domenica 14 giugno 2009

Autorevoli commenti

Mi immagino la redazione di un quotidiano, nazionale o locale, quando esce una notizia, almeno in apparenza, di grande impatto, e serve - ma chi l'ha detto, poi, che serve? - un commento autorevole. Forse la scelta non è più nemmeno operata da un essere umano: un software pesca nel database - nel quale, ovviamente, Piergiorgio Odifreddi e Margherita Hack sono classificati come teologi - e telefona, di conseguenza, all'esperto selezionato.

Ieri, sulla Stampa, in occasione della riforma dei licei, presentata dal ministro Gelmini e approvata in prima lettura dal Consiglio dei ministri, è stata la volta di Antonio Scurati.

Lo scrittore napoletano, in merito alla proposta di un insegnamento interamente in lingua straniera, esordisce citando Franco Battiato: il giorno della fine non ti servirà l'inglese. L'autore del Re del mondo - la canzone da cui questi versi sono tratti - ha ragione: messi al cospetto delle cose ultime, o delle cose prime, non ci soccorre la lingua degli affari [...] semmai, ci potrebbe esser d'aiuto la lingua atavica dei padri. O, forse, la lingua arcana di antichi saperi perduti.
Dunque: io non so se Scurati sia credente o no. Se lo è, saprà che, al cospetto di Dio, nessuna lingua conta più di un'altra, avendole Dio create tutte - e meno male che i discendenti di Noè, nel paese di Sennaar, tentarono di costruire la torre la cui cima toccasse il cielo, se no io avrei una passione in meno - e che, in ogni caso, ben altre saranno le cose che conteranno.
Ma non serve essere credenti per essere consci che, prima o poi, la vita abbandona il nostro corpo, e con lei tutto il nostro sapere. Quindi, Scurati, lei può anche aver parlato in dialetto per tutta la vita.

Non userò Shakespeare, Wordsworth o Dickens per contestare l'accostamento - che offende chiunque abbia studiato, con un minimo di passione, la lingua - tra inglese e affari. E nemmeno Il Signore degli Anelli, Harry Potter o Lost in lingua originale. Già ai tempi delle tre I (ve le ricordate? inglese, internet, impresa) questo accostamento era stato fatto: non metto in dubbio il velleitarismo del disegno di legge, ma quanto scommettete che, se a proporre un intero insegnamento in lingua straniera fosse stato un governo di sinistra, sarebbe partito il coro di elogi alla volontà di esplorare nuove culture, per un reciproco arricchimento?

E poi, Salvatore Accardo. Il violinista torinese è stupito come da un fulmine a ciel sereno dall'istituzione del liceo musicale e coreutico. Anzi, allo stupore si aggiunge la preoccupazione: non si può proprio immaginare di iniziare lo studio del violino a quattordici-quindici anni. Ma è così anche per il pianoforte [...]: cominciare da adolescenti è tardi, come sa chiunque abbia almeno un po' praticato la musica.

Avanti, Accardo, di cosa ha paura? Che le freghino il posto? Che qualcuno che da bambino non è stato iscritto dai genitori ad un corso scopra un po' più tardi la gioia di fare musica? Non lo sa che l'uomo ha sempre bisogno di nuovi stimoli per non garantire soltanto le proprie funzioni primarie? In verità, in verità le dico: ci sarà più gioia in terra (e forse anche in Cielo, chissà) per un adulto che impara a suonare che per novantanove virtuosi che non hanno bisogno di perfezionamento.

Canzone del giorno: The Killers - All The Pretty Faces.

2 commenti:

  1. Non capisco perchè Accardo sia stupito dall'istituzione del liceo musicale e coreutico. A me personalmente piace. Può formare i ragazzi già ad una età più 'tenera', prima di andare successivamente al conservatorio (chi ci andrà ovviamente). E poi la musica non ha età. Anzi, meglio iniziare prima, in adolescenza.

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  2. Ho letto anch'io le notizie in proposito e sono davvero perplessa.

    Un abbraccio e buona giornata!

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