venerdì 18 gennaio 2013

La quercia del Tasso, ovvero l'ottica ondulatoria


Capitava, nella seconda metà degli anni '80, che anche i non insonni potessero sentir leggere in televisione brani di famosi scrittori.
Capitava, in un appartamento bicamere di una cittadina della provincia di Treviso, che quella trasmissione si guardasse ogni sera.
Capitò, una sera, che il brano di turno cominciasse così:
Quell’antico tronco d’albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand’essa era frondosa.
Anche a quei tempi la chiamavano così.
Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.
Meno noto è che, poco lungi da essa, c’era, ai tempi del grande e infelice poeta, un’altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi.
Capitava, nel summenzionato appartamento, che il libro da cui questo brano è tratto fosse presente, e che il più giovane degli inquilini fosse un bambino molto curioso.

Otto anni più tardi quel bambino, divenuto ormai ragazzo, si trovò, con una ventina di suoi coetanei, in una grossa stanza di un palazzo della sua cittadina natale ad ascoltare la Gerusalemme liberata del Tasso della quercia, letta da un alto signore, poco più giovane di suo padre.
L'alto signore, una mattina, citò alcune righe di quel racconto che il ragazzo aveva sentito in televisione: riconosciutolo, costui proseguì nel raccontarne la trama.
"Lo conosci?" gli chiese l'alto signore.
"Sì," rispose il ragazzo, "ne avevo sentito l'inizio in televisione quando andavo alle elementari e poi ho letto il resto."
"L'hai letto?" insistette l'alto signore.
"Sì..."

Ieri pomeriggio il ragazzo - che forse è un po' azzardato chiamare ancora ragazzo - si trovava al museo di storia della Fisica dell'Università di Padova.
La direttrice, illustrando il museo a lui e ad altri cinque ragazzi che si apprestano a condurvi le visite guidate per le scuole, giunti di fronte agli strumenti per studiare i fenomeni di interferenza e diffrazione della luce, disse che quella parte si poteva anche saltare.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, e timidamente replicò: "ma noi, nell'anno scolastico millenovecentonovantacinque/novantasei, l'ottica ondulatoria l'avevamo studiata..."
"Ma dove hai studiato?" gli domandò la stupefatta direttrice.

Il 1995/96 è lo stesso anno in cui, nella sua classe, si era parlato della Quercia del Tasso.
Il ragazzo, dinanzi all'insistenza del suo insegnante di italiano, aveva avuto la sensazione di non essere creduto. Credeva che Achille Campanile fosse famoso; e l'insegnante, tra l'altro, ogni tanto leggeva in classe una Tragedia in due battute.
Sarebbero servite due persone per convincerlo di quanto fosse sorprendente che un sedicenne, all'epoca di Beverly Hills e degli Oasis, conoscesse un racconto umoristico pubblicato quando i suoi genitori andavano all'università.

Uscendo dal museo, ieri pomeriggio, una sua prossima collega domandò al ragazzo: "tu sei un veterano qui, vero?"
"Veramente è la prima volta che vengo..." le rispose lui.

Si sentì, ancora una volta, estremamente fortunato.

Canzone del giorno: The Smiths - Please, Please, Please, Let Me Get What I Want.

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