giovedì 31 gennaio 2008

Scassamento di Balls

Il progresso della civiltà vola in Gran Bretagna: raccogliendo una protesta di un'associazione per i diritti degli omosessuali, il ministro per la scuola e l'infanzia Ed Balls propone di proibire, a scuola, l'espressione mamma e papà.

E il proverbio tra moglie e marito non mettere il dito? Una bestemmia: d'ora in poi si dovrà dire tra sposi non... tra coniugi non... caspita non mi viene la rima!

E il quarto comandamento, onora il padre e la madre? Ennesimo segno dell'omofobia della Chiesa: Pecoraro Scanio prenda provvedimenti al più presto.

Canzone del giorno: Duran Duran - Falling Down.

5 commenti:

  1. Ciao Marco, bene, adesso tocca a me auto-invitarmi nella tua casa virtuale...

    E comincio subito col dire che, se avevi qualche dubbio se partecipare o no al V-Day sull'informazione (Grillo a parte), è ora di vincerlo. Lo dimostra proprio questo tuo commento. Ovviamente, se la questione stesse proprio così, come riportato dalla stampa italiana, non potrei che condividere il tuo pensiero. Io conosco molto bene i gay, con alcuni di loro collaboro anche, e in virtù del mio "insospettabile" curriculum troverei un'aberrazione la proposta di "Balls" così come presentata dai nostri media. Sarebbe - lo affermo senza tema - contronatura, elaborata solo per accontentare certi gruppi di potere (che pure esistono, perché negarlo?). E a rimetterci sarebbero i bambini.

    D'altro lato, non occorre essere padri o madri (pardon, genitori) per rendersi conto che, dopo la lallazione, la prima parola di senso compiuto pronunciata dagli innocenti infanti è proprio "mamma" - che ha un'origine evidentemente onomatopeica.

    Il rispetto per i gay, come per qualsiasi minoranza, non s'insegna appiattendo o, peggio, cancellando le differenze. Ma anzi valorizzandole, chi davvero ama la famiglia (mamma, papà, bambini) è amico degli omosessuali e non li teme. Un mondo di soli uguali sarebbe una tristezza infinita, e destinato alla morte. Uno non è migliore degli altri perché gay. E' migliore se SI DIMOSTRA più intelligente, sensibile, altruista, solidale, ecc. Indipendentemente dall'orientamento sessuale. Ma è vero anche il contrario. Se l'omosessualità non è un difetto, non è nemmeno un pregio: è solo un dato, e sta poi alla persona integrarla nel suo vissuto in modo da farla diventare un elemento dinamico e arricchente. Se ci riesce. In caso contrario, no.

    Senza contare che simili provvedimenti, all'apparenza liberali e tolleranti, non farebbero altro che fomentare l'omofobia dei razzisti e non corrispondono alle reali esigenze della stragrande maggioranza degli omosessuali, desiderosa solo di vivere in pace, e rispettata.

    Tutto quanto, ripeto, se le cose stessero così. Ma prova a leggerti questo intervento, molto preciso, puntuale e documentato, redatto da una persona che, forse a differenza dei nostri pennivendoli, l'inglese lo conosce e non parla per sentito dire, e ti renderai conto che la vicenda è un po' diversa da come è stata presentata:

    http://cadavrexquis.typepad.com/cadavrexquis/2008/02/cari-mamma-e-pa.html

    Nel mio blog parlavo di pregiudizi. Beh, non sbagliavo... :)

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  2. Daniela, l'articolo originale del Daily Mail l'avevo letto, e ora che mi hai segnalato il post del tuo amico l'ho riletto con maggiore attenzione.
    Riconosco che non è strillato come quello del Corriere ed è più dettagliato, ma permettimi ciò nonostante di non essere d'accordo col provvedimento.

    A scanso di equivoci, io detesto tanto le discriminazioni quanto gli stereotipi. Per quello che riguarda le prime, si possono combattere in sede governativa, promulgando leggi che garantiscano pari diritti a tutti; tali leggi possono influenzare in positivo la forma mentis del cittadino medio - perché (sebbene lui si riferisse a tutt'altro) su una cosa il card. Ruini ha ragione: le leggi creano costume e mentalità.

    Io concedo la buona fede a Ed Balls, ma concordo con chi, nei commenti, ha parlato di «politically correct claptrap» (letteralmente "trappola per applausi" : nato nell'ambiente teatrale, sta a indicare una frase, un'azione... volta a catturare facili consensi). Tra l'altro, sarà vero che il Daily Mail ha tendenze conservatrici, ma che su 92 commenti quelli favorevoli alle "linee guida" si contino sulle dita di una mano - mentre abbondano gli "a quando l'omosessualità obbligatoria?" ; "meno male che i miei figli hanno finito da tempo la scuola" - significa qualcosa. O sono tutti "uomosessuali alla riscossa" ?

    Queste linee guida rientrano in ciò che il prof. Luca Ricolfi, nel suo saggio Perché siamo antipatici?, definisce paura delle parole. Che maschera una paura della realtà.
    Per favore Daniela, non mettere pure me tra gli "uomosessuali" , ma è un fatto di natura che una coppia gay non può procreare. Quindi, paradossalmente, la parola genitori - che deriva da geno (io do la vita), così come da pario (io partorisco) viene l'inglese parents, che oltre Manica non è usato nell'accezione estesa che usiamo noi - è ancora meno indicata di mamma e papà, che, come tu stessa hai scritto, sono termini onomatopeici.

    L'educazione alla diversità e al rispetto di tutti deve compiersi in famiglia e a scuola. Ma deve compiersi facendo conoscere: conoscere più gente possibile, confrontarsi il più possibile; non tentando di sradicare gli stereotipi vietando (o anche solo sconsigliando) certe parole. Anche perché è tutto da dimostrare che dire mamma e papà conduca al «bullying of those who do not conform to fixed ideas about gender.»

    E - anche questa è una tua ammissione - manovre come questa rischiano di sortire l'effetto opposto. Pensa alla parola handicappato: è diventata un insulto proprio quando è stata forzatamente sostituita da disabile - e, successivamente, dal demenziale diversamente abile.

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  3. Sono un'insegnante di lettere, Marco, pertanto ritengo di avere una certa sensibilità sia verso l'etimologia, sia per l'utilizzo delle parole. Ancor di più, sulla paura delle stesse. A scuola, non mi perito di ricorrere, ogni tanto, a termini anche crudi; del resto, sono in buona compagnia. Dante scriveva "merda" e a "puttana", perché non dovrei farlo io? Certo non per una provocazione gratuita, ma per evitare falsi moralismi.

    Ciò premesso, mi pare tu metta sullo stesso piano argomenti diversi. Conosco l'origine della parola "genitore". Nel mio post, tuttavia, non ho parlato di adozioni da parte degli omosessuali, né ho scritto debbano o no procreare (nondimeno, se vogliono, lo fanno già... conosco diverse persone gay o lesbiche con figli, nati da precedenti matrimoni eterosessuali). Io mi sono limitata alla vicenda-Balls e ho ritenuto opportuna una precisazione; ma non mi sembra proprio di essere stata "politically correct" o di aver avanzato idee tanto diverse dalle tue. Tanto è vero che tu stesso me lo fai notare, al termine del tuo intervento. Però - e correggimi se sbaglio - è come se volessi dimostrare che mi sono contraddetta, mentre io credo di aver mantenuto una certa coerenza. Tu parli di educazione alla diversità (a proposito, così s'intitolava un mio progetto didattico di due anni fa) attraverso la conoscenza di culture e sensibilità differenti ecc.: e non è esattamente quanto affermavo io? Di più: "Un mondo di soli uguali sarebbe una tristezza infinita, e destinato alla morte". Queste le mie precise parole. Se ti paiono timide o "paurose", a te giudicarlo. Non pretendo certo di destreggiarmi come lui con "la piuma e la tastiera" ma, se Ricolfi mi leggesse, non potrebbe tacciarmi di questa sindrome (pure esistente, benché io non consideri a livello di eccellenza un panzerclericale come Cossiga. Figurarsi! Lo vedi, ci vado giù duro. Per me un fascista è un fascista, non uno di centrodestra e via maramaldeggiando).

    E poi... tu stesso sei rimasto scosso da quell'"uomosessuali", di cui mi sono appropriata al punto da inserirlo addirittura in un titolo. Ma che ovviamente non poteva essere riferito a persone come te, l'avevo già precisato, non costringermi a ripetermi... ;)

    Ciò nondimeno, col tempo ho imparato a non denigrare più così alteramente 'sti poveri eufemismi. E' vero, ad abusarne si corre il rischio del ridicolo o - nel caso di Balls - del grottesco. Possono essere la spia d'un pensiero e di una morale "deboli" (e spero tu non mi fraintenda). Ma il linguaggio muta con l'evoluzione (o involuzione) della società. So bene che p. es. "negro" non era originariamente un insulto, e come niger, nigra, nigrum designava un semplice colore - anzi, la sua assenza. Sta di fatto che per una serie di ragioni - storiche, sociali, politiche... - si è caricato di valenze talmente negative, che sfido chiunque a ricorrervi senza passare per razzista. Giusto? Sbagliato? Non importa, so che è così e bisogna tenerne conto.

    Ma potremmo non scomodare quelle che sono diventate, a tutti gli effetti, le "male parole". E visto che trattiamo di gay, mi rifaccio al comportamento che il Catechismo cattolico (del '92) raccomanda di tenere con loro: "Vanno trattati con rispetto, compassione e delicatezza". All'epoca, il termine venne molto criticato. Eppure in sé è bello, come certo sai significa "patire-con", con-dividere, immedesimarsi con l'altro, essere in comunione con lui e via discorrendo. Ma sai pure che adesso viene piuttosto recepito (e usato) - e proprio dal caro, buon senso comune che Ricolfi, con un tipico vezzo intellettualistico di cui non è forse del tutto consapevole, vagheggia e insegue come linguistica chimera - a mo' d' insopportabile pietismo, dolciastra "tolleranza" che il sedicente "superiore" concede magnanimo (?) allo "sfigato". Se non qualcosa di peggiore; al punto che quando i miei alunni - e non solo loro - indirizzano a un compagno un "Ti compatisco" è perché... si trattengono; vogliono essere, cioè, eufemistici; ma il destinatario ne intende benissimo il significato: vale a dire, "ti disprezzo".

    Oggi al verbo "compatire" associamo queste categorie e non per nulla don Andrea Gallo, un prete che proprio non le manda a dire, così commentò il testo della Cei: "Sarebbe stato sufficiente usare 'tenerezza' e nessuno avrebbe avanzato obiezioni".

    Vogliamo ridonare ai desueti vocaboli il loro senso originario? Operazione affatto lecita, persino appassionante, purché naturalmente si tenga conto di tutte le variabili cui ho accennato finora. D'altronde, chi non ha paura delle parole non teme nemmeno le figure retoriche; quindi, neppure i famigerati eufemismi. Questi ultimi, sai, mi ricordano un po' la democrazia. Ne costituiscono, in una certa misura, il simbolo. Oggi taluni lamentano la perdita di valori forti, di un potere forte, magari viriloide, uomosessuale (dài scherzo... e comunque, quando i maschietti insistono un po' troppo col celodurismo, significa che, sotto sotto, hanno tanta paura... un po' da femminucce, ecco). Già, la democrazia è elastica. Proprio come gli eufemismi, può diventare caricaturale, livellatrice, omologante, torpida. "Non mi piacque il vil mio secol mai", declamava Alfieri. Gli è che, prima del vil secolo, c'era l'Ancien Régime, che propugnava, esso sì, valori forti; pure troppo. Dietro i regimi, i vocabolari, i costumi e le usanze, esistono uomini (e donne...) in carne ed ossa; sta a loro infonder vita e senso alle espressioni (verbali o altro), e non viceversa. Solo in questo modo sapranno distinguere la tenerezza di cui sopra dall'ipocrisia, la franchezza dall'ingiuria, la semplicità dal luogo comune. E parleranno come gli va. In virtù di quanto esposto, insomma, io non ho difficoltà a confidare al mio migliore amico gay che non sopporto le isterie di certe checche; ma sono ben contenta che oggi nessuno - se non Calderoli, Mussolini e gli epigoni di Ratzinger - lo chiami più depravato, sodomita, pederasta o - più "scientificamente" - invertito; sarò demenziale, ma preferisco diversamente abile a mongoloide; mi sembra un segno di minima umanità definire "naturali" quelli che, fino a poco tempo fa, erano additati come figli illegittimi (o, peggio, della colpa); e vado fiera del fatto che una convivente non sia più una pubblica concubina (il resto della litania contro le mie congeneri te la risparmio, sarebbe sterminata...). Al tempo stesso gioisco per l'abolizione d'un eufemismo cui i vecchi uomosessuali, quelli cui piacciono tanto i feti, si appellavano assai spesso: "donna in stato interessante" (!!!???), per evitare l'aggettivo tremendo e magnifico che troppo turbava la loro torbida, occhiuta, bugiarda pudibonderia: incinta.

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  4. ciao Marco! grande post! eheheh

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  5. Ma perchè si finisce sempre per esagerare, o da una parte o dall'altra?

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