lunedì 24 luglio 2006

Champs-Elysées

Alla fine colui cui auguravo di più la vittoria è pure finito fuori dal podio!
Ma era abbastanza prevedibile: Carlos Sastre è tutto tranne che un aficionado delle prove contro il tempo, e sentire sul collo il fiato di uno che con le medesime va a nozze non deve averlo rasserenato.
Ne è stato, al contrario, ben caricato Damiano Cunego, che è riuscito perfino a guadagnare sullo specialista Markus Fothen (già campione del mondo juniores della disciplina) e a conquistare definitivamente la maglia bianca dei giovani.
Ma più della maglia (con annesso premio) credo che ci fosse la prospettiva di salire sul palco degli Champs-Elysées, con sullo sfondo l'Arc de Triomphe, e di fronte a centinaia di milioni di telespettatori di ogni angolo del globo. Lo stesso palco su cui qualche anno fa era salito, con la stessa maglia, Ivan Basso.

Nella festa parigina, è di nuovo Star-Spangled Banner a risuonare. L'ottava volta consecutiva, l'undicesima in assoluto. Chissà se Floyd Landis sarà ricordato come merita, per l'eroica impresa di Morzine, oppure - probabile - come l'ex gregario di Lance Armstrong, ha sputato nel piatto in cui aveva mangiato e che ha potuto vincere solo per gentile concessione del texano, che se fosse stato ancora in gara l'avrebbe fatto a pezzi. Nessuno può dire come sarebbe andata con Lance in gruppo, ma ho già detto cosa penso dei Tour dal 1999 (o almeno dal 2000) al 2005.
È certo invece che Andreas Klöden e tutta la T-Mobile si morderanno le dita per diversi giorni.

Non sono scaramantico, e spero l'anno prossimo di esserci anch'io ad applaudire gli eroi della Grande Boucle - i forzati della strada, come li chiamava il giornalista Albert Londres ai tempi di Ottavio Bottecchia. Oltretutto, oggi le premiazioni nemmeno le ho viste: esame fra pochi giorni. E voi sapete che per me è un enorme sacrificio (perdermi le premiazioni, non l'esame, neh!), vero?

Canzone del giorno: Belle & Sebastian - Sleep The Clock Around.

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