domenica 11 settembre 2022

Io non mi pento

Teresa De Sio è uno di quei personaggi della musica italiana di cui conosco praticamente solo il nome: come di Claudio Villa, Oscar Carboni o Carla Boni. O no: in realtà c'è una sua canzone che conosco, ed è quella che dà il titolo a questo post.

Riaprendo la casa dove ho vissuto per tanti anni, e poi rimasta disabitata per altrettanti (v. post precedente), di sicuro trovo i dischi ascoltati e riascoltati. E, scorrendoli, perdo il conto degli oh mamma! davvero sono stato capace di comprare questa roba?

Certo che ne sono stato capace. E non so mentire: me li ricordavo tutti, quei dischi, uno per uno.

Ma, come dice la canzone sopra citata, non è giusto pentirsi di ciò che si è amato. Può darsi che quel gruppo adesso sia inascoltabile ma, molti anni fa, fosse davvero valido: un esempio a caso, i Coldplay. Oppure era fuffa fin dall'inizio ma, all'età che avevo, non me ne rendevo conto (e con me un mucchio di gente): che so, gli Europe. Magari era ciò di cui avevo esattamente bisogno a quell'età.

La cosa non vale solo per i gruppi musicali. Vale anche per gli scrittori; in particolare per i giornalisti; parlando di me, nella fattispecie, per Beppe Severgnini.

Lo trovo più simile agli Europe che ai Coldplay: fuffa fin dall'inizio. Eppure l'ho amato. Ne avevo una stima quasi incondizionata, e lo scrivevo anche qui. Ogni giorno seguivo la sua rubrica sul sito del Corriere della Sera dove pubblica, a volte rispondendo, messaggi dei lettori e mi è capitato, qui, di commentare qualcosa. Lo trovavo giustamente moderato - molti lettori di sinistra gli davano del berlusconiano - e ironico. Piaceva a mio padre, insegnante di inglese e affezionatissimo lettore del Corriere, in quanto conoscitore della lingua inglese e del mondo anglosassone; così avevo cominciato a leggerlo e a seguirlo. Andai pure ad ascoltarlo, due volte: a Milano, quando condusse la presentazione di Lunar Park di Bret Easton Ellis - e quando uno spettatore si rivolse allo scrittore californiano dicendogli "io sono gay, e la amo! Anche lei è gay e mi ama?" - e a Padova, quando presentò il suo L'italiano, lezioni semiserie.

Oggi, mi basta vedere la sua faccia in televisione per cambiare canale in tempo zero. Lo trovo l'esempio perfetto della banderuola furba: la persona che ha sempre le parole giuste per piacere ai benpensanti. A coloro che non mettono mai il naso fuori di casa, e fondano la loro opinione sulla narrazione dei mass media. La sua faccia quando, nel Regno Unito, fu chiara la vittoria del leave al referendum sulla Brexit è qualcosa di indescrivibile. Lui era sicuro che avrebbe vinto il remain: ormai gli inglesi sono cosmopoliti, se sono disoccupati a Exeter non vedono l'ora di andare liberamente a Bonn e fare i disoccupati a Bonn.¹ E invece...

Il motivo, per questo cambio di opinione su Beppe Severgnini? Ce n'è più di uno. Ne cito due, giusto per brevità: l'appoggio, nel 2013, alla decisione del Politecnico di Milano di erogare i corsi di laurea magistrale e di dottorato solo in lingua inglese - stiamo scherzando? un cittadino italiano che non ha il diritto di frequentare, in un'istituzione dello Stato italiano, un corso nella lingua ufficiale dello Stato italiano? - e l'appoggio alla buona scuola di Renzi. A Otto e mezzo pare abbia detto: la buona scuola può non piacere, ma Renzi ci ha provato. Provato a fare cosa, di grazia? I più triti luoghi comuni sugli insegnanti, ha avallato: ecco perché il gradimento di coloro che non mettono mai il naso fuori di casa.

Mentre scrivevo questo post, pensavo: ma se l'ho amato, come mi comporterei con Beppe se me lo trovassi di fronte in questo momento? Cosa vincerebbe, tra la stima del passato - ereditata da mio padre, probabilmente - e la disistima del presente?

Probabilmente, lo guarderei come guarderei Joey Tempest degli Europe: ok, mi hai fatto divertire un po', ma il rock è altra cosa.

¹ Lo so, è una citazione da Beppe Grillo: il Beppomonimo, come lo chiamava lui. Che criticava, quando era di moda portarlo in palma di mano. L'ho fatto apposta!

7 commenti:

  1. Io trovo Servegnini una penna piacevole, anche se negli anni l'ho visto, come dire, appesantirsi.
    Mi hai fatto venire in mente quando da ragazza adoravo Baglioni e ora quasi mi infastidisce ascoltarlo.

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  2. Sui Coldplay non mi trovi d'accordo.. anzi, evolvono anche, piacendo sempre meno a quelli dalle orecchie dal facile ascolto, come paradossalmente accaduto ai Duran Duran, passati da idoli delle ragazzine sceme a cultori di musica di livello.. per i giornalisti il ventaglio comportamentale varia spesso a seconda dell'aria che tira.. difficile che non siano influenzabili..

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    1. Evidentemente ho delle orecchie dal facile ascolto, ma mi va benissimo così :-D

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  3. Anch'io ho ascoltato anche tanta roba che insomma penso ad es a you spin round dei dead or alive ma in realtà mi divertivo con quei brani poi ascoltavo già Bowie e Led Zeppelin e De Andre ed Inti Illimani ecc... Ho capito il tuo ragionamento ovviamente, il punto è che a quel tempo forse la realtà era meno drammatica e meno palese rispetto ad oggi e quindi si stava meglio e si pensava che un Severgnini fosse un giornalista o forse lo era ma poi.... Penso a Formigli: i primi anni di Piazzapulita mi piaceva poi ha scelto di non essere più indipendente, ed il suo comportamento durante la pandemia lo ha ampiamente provato.

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    1. PS bellissimo il brano della De Sio che non conoscevo. Ti consiglio sempre della De Sio "Pianoforte e voce" se già non lo conosci.

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    2. Non saprei se allora la realtà fosse meno drammatica: la politica non ci faceva vivere in uno stato di emergenza perenne, questo è vero; ma i problemi non mancavano neanche allora. Non so come si sia comportato Formigli durante la pandemia perché già da anni mi puzzava di pennivendolo: prevenire è meglio che curare :-D

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