domenica 25 aprile 2010

Sindone e mondanità

E così anche io ho contemplato la Sindone.
Non sono uno studioso, perciò non sono qui per discutere se quel lenzuolo veramente abbia avvolto il corpo di Gesù: la fede non dipende da queste cose.

Questo di Torino, lo scorso weekend, è stato il mio primo vero pellegrinaggio che non si esaurisse in una sola giornata - intendendo, con il termine pellegrinaggio, un viaggio totalmente votato alla preghiera: nessun momento di socialità al di fuori dei pasti, nessuna passeggiata di piacere.

Il gruppo con cui sono andato contava poco meno di 70 persone; probabilmente, se mi fossi organizzato da solo o con pochi amici, non avrei mai fatto ciò che ho fatto con loro. Non avrei mai recitato lodi, vespri e rosario nello stesso giorno, e del Duomo avrei dato importanza anche al lato artistico.
Ogni tanto fa bene fermarsi, dimenticare tutto ciò che sta fuori e dedicarsi interamente a Dio. Per un'intera giornata come per cinque minuti ogni giorno. Cosicché guardiamo le cose per ciò che veramente sono, volgendo lo sguardo a Colui che hanno trafitto (Zaccaria 12, 10; Giovanni 19, 37).
Ho cercato, pertanto, di non pensare a come mi sarei gestito io il viaggio, ma a prendere il lato positivo di ogni momento.

A differenza di alcuni dei miei compagni, non piansi davanti alla Sindone. Mi ero sentito lo stomaco sottosopra, il giorno prima, ascoltando la ricostruzione della Passione di Gesù, fatta da un medico in base alle impronte su di essa. Prima di entrare nella Cattedrale, ai pellegrini viene mostrato un video nel quale sono evidenziati i segni della flagellazione, le ferite dei chiodi, la corona di spine... Le didascalie sono in tutte le lingue, e io lessi quelle in inglese o in tedesco, più fredde di quelle nella mia lingua madre.
Tuttavia, non posso dire che mi trovai davanti Gesù, una volta di fronte al lenzuolo. Quello che avevo di fronte, di fatto, era un lenzuolo: Gesù lo si incontra dentro di sé e in qualunque luogo, quando lo si desidera.

Mi sentii un po' colpevole al ritorno, quando guidavo con mio papà a fianco, verso casa, e gli dicevo: ho bisogno di qualcosa di profano. Per certi versi invidio i miei compagni d'avventura, capaci di vivere la fede in modo così totalizzante. Forse sono troppo mondano, ho troppi interessi in cose "secolari" . Vedo loro così sereni, e io invece sono pieno di paranoie...

Non so se parteciperò ad altri pellegrinaggi come questo. Voglio essere presente, magari come volontario, nell'agosto 2011, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid; e voglio anche andare a Taizé, una volta. No, non credo sia una questione di mondanità opposta alla spiritualità: semplicemente, io sono allergico agli eventi organizzati.

Canzone del giorno: Fabrizio de André - Volta la carta.

3 commenti:

  1. La fede...sono sincera...purtroppo io l'ho persa qualche anno fa per motivi veramente molto tristi...Hai ragione quando dici "Quello che avevo di fronte, di fatto, era un lenzuolo: Gesù lo si incontra dentro di sé e in qualunque luogo, quando lo si desidera"...io sono contro ogni manifestazione della propria fede pubblicamente, per me fare del bene al prossimo è l'unica vera fede...vedi le suore di clausura...cavoli, che senso ha la loro vocazione? Dovrebbero uscire per strada e darsi da fare!!

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  2. Sono stata anch'io a Torino in questi giorni a trovare degli amici conosciuti attraverzo il blog. Siamo entrati un attimo in Duomo (dalla parte dove non c'era coda) e l'aria era cosi' pesante che mi sono quasi sentita male. Francamente non capisco questo aspetto un po' feticistico della fede. Come sai, non sono credente ma penso anch'io come te che non e' cosi' che si incontra Dio.

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  3. cmq il pellegrinaggio ha tante facce, bisogna solo trovare quella che più si adatta alla tua personalità!

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