venerdì 20 luglio 2012

Sentirsi giudicato

Dal 2003 al 2007 sono stato volontario nell'A.I.T.Sa.M. (Associazione Italiana Tutela Salute Mentale), e non so ancora se considerarlo il più grosso errore o la più grossa occasione mancata - non parlando di lavoro - della mia vita.

Giusto per intenderci, l'organizzazione era un po' strana. Noi volontari non dovevamo autodefinirci volontari - anche se giuridicamente lo eravamo - né eravamo operatori. Ci autodefinivamo animatori, come al Grest, mentre coloro che frequentavano il gruppo erano gli animati.

Ci incontravamo ogni sabato pomeriggio e, nelle intenzioni, il nostro gruppo era un gruppo amicale. Ci presentavamo cioè come amici dei ragazzi; i ragazzi sapevano di poter contare su di noi, però ad esempio non potevamo scambiarci i numeri di telefono né uscire autonomamente.

I gruppetti erano banditi, nonostante fossimo più di 20. Non credo serva una laurea in psicologia per osservare che, quando i rapporti sono particolarmente stretti, un gruppo così numeroso tenda naturalmente a frazionarsi, in base a personalità, interessi comuni e via discorrendo.
Eppure, il gruppo deve restare unito era l'assioma della Capa, e anche i laureati in psicologia tacevano.

Conseguenza di tale assioma era la necessità di parlare di argomenti che coinvolgessero tutti.
Problema: io non ne conoscevo.

Mi spiego meglio. Non potevo parlare di un libro che avevo letto - che magari era semplicemente Harry Potter, o un Ken Follett - perché non tutti l'avevano letto. Non potevo parlare di un film che avevo visto, perché non tutti l'avevano visto. Fui accusato di parlare difficile per aver nominato In & Out: forse perché il titolo era in inglese. Non potevo nemmeno pronunciare correttamente una parola straniera: dovevo usare la pronuncia sbagliata che conosceva la maggioranza, altrimenti ero snob.

E quali erano gli argomenti che coinvolgevano tutti? Eventi e personaggi del paese - ma io non vivevo in paese. Canzoni, programmi televisivi e film nazionalpopolari - che non seguo. E per questo ero snob.

Ero snob perché non condividevo l'entusiasmo per il nuovo disco di Vasco Rossi. Ero snob perché, una volta che provammo a far fare un cruciverba ai ragazzi, nessuno sapeva dare le risposte e io, dopo un minuto di sguardi persi nel vuoto, le davo perché altrimenti non si andava più avanti. Ero snob perché, una volta, osservai che in una frase c'era un ossimoro, e un'altra volta feci una chiosa.

Ok, forse queste potevo risparmiarmele, ma non è colpa mia. Nella mia famiglia si sono sempre usate, e non posso badare ad ogni parola durante una conversazione. In ogni caso, basta chiedere, anziché bacchettarmi per uno snobismo che non c'è.

Quando mi sento giudicato, tiro fuori il peggio di me. E so essere la persona più insopportabile del mondo, in tali circostanze.

Ancora mi domando se avrei potuto comportarmi diversamente. Mi rispondo di no, perché non so mentire. Se mi mostrassi entusiasta per il nuovo disco di Vasco Rossi, chiunque capirebbe che non voglio deluderlo. E allora preferisco la sincerità, confidando nel buon senso.

Non mi ritengo più intelligente né più bravo degli altri, anzi. Fra le tante cose, non so disegnare, non so giocare ad alcuno sport di squadra, sono imbranato in qualsiasi lavoro manuale. Mi ritengo curioso, questo sì. Quando ero appassionato di musica classica, andavo sempre alla ricerca di autori o opere minori, perché erano meno conosciute, meno facilmente accessibili e quindi, ai miei occhi, più desiderabili.
E ho la fortuna di avere tanta memoria: questa, probabilmente, è stata la mia benedizione, scolasticamente parlando. Tuttavia, credo che chiunque possa migliorare la sua.

I miei amici ogni tanto mi prendono in giro: Marco sa tutto. E so che con loro non devo sentirmi giudicato e che un'amicizia non può basarsi sulla finzione.

Sono passati cinque anni da quando ho lasciato il gruppo di volontariato, dopo un litigio memorabile con la capa e con gli altri animatori.
I ragazzi - gli animati - sono sempre felici di vedermi. L'unico periodo davvero felice, di quei quattro anni, fu il primo, quando non sapevo chi fosse animato e chi animatore.

In un gruppo numeroso credo che la diversità sia non solo inevitabile, ma una ricchezza. Costringere tutti a fare le stesse cose uccide la creatività e la possibilità di esprimersi.

Ma vedendo i nuovi animatori, mi domando se, in quei quattro anni, non abbia messo abbastanza cuore.

Canzone del giorno: The xx - Angels.

5 commenti:

  1. Ciao Marco,
    io quando mi sento giudicata, mi chiudo un po' a riccio. Non mi piace essere tra i pensieri della gente.

    In ogni caso, credo che avere un amico "che sa tutto" sia solo una fonte di ricchezza. Il sapere tutto non è una cosa negativa, è una cosa da sfruttare nel modo giusto. Sapere tutto senza fare sentire chi non sa niente un ignorante.

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  2. Se posso dare un consiglio (non mi sento di darli molto spesso) se hai ancora l'impulso ad impegnarti nel volontariato fallo amcora ma dopo na attenta scelta. Lo dico per due motivi 1) perché se scegli una cosa non nelle tue corde non ce la farai 2)perché non devi scegliere chi ti sembra più bisognoso di aiuto cercando di fare una scala dal più bisognoso al meno, ma scegliere di pancia la cosa che ti senti meglio addosso.
    Credo che la tua esperienza negativa sia stata causata dal gruppo di lavoro che, mi sembra di aver capito, non aveva proprio una gran voglia di integrarti, tendevano a voler sembrare bravi svergognando te. Cosa assurda soprattutto se si pensa che avere una buona cultura non è certo cosa da deridere, anzi!
    Secondo me dovresti provare con qualcosa di più pratico, in cui magari ci sia meno da parlare, fare cose insieme crea legami più semplici. Io ho spesso il tuo stesso problema, ma ho visto che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e ce la metto tutta nessuno ha da ridire!

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    1. Ciao :-) guarda, per quanto male ci sia stato, non credo che gli animatori volessero sembrare bravi svergognando me: la capa fondamentalmente è buona, però è molto accentratrice e poteva contare su 3-4 animatori che la pensavano esattamente come lei. Avevo di fronte un muro. E il suo pensiero, a grandi linee, era: dobbiamo volerci bene ed essere uniti... il che mi ricorda inevitabilmente Dolores Umbridge.

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  3. Condivido pienamente la tua riflessione. E' successo anche a me di essere "giudicata" una snob perché magari commentavo in modo più approfondito certi temi o situazioni o perché conoscevo il significato di certi termini e cose simili.
    Io apprezzo le persone che mi trasmettono nuove conoscenze, che mi aprono nuovi orizzonti o che semplicemente mi incuriosiscono o mi stuzzicano mentalmente. Invece, purtroppo, molti si sentono a disagio e si difendono "attaccando".
    Riguardo all'esperienza nel volontariato, mi dispiace non sia stata pienamente positiva come dovrebbe essere. Riprovaci!

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    1. Guarda, ci riproverei anche (in un diverso ambito) ma attualmente proprio non ho tempo. Ciao :-)

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