martedì 15 marzo 2011

Niente applausi

Ispirato da Manhattan di Woody Allen e da Roberto Saviano, tema della puntata di venerdì scorso di Melog 2.0, su Radio 24, erano le cinque cose per cui vale la pena vivere. E Gianluca Nicoletti mise subito in chiaro di non voler sentir parlare di sesso, sorrisi di bambini o altre "banalità parrocchiali" , ovvero le cose dette per strappare applausi facili.

Credo che questa puntata, assieme all'amore moccioso e al moccio amoroso di Moccia e Muccino, me la conserverò per i momenti di sconforto. In particolare, la risposta del conduttore all'ultima ascoltatrice, che tra i suoi motivi elencò le canzoni di Nina Simone: e chi è Nina Simone?

Se le scorse settimane bastava scendere in piazza per reclamare le dimissioni del primo ministro, in questi giorni, è ancora più facile farsi osannare: basta gridare che l'energia nucleare è il male, che la vogliono solo i mafiosi e che basterebbe sfruttare le maree, il vento e il sole.

Ma', se mi chiamassi Roberto Benigni e mi pagassero 250 mila euro per dire queste cose in televisione, facendo seguire il tutto da una stonata interpretazione dell'inno di Mameli, forse ne varrebbe la pena. Tuttavia, io ero colui che alle gare di nuoto, da bambino, non voleva arrivare primo perché gli applausi lo imbarazzavano. Non faccio citazioni dal Piccolo Principe, e Paulo Coelho raggiunge il suo apice nella pronuncia all'olandese - dove oe si legge u. Qualcosa da obiettare?

Canzone del giorno: Dashboard Confessional - Hands Down.

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