritti - anzi, i privilegi - che garantirebbero i Dico li hanno già da diversi anni.

Canzone del giorno: Incognito - There Will Come A Day.

3 commenti:

  1. Ciao
    L'MCTF ha fatto una nota in risposta a quella della Cei
    guarda QUI

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  2. io credo che la chiesa non DOVREBBE in alcun modo interferire nella vita politica e che se fosse certa dei "suoi uomini" (a partire dai preti) non avrebbe la necessità di fare certe affermazioni.
    tutto questo accade solo in italia, e ciò non è tollerabile!! basta vedere come si comporta il vaticano negli altri paesi d'europa, e cioè non batte ciglio.
    inoltre penso che lo stato abbia il dovere di tutelare i suoi cittadini in ogni modo possibile: per la regolamentazione ci vuole tempo... :)

    buona settimana!!

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  3. Fragoluzza, la Chiesa non interferisce nella vita politica: la laicità è garantita dal fatto che la Chiesa non ha nessun potere all'interno dell'iter legislativo-esecutivo-giudiziario-amministrativo dello stato. Infatti questa sana laicità è stata più volte difesa dallo stesso papa. Se tu pretendi che la Chiesa stia zitta, allora non vuoi la laicità, ma il laicismo, che è ben altra cosa! La laicità è la situazione attuale: Chiesa fuori dallo stato, ma ovviamente col diritto di opinione e di parola; il laicismo, invece sarebbe il passo successivo, secondo me sbagliato perchè antidemocratico ed illiberale, cioè quello di tappare la bocca alla Chiesa.

    Insomma, secondo me si può non essere d'accordo con ciò che la Chiesa dice, ma non si può negarle la libertà di parola stessa!

    Per quanto riguarda la situazione negli altri Paesi poi, non è vero che la Chiesa non batte ciglio: le conferenze episcopali esistono in ogni nazione (apparte quelle come la Cina per evidenti deficit democratici...gli stessi che piacerebbero ai laicisti...)! Certo è che la situazionbe cambia da stato a stato. Se quella italiana (di conferenza episcopale) è una delle più "forti", cioè più ascoltate, tra quelle europee, forse la ragione è da ricercarsi nel fatto che il 92% degli italiani sono battezzati.

    Saluti

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