martedì 28 settembre 2010

Cultura sfuggente

In questi giorni di ripasso ed esercitazioni, il mio obiettivo è superare l'esame di ammissione al dottorato, ovviamente. Ma non riesco a nascondere una certa amarezza di fronte alla sensazione secondo la quale ciò che ho studiato durante il corso di laurea sia come la spesa al supermercato seminata per la strada dopo uno squarcio del sacchetto: qualcosa posso recuperarlo, ma la maggior parte degli oggetti è destinata a restare sull'asfalto; se carico troppo le braccia, mi cade di nuovo tutto. So che ciò fa parte del gioco, ed Édouard Herriot l'aveva ben espresso nella sua più celebre frase: la cultura è ciò che rimane nell'uomo dopo che ha dimenticato tutto. Ma, dopo le lunghe conversazioni con me medesimo nei pomeriggi e nelle sere di studio - studio a voce alta: sarà per questo che voglio insegnare? - ancora faccio fatica ad accettarlo.

Faccio una promessa qui e ora: se passo l'esame, approfondirò finalmente la QCD, perché vorrei saperne di più. E prometto anche che non chiuderò tutto al primo integrale con i residui.

Canzone del giorno: Skillet - Whispers In The Dark.

giovedì 23 settembre 2010

Compiti per domani

Accertato che la velocità areolare si conserva ovunque si conservi il momento angolare L - quindi, in un campo di forze centrali - e che in detto campo di forze centrali, caratterizzato dal potenziale V(r), io posso considerare la sola variabile r (distanza dal centro delle forze) soggetta a un potenziale efficace Veff(r) = L2/2mr2 + V(r), i compiti per domani e dopodomani sono:
  • ripassare i sistemi a simmetria radiale in meccanica quantistica;
  • ripassare la teoria delle perturbazioni.
In ogni caso, queste mie difficoltà portano anche qualcosa di buono: smitizzarmi agli occhi di un mio amico e collega, il quale credeva che io mi ricordassi tutto come l'avemaria.
A proposito, a quando un'estensione di MSN o Skype che permetta di scriversi formule matematiche?

Canzone del giorno: Skillet - Whispers In The Dark.

giovedì 16 settembre 2010

Notte di sconforto

Questa è una notte di sconforto in cui vorrei urlare fino a perdere la voce. Mi sento in colpa per tutto, per tutte le scelte che ho fatto e che continuo a fare. Avrei dovuto ascoltare i miei, e non lasciare ingegneria alla fine del primo anno. Ora forse sarei calvo e sfigatissimo, ma almeno probabilmente avrei un lavoro. Mi sento in colpa per avere il curriculum semivuoto, per essere stato viziatissimo dalla mia famiglia durante gli anni dell'università e non aver a lungo cercato un'indipendenza economica, anche solo con impieghi temporanei. Il mio sogno è diventare insegnante di scuola: sono in graduatoria da un anno, ma nel 2009/2010 non ho ricevuto neanche lo straccio di una chiamata. Anche lì, perché ho scelto male le scuole. Ora, non si sa quando partirà il tirocinio abilitante: si parla di un anno. Nel frattempo, preparo l'esame di dottorato: e non ditemi che in Italia non c'è futuro, che dovrei andare all'estero. Non ho voglia di andare all'estero, almeno per quest'anno. Ho impiegato anni per sentirmi a casa dove mi trovo ora, come avevo impiegato anni per sentirmi a casa nella mia città natale, quando andavo al liceo; e quando dovetti lasciare il liceo, passai anni a rimpiangerlo. Sono stati tra gli anni peggiori della mia vita e non intendo riviverli più. Meno male che ancora la mia famiglia c'è, e molti libri da leggere.

Canzone del giorno: Editors - The Boxer.

sabato 11 settembre 2010

E-book

Con l'uscita dell'iPad, che tra le altre cose funge da lettore di e-book, è pronosticato il boom in Italia di questi ultimi nel 2011, visto che l'aggeggio sarà molto presente sotto i prossimi alberi di Natale (non il mio). Su un numero di Internazionale di un annetto fa, inoltre, un tradizionalista - non ricordo il nome - faceva pubblica abiura e si lanciava in un elogio di Kindle, il lettore di e-book di Amazon.

L'unico apparecchio da me toccato con mano è quello attualmente in vendita nelle librerie Feltrinelli: i colori del suo schermo ricordano quelli dei display delle calcolatrici; esso non sembra perciò stancare la vista, a differenza dello schermo di un pc portatile.

Tuttavia, io rimango scettico. Il paragone più diffuso è quello con i lettori mp3 o con le fotocamere digitali: ma non è così calzante, secondo me, per diverse ragioni.

Non starò qui ad esaltare l'odore della carta, il piacere di sfogliare o le vecchie librerie a cunicoli: molto romantico, ma poco pratico. Se vogliamo, sono romantici anche gli album di foto in bianco e nero su cartoncino opaco, ma siamo seri: solo un masochista può rimpiangere i tempi in cui bisognava centellinare gli scatti col contagocce perché sviluppare i rullini costava un patrimonio, quando i rullini stessi rimanevano a marcire per mesi nelle macchine, quando non si potevano fotografare interni senza flash e ti attaccavi al tram se gli occhi risultavano rossi. Per quello che riguarda la musica, la rivoluzione era avvenuta molto prima, con la nascita del walkman: anche l'artwork di un cd fa la sua parte, ma solitamente l'ascoltatore portava con sé il lettore e un astuccio con i cd senza custodia, o con compilation preparate ad hoc; ovvio che un apparecchio grande quanto un portachiavi, che permette di cambiare album in pochi secondi, fa sparire tutto il resto.

I vantaggi del libro elettronico li vedo nella saggistica/manualistica (ma con i tablet pc si possono inserire, a mano, le note a margine?) e, soprattutto, in quotidiani e riviste. Non tanto nella narrativa, con la notevole eccezione di quei titoli, importanti o comunque belli, da decenni non più ristampati.
Per il resto, pensando a quando leggo in spiaggia, dove la sabbia si infila inesorabilmente tra le pagine, per non parlare dell'agghiacciante prospettiva di un altro alimentatore con conseguente ulteriore groviglio di fili, non vedo perché dovrei abbandonare un buon tascabile.

Alla lezione di tedesco in cui imparammo le Nebensätze (frasi subordinate), si parlava proprio di e-book, e io dissi: ich glaube, dass die Bücher aus Papier nie verschwinden werden (io credo che i libri di carta non spariranno mai). Vedremo, se il tempo mi darà torto.

Canzone del giorno: Editors - You Don't Know Love.

venerdì 10 settembre 2010

Traduzioni e origami

A Luca Serianni, dalla sera in cui l'ho visto alla presentazione del saggio L'italiano; lezioni semiserie, assieme all'autore, devo l'abbandono di sé stesso senza l'accento su . Non ci avevo mai pensato prima, in effetti, ma perché mai il pronome dovrebbe perdere l'accento quando seguito da stesso, visto che, peraltro, la pronuncia non cambia (con la e chiusa, mi raccomando)?

Sul Corriere di ieri, l'articolo principale della sezione culturale - del quale trovate importanti stralci nella registrazione di Pagina 3 andata in onda la mattina sulla terza rete radiofonica Rai - riguardava l'ultimo saggio del linguista romano: L'ora di italiano; scuola e materie umanistiche. E scopro, leggendolo, che qualcuno ha proposto una "traduzione" , in italiano corrente, dei classici della letteratura; nel caso del Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione, la proposta era giunta perfino dalla voce autorevole di Amedeo Quondam. Ma ragazzi, senza scomodare l'Orlando Furioso raccontato da Calvino, o il recente Decameron riscritto da Aldo Busi, queste "traduzioni" esistono già da decenni: si chiamano bignami.

La lettura dell'articolo era interrotta, di tanto in tanto, dal tema musicale di Prison Break; ma Lincoln Burrows è al sicuro, ormai. Qualche cervellone di Rai Edu ha ben pensato di usare la musica di Ramin Djawadi - nonché, in uno stacco, perfino l'origami a forma di cigno, simbolo dello show - in uno speciale su Michele Sindona. Lo stesso speciale in cui Giulio Andreotti dice che i quattro colpi di pistola che lo uccisero, Giorgio Ambrosoli "se li andava cercando" . Direi che per oggi può bastare.

Canzone del giorno: Daughtry - Home.

giovedì 9 settembre 2010

"Eh sai, gli impegni vari..."

Che due persone possano non sentirsi per diversi mesi, per non dire di più, non è cosa rara. I motivi per cui ciò può accadere sono innumerevoli, e se costoro non hanno smesso di volersi bene, non c'è bisogno di giustificazioni.

Ecco, una cosa che (un po') mi irrita di certa gente è proprio questa: ricompare improvvisamente dopo un lungo silenzio, e parte con una sequela di scuse: eh sai, il lavoro; eh sai, la casa nuova; eh sai, mi è morto l'iguana. Di fatto, il messaggio da me ricevuto è: il lavoro, la casa nuova e l'iguana erano più importanti di te.

Io dico: se ti ho cercato e tu non mi hai risposto, allora sì, se ti consideri mio amico mi devi una spiegazione - seguita ovviamente da un cambio di rotta, visto che tutti possiamo sperimentare che, se vogliamo che una persona sia presente nella nostra vita, il tempo per lei lo troviamo. Ma se, semplicemente, per un periodo ci siamo allontanati, questo non vuol dire che non ci vogliamo più bene. E allora, perché devi prenderti delle colpe che non hai?

Canzone del giorno: Arcade Fire - Neighborhood #2 (Laika).

lunedì 6 settembre 2010

Prossimo obiettivo: ignoranza

A parte trovare un lavoro decente, il mio obiettivo per l'anno scolastico 2010/2011 (i propositi di gennaio sono troppo deprimenti) è: diventare ignorante.

Pensiamoci, ragazzi: a che serve tanto sapere? Ad accusare gli altri della loro ignoranza, e a roderci il fegato perché costoro se ne fregano. Per caso chi legge giornali vive più felice di chi non ne legge? No, anzi, chi legge giornali non solo deve affrontare i suoi problemi: si accolla persino quelli di cui dovrebbero occuparsi altre persone.

Conoscere molto serve anche a farsi evitare dalle persone semplici, timorose di un tuo giudizio, e anche dalle persone intelligenti, qualora non avessero sufficiente autostima; a farsi scambiare per esibizionisti, quando si parla di qualcosa che si è letto o visto; a sentirsi fuori posto in un bar di paese.

A cosa serve conoscere tante lingue? A conoscere tanta gente, direte voi: peccato che poi, quando incontriate una deliziosa ragazza di Montmartre e sogniate di conquistarla sfoggiando il vostro francese da Île-de-France, ve la soffi sotto il naso il vostro amico piacione con le sue due parole di inglese scolastico - ma come, i francesi non odiavano l'inglese? - mentre voi ancora pensate alla prima frase. Ma tranquilli, potete sempre ridere delle esilaranti traduzioni dei cartelli nei negozi o nei ristoranti. Un bel divertimento ridere da soli, non c'è che dire, dal momento che: o nessuno della compagnia conosce la traduzione esatta, oppure (a ragione) dà loro meno fastidio un inglese maccheronico che un professorino.

cartello fs grisignano di zocco (o lì vicino)

"Niente ha provocato alla razza umana più guai che l'intelligenza," così dice l'infermiera Stella a Jeff, protagonista di Rear Window (La finestra sul cortile). Vedete? Lo dice pure Hitchcock che devo diventare ignorante.

Comunque, visto che ancora l'obiettivo non l'ho raggiunto, la soluzione dell'esercizio al post precedente è: -16,2 unità. Dall'equazione di stato, infatti, risulta: C1 = 3,91 e C2 = 1,26. Allora ΔU = -15,88. Il primo principio della termodinamica afferma che Q = W + ΔU, dove Q è il calore assorbito e W il lavoro compiuto dal sistema. Poiché, com'è dato, il lavoro è stato compiuto sul sistema, esso è negativo: W = -0,3; da cui Q = -16,2. Il sistema ha ceduto -16,2 unità di calore all'esterno.

Canzone del giorno: The Kooks - See The World.

mercoledì 1 settembre 2010

Mondo alternativo

Si abbia un sistema termodinamico il cui stato è determinato dalle variabili A, B e C. All'equilibrio, esse sono legate dall'equazione di stato AB = eλC (e è la base dei logaritmi naturali e λ è una costante).
A seguito di una trasformazione, la variazione ΔU di energia interna del sistema è data dall'espressione ΔU = - ΔA + kΔC (k è ancora una costante).
Con λ = ln2 e k = 5,06 , si consideri la trasformazione del sistema dove agli stati iniziale e finale si ha: A1 = 0,5 ; B1 = 30,0 ; A2 = 3,0 ; B2 = 0,8.
Se, durante la trasformazione, è stato compiuto sul sistema un lavoro pari a 0,3 unità, a quanto ammonta il calore assorbito?

Canzone del giorno: Arctic Monkeys - Mardy Bum.