lunedì 17 luglio 2006

Stereotipi in full-color

Quando avevo letto che il Sole-24 Ore sarebbe diventato full-color, mi era venuto un tuffo al cuore. Il mio giornale della domenica - non ho mai capito granché di economia, ma l'inserto culturale è sempre interessante - non avrebbe più avuto la mitica carta ocra-arancio? Aaaahhh, voleva solo dire che in tutte le pagine le foto sarebbero state stampate a colori così come qualche titolo e gli spazi pubblicitari. Cessato pericolo.

Ieri dunque compro il Sole-24 Ore e relativo inserto, ma prima che quest'ultimo mi colpisce un commento intitolato La trappola dell'identità unica del premio Nobel per l'economia Amartya Sen. In estrema sintesi, l'ex rettore del Trinity College afferma che ogni persona si sente appartenente a svariati gruppi: per nazionalità, etnia, militanza politica, religione, interessi culturali e così via; per cui è sbagliato, nonché foriero di violenze, ridurre queste differenze basandosi solamente sulla religione o sulla civiltà.

Ma non è l'articolo in sé che voglio commentare - e con il quale, di fatto, concordo - bensì con l'esempio portato dall'autore, secondo il quale una persona può essere contemporaneamente di cittadinanza americana, di origine caraibica, con ascendenze africane, cristiana, progressista, donna, vegetariana, maratoneta, storica, insegnante, romanziera, femminista, eterosessuale, sostenitrice dei diritti dei gay e delle lesbiche, amante del teatro, militante ambientalista, appassionata di tennis, musicista jazz e profondamente convinta che esistano esseri intelligenti nello spazio con cui dobbiamo cercare di comunicare al più presto (preferibilmente in inglese).
Perché è meraviglioso, questo esempio. Difficile, davvero difficile, concentrare tanti stereotipi in pochi centimetri quadrati di una pagina di giornale. Vediamoli:
  • di cittadinanza americana, di origine caraibica, con ascendenze africane: si potrebbero cambiare nazioni e luoghi, ma l'importante è essere cosmopoliti;
  • cristiana: notare che non è scritto cattolica, perché lei è una di quelli che credono nel Dio vero, non in Ruini e Nazinger - che sarà il più simpatico dei suoi soprannomi per Benedetto XVI;
  • progressista;
  • donna: per la precisione, come Massimo Alfredo Giuseppe Maria;
  • vegetariana: perché, si sa, è una crudeltà nutrirsi di carne di animali - mentre uccidere bambini nell'utero materno è una conquista di civiltà;
  • maratoneta: mens sana in corpore sano;
  • storica, insegnante, romanziera: cultura a go-go;
  • femminista: perché senza le quote rosa le donne sarebbero ancora a fare le lavandaie;
  • eterosessuale, sostenitrice dei diritti dei gay e delle lesbiche: meglio non sporcarsi le mani;
  • amante del teatro: il cinema è tutto commerciale;
  • militante ambientalista: not in my backyard;
  • appassionata di tennis: il calcio è per i plebei;
  • musicista jazz: il rock è solo rumore;
  • profondamente convinta che... : ma allora confessa che ascolti anche i Bluvertigo!
E la scienza? Per carità, gli scienziati servono solo per essere portati in palma di mano quando trovano come impiantare embrioni e per essere accusati di essere al servizio di mafie quando sviluppano un nuovo tipo di reattore nucleare. Il tutto senza sapere nemmeno cos'è un momento angolare, of course.
È proprio sicuro Amartya Sen che ci sia una così varia pluralità di identità? Io la sua ipotetica donna la identificherei con una sola parolina (composta) facile facile: radical-chic.

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