giovedì 26 giugno 2008

Io faccio come mi pare

Questo intervento segue da una discussione con Meriggio, che nel suo penultimo post ha rilanciato un editoriale di Paola Mastrocola comparso su La Stampa tre giorni fa.
A differenza degli altri frequentatori del blog, ho trovato tali parole di una banalità disarmante; la scrittrice - non nuova a queste trovate - mescola cose che c'entrano poco o niente per giungere ai più triti luoghi comuni.

La proprietaria del blog mi invita a rileggere l'articolo con meno pregiudizi. È ciò che faccio. E non cambio idea.

L'estate è una stagione strana: gli autobus si dimezzano; gli universitari boccheggiano nelle aule studio o sui gradini esterni; impariamo geografia con il Tour de France e gli altri eventi sportivi; fino a pochi anni fa al cinema uscivano solo horror di serie B; i talk show aggiungono il nome della stagione al titolo; a ora di pranzo torna La signora in giallo. Ma soprattutto non piove ogni due per tre, le cicale friniscono, i temporali sono momenti di tregua dell'afa; c'è voglia di mare, di bagni al largo, di vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni.
Ecco: a tale spinta distensiva, la reazione può essere di due tipi. Chi reagisce nel modo A - la maggioranza - la asseconda; chi reagisce nel modo B non se ne capacita, e non vede l'ora che torni settembre.

Chi di mestiere fa l'opinionista è praticamente costretto a reagire nel modo B: mica può parlare di colline in fiore, neh? c'è pure Berlusconi al governo, non sia mai che esista qualcosa di bello. E non potendo fare l'indignato di fronte alla gazzarra di Porta a porta - molto semplicemente, perché Vespa & C. sono sostituiti (alleluja!) da film e telefilm - ecco che si trasforma in moralizzatore della spiaggia.
L'anno scorso il compito è toccato a Giorgio Bocca (Un'altra estate da cretinismo generale); quest'anno è la volta dell'autrice di Una barca nel bosco. In condizioni normali, un articolo che si intitola L'epoca del "fai come ti pare" l'avrei infilato in tempo zero sotto la voce nihil sub sole novum, ma visto che mi viene chiesto, partiamo.
Mia madre, se mi vedeva la giacca senza un bottone, non mi faceva uscire di casa. Non ti puoi presentare da nessuna parte se ti manca un bottone, mi diceva. Oggi il grande Armani passeggia per Milano e si dice inorridito da come ci vestiamo.
Pat pat per l'inorridito vip. Cara Paola, io sono cresciuto con una zia che la pensa esattamente come tua madre. Non solo andare a comprare il pane, ma pure portare fuori la spazzatura o aprire al letturista dell'Enel è vietato se non si è a posto. E sono ben felice di vivere in una decade dove nessuno mi etichetta se mi salta un bottone e non ho tempo di fare un salto a casa a ricucirlo.
Inoltre, non dimentichiamo che l'età in cui non ci si poteva presentare senza un bottone era anche l'età in cui ti guardavano male se non andavi a Messa. E questo non so se farebbe altrettanto piacere.
Basta andare al mare una domenica. Vediamo uomini a torso nudo che trascinano i piedi dentro zoccoloni di plastica e zampettano al ristorante senza nemmeno pulirsi dalla sabbia; e donne fasciate alla bell’e meglio da tendaggi umidicci e stinti che chiamiamo esoticamente pareo. Prendiamo a pretesto il sole, il caldo, la vacanza; per giustificare tutti gli zoccoli e i pareo che ci pare, usiamo come armi affilate le parole: comodo, informale, pratico. In realtà è che non abbiamo più voglia di impegnarci, di fare fatica, di mettere energia nemmeno a scegliere un vestito elegante con i sandali in pelle. Abbiamo barattato l’eleganza con una pseudo libertà, che invece ci abbrutisce e ci degrada.
Come direbbero i Flaminio Maphia: e sta' tranquilla... rilassate, chica, ché a sta' così tesa fai 'na doppia fatica. (Ancora mia zia: quando vedeva Diego Maradona in televisione, non faceva altro che ripetere: "Ieeeehhh! Col 'recìn!" - in italiano "con l'orecchino!")
Tornando seri: io quando vado in spiaggia così come a un matrimonio mi vesto trovando il giusto compromesso tra il mio modo di essere e il luogo in cui mi trovo; ma soprattutto come io mi sento bene, con me stesso e con le persone che mi stanno intorno. Non certamente come piace ad Armani o Mastrocola. Se non reco danno ad alcuno, Armani, Mastrocola, Bocca e compagnia cantante sono pregati di non rompere.

Un po' di formalità in meno, oltretutto, potrebbe anche essere utile all'ambiente, tanto caro ai moralizzatori: un abbigliamento più leggero implica la possibilità di abbassare l'aria condizionata, e meno aria condizionata implica meno riscaldamento, se non del pianeta, almeno dell'area circostante l'edificio.
[Un tempo] impiegavamo un tempo infinito a cuocere una statua, a pennellare un ritratto, a scrivere un libro: a volte ci mettevamo una vita e non bastava, il libro usciva postumo (ed era una gloria imperitura, ma sarebbe un altro discorso, lasciamo perdere).
Bene, signora Ricolfi: perché allora non persegue tale gloria imperitura anziché sfornare un romanzo ogni due anni? Ops, non ci avevo pensato: dopo la morte, i soldi non hanno poi tutto 'sto valore...
I magistrati non fanno indagini e pedinamenti, ma preferiscono intercettare. I servizi segreti hanno difficoltà a infiltrare i gruppi terroristici, e quindi monitorano le comunicazioni internet e telefoniche.
(omissis verbis, decidentibus brachiis)
Gli studiosi non vanno più in biblioteca, aprono internet e si perdono a navigare nei suoi flutti. E forse nessuno studierà più niente, perché tanto, che differenza fa? Se ti serve qualcosa, peschi in rete e fai la tua bella figura.
Prof, vengo a costituirmi: le ricerche che lei mi dava da fare per casa, quando Internet non c'era, erano copiate pari pari dall'enciclopedia.
Dovremmo smetterla. Dovremmo scrivere un manifesto dell’Antisciatto. Senza tante pretese, con un’unica regola: l’umiltà di fare bene quel poco o tanto che sappiamo fare, con il pensiero però che quel nostro umile fare, almeno un po’, concorrerà a migliorare il mondo.
Certo, certo. Prima, però, ci andiamo tutti e due a comprare un paio di Crocs, ok? Io li voglio arancioni.

Musica del giorno: Antonio Vivaldi - Concerto per liuto, 2 violini e basso continuo (RV 93).

2 commenti:

  1. indubbiamente hai doti da bravo sofista, ma di certo i sandaloni da sala operatoria non li indossi per andare ad una conferenza

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  2. Caro Marco, ho letto l'articolo della Mastrocola e anche il dibattito su Satura.
    La recriminazione per il tutto-con-il-minimo-di-fatica e' un tema ricorrente della Mastrocola e devo dirti che io lo condivido. Tra l'altro ho letto diversi suoi libri che mi sono piaciuti molto. In particolare "La scuola raccontata al mio cane".
    Certo, hai ragione tu quando dici che mescola cose che non c'entrano nulla. L'aspetto trascurato puo' essere letto come esteriorita' dalla sciateria interiore pero' io credo che l'informalita' abbia anche dei lati positivi, tra i quali quelli che hai citato tu.
    In sostanza, passi per gli zoccoli, le infradito e i parei, ma il fatto che oggi come oggi nessuno vuol piu' fare il minimo sforzo, nessuno ama piu' ottenere le cose con fatica e impegno io lo riscontro continuamente. Non so te.

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