Confesso una cosa: non immaginavo minimamente che il tema fosse religioso, anche dopo che una mia collega mi illustrò il significato della parola greca καιρός: tempo, come opportunità. In realtà, nel Nuovo Testamento, è usata nel senso di tempo di Dio.
Attenzione: di seguito viene rivelata la trama dell'opera.
Dopo la prima canzone, in scena c'è Caio (Andrea Manfrin), che - in un improbabile accento romanesco, fortunatamente abbandonato nelle scene successive - commenta con Lucio (Davide Cecchinato) e Chilone (Alberto Gruden) la loro vita da soldati dell'Impero in Giudea.
Lucio è lo sbruffone del trio, e pare il più frustrato: dopo tante imprese eroiche - di cui non si hanno prove - si ritrova in una terra dove "non succede mai niente" e l'unico divertimento è torturare qualche ebreo.
Come, per l'appunto, Gesù, messo in croce il giorno prima.
Il centurione Longino (Andrea Borile), tuttavia, è turbato: non ha alcuna voglia di scherzare con i soldati, e chiede rispetto per il condannato, di cui ha avuto in sorte la tunica.
Anche il prefetto non è sereno: Gesù lo tormenta nei sogni ("Che cos'è la verità?"), e gli rimbombano le parole che Gesù gli aveva pronunciato, prima che lui decidesse di mandarlo a morte.
Ad accrescere la sua inquietudine contribuisce la moglie Claudia (Roberta Gambali), che lo accusa di aver fatto crocifiggere Gesù per un calcolo politico, affinché l'imperatore Tiberio si sentisse in debito con lui.
All'improvviso giunge da lui Giuseppe di Arimatea (Edoardo Bertin), membro del sinedrio e, in segreto, discepolo di Gesù, a chiedergliene il corpo per darne degna sepoltura.
Vinicio (Andrea Bettin) è un panettiere, di religione pagana, che ha di recente aperto un forno a Gerusalemme; la moglie Tanit (Justine De Simone) - tra i personaggi più riusciti, e meglio interpretati - in un divertente intermezzo, lamenta di non potersi permettere il tenore di vita da lei desiderato.
Vinicio è impressionato dalla conversazione, in particolare quando si fa cenno alla profezia di risurrezione.
È sera. Vinicio torna al suo panificio dove incontra nuovamente Tanit. Né lui né lei sono riusciti a vendere una sola pagnotta - nemmeno quelle a forma di colomba! - ma entrambi sono disorientati dall'atmosfera della città e dai discorsi che hanno sentito.
E anche Pietro, che fino a poco prima non voleva nemmeno essere chiamato con il nome datogli da Gesù, riesce a perdonarsi, e riprenderà la guida della Chiesa.
A domani per le considerazioni!
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