giovedì 16 dicembre 2010

Eco vs. Parodi

Risultato di un pomeriggio a fare pacchetti alla Feltrinelli: il testa a testa è tra Il cimitero di Praga di Umberto Eco e Benvenuti nella mia cucina di Benedetta Parodi.


Considerata la mia catastrofica esperienza con le prime venti pagine della Misteriosa fiamma della regina Loana, sceglierei il secondo. Fra i volumi attualmente in vetrina, ce n'è uno che desidero sotto il mio albero; in attesa di verificare se amici o parenti lo azzeccheranno - meglio: se ricorderanno il mio messaggio su Facebook in cui dicevo esplicitamente qual è! - mi si conceda la soddisfazione di vedere Bruno Vespa fermo ad un sonoro 0.

Canzone del giorno: Ligabue - Ho messo via.

mercoledì 15 dicembre 2010

Tesi di Church-Turing

Tesi di Church-Turing, Versione Theodore Roszak: I calcolatori sono ridicoli. E lo stesso si può dire per la scienza in generale.

Questo punto di vista si afferma in certi ambienti che vedono in tutto ciò che fa pensare ai numeri o alla precisione una sfida ai valori umani. È un vero peccato che in questi ambienti non si apprezzi la profondità, la complessità e la bellezza inerenti all'esplorazione di strutture astratte, quali la mente umana, in cui veramente si entra in stretto contatto con le domande ultime sulla natura dell'uomo.

Mi rendo conto che, da quando l'ho iniziato - poco più di due mesi fa - ho decisamente scassato la minchia a una buona metà delle mie conoscenze con Gödel, Escher, Bach. Il dialogo Djinn & Tonic, dove Achille si perde tra Genìdi e SIGNOR (= SIGNOR Induce Genìdi Nuovi Operando Ricorsivamente, che nell'originale inglese è GOD = GOD Over Djinn), l'ho amato così tanto da raccontarlo, sabato scorso, a una ragazza appena conosciuta; credo sia un miracolo se lei non mi ha mandato a quel paese.

In questo istante sono a pagina 631 (di 804). 631, nella gödelizzazione dell'Aritmetica Tipografica, corrisponde ad un segno di interpunzione, ossia alla separazione tra due formule.

Douglas R. Hofstadter mi fa sentire un po' ignorante, ogni tanto. Non tanto per quanto ne sa di fisica, che è il mio mestiere (a gennaio comincio il dottorato!); più che altro, per quanto ne sa di musica, la cui pratica è per me ancora una lacuna. Ho deciso che, entro il primo semestre del 2011, quando si spera avrò un po' di soldi a disposizione, la colmerò. Per quanto, così come ogni sistema formale abbastanza potente da essere in grado di parlare di sé stesso contiene almeno una proposizione G non dimostrabile né confutabile (primo teorema di incompletezza di Gödel), e pure estendendo il sistema prendendo G come assioma, il sistema che si ottiene è parimenti incompleto, temo che anche noi umani, raggiunta l'autocoscienza, avremo sempre una sensazione di incompletezza. E dopo questa azzardata metafora, la quale fa orrore al mio spirito scientifico, ordino l'immediato blocco di tutti i voli pindarici. Il SIGNOR, giustamente, non me li concede.

Canzone del giorno: Adam Lambert - Whataya Want From Me.

sabato 13 novembre 2010

Perché io valgo

Giusto per evitare inutili travasi di bile, chiunque abbia a che fare con me è bene che tenga presente quattro punti fondamentali:
  • se ci siamo dati appuntamento per le 6, sono le 6.05 e ancora non mi vedete arrivare, non chiedetevi se sia stato arrestato. Io sono disorganizzato e ho sistematicamente dai 5 ai 10 minuti accademici. Se per qualsiasi motivo dovessi ritardare ulteriormente, penso io ad avvertire (per tempo);
  • se dovete chiedermi qualcosa di urgente, telefonatemi: non mandate sms. C'è il fortissimo rischio che io, in quel momento, sia impegnato con qualcos'altro, dica tra me "ok, rispondo dopo" e prima che metta in pratica passino 3 giorni;
  • se vi faccio una proposta per uscire e mi tirate fuori improvvisi pranzi coi parenti o fidanzati gelosi, da me non arriverà una seconda proposta;
  • se vi allontanate, io non vi inseguo. Per uno che si allontana, 10 si avvicinano. Lo dice anche L'Oréal: perché io valgo.
Canzone del giorno: The Drums - Forever And Ever, Amen.

martedì 9 novembre 2010

Emozioni giovanili

Da Douglas R. Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante:
Granchio: Ricordo bene quei giorni ormai lontani della mia giovinezza quando m'infiammavo ad ogni nuovo preludio e fuga [di Bach], che mi provocavano grandi emozioni con la loro novità e bellezza e le tante sorprese che celavano.
Achille: Ed ora? Quelle emozioni sono scomparse?
Granchio: Sono state sostituite dall'abitudine, come accade sempre per questi stati d'animo. [...] Non deve temere che il suo entusiasmo possa estinguersi del tutto. Una delle cose belle di queste emozioni giovanili è che esse possono sempre riaccendersi proprio quando le si credevano spente per sempre. C'è solo bisogno di un'adeguata sollecitazione esterna.

sabato 16 ottobre 2010

Certe giornate

Certe giornate si capisce che andranno storte semplicemente perché la mattina, aprendo il pensile della cucina con le cose per la colazione, il ripiano cede e ti cade addosso tutto.

Canzone del giorno: a-ha - Rolling Thunder.

mercoledì 13 ottobre 2010

Gödel, Escher, Bach

Ricordate Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante, amici blogger? Edmondo Berselli era sicuro di sì: "un delirante successo editoriale, lo trovate ancora nelle biblioteche dei vostri amici, e dal livello di ingiallimento delle pagine capite che nessuno di loro è andato oltre pagina 30."
Sono passati quasi quattro anni da quando sentii Berselli pronunciare questa frase, in una grossa libreria milanese, alla presentazione di Venerati maestri, e sei mesi ed un giorno da quando lo scrittore ci lasciò.
Ed è a lui che dedico la mia ultima sfida: la lettura del saggio di Douglas R. Hofstadter. L'aveva comprato mio papà quando io andavo alle elementari, e mi aveva attratto la figura di copertina: un triangolo di Penrose con, su ciascun lato, i nomi di Gödel, Escher e Bach.


Sono a pagina 190: ben oltre la media berselliana, e anche oltre pagina 66, il punto in cui mio papà aveva alzato bandiera bianca. In effetti, se pure il teorema di Gödel non è troppo complicato, argomenti come sistemi formali, assiomi, teoremi... sono difficili da affrontare per chi non abbia una formazione scientifica; e il problema della rinormalizzabilità è conosciuto praticamente solo dai fisici teorici (e io lo sono). Sarei curioso di sapere cosa pensa, del libro, un non-fisico (che l'abbia letto per intero).

Comunque, caro Edmondo, se lo sto leggendo e mi sta piacendo è colpa tua: sappilo.
E sappi anche che mi manchi tanto.

Canzone del giorno: The Coral - Remember Me.

martedì 28 settembre 2010

Cultura sfuggente

In questi giorni di ripasso ed esercitazioni, il mio obiettivo è superare l'esame di ammissione al dottorato, ovviamente. Ma non riesco a nascondere una certa amarezza di fronte alla sensazione secondo la quale ciò che ho studiato durante il corso di laurea sia come la spesa al supermercato seminata per la strada dopo uno squarcio del sacchetto: qualcosa posso recuperarlo, ma la maggior parte degli oggetti è destinata a restare sull'asfalto; se carico troppo le braccia, mi cade di nuovo tutto. So che ciò fa parte del gioco, ed Édouard Herriot l'aveva ben espresso nella sua più celebre frase: la cultura è ciò che rimane nell'uomo dopo che ha dimenticato tutto. Ma, dopo le lunghe conversazioni con me medesimo nei pomeriggi e nelle sere di studio - studio a voce alta: sarà per questo che voglio insegnare? - ancora faccio fatica ad accettarlo.

Faccio una promessa qui e ora: se passo l'esame, approfondirò finalmente la QCD, perché vorrei saperne di più. E prometto anche che non chiuderò tutto al primo integrale con i residui.

Canzone del giorno: Skillet - Whispers In The Dark.

giovedì 23 settembre 2010

Compiti per domani

Accertato che la velocità areolare si conserva ovunque si conservi il momento angolare L - quindi, in un campo di forze centrali - e che in detto campo di forze centrali, caratterizzato dal potenziale V(r), io posso considerare la sola variabile r (distanza dal centro delle forze) soggetta a un potenziale efficace Veff(r) = L2/2mr2 + V(r), i compiti per domani e dopodomani sono:
  • ripassare i sistemi a simmetria radiale in meccanica quantistica;
  • ripassare la teoria delle perturbazioni.
In ogni caso, queste mie difficoltà portano anche qualcosa di buono: smitizzarmi agli occhi di un mio amico e collega, il quale credeva che io mi ricordassi tutto come l'avemaria.
A proposito, a quando un'estensione di MSN o Skype che permetta di scriversi formule matematiche?

Canzone del giorno: Skillet - Whispers In The Dark.

giovedì 16 settembre 2010

Notte di sconforto

Questa è una notte di sconforto in cui vorrei urlare fino a perdere la voce. Mi sento in colpa per tutto, per tutte le scelte che ho fatto e che continuo a fare. Avrei dovuto ascoltare i miei, e non lasciare ingegneria alla fine del primo anno. Ora forse sarei calvo e sfigatissimo, ma almeno probabilmente avrei un lavoro. Mi sento in colpa per avere il curriculum semivuoto, per essere stato viziatissimo dalla mia famiglia durante gli anni dell'università e non aver a lungo cercato un'indipendenza economica, anche solo con impieghi temporanei. Il mio sogno è diventare insegnante di scuola: sono in graduatoria da un anno, ma nel 2009/2010 non ho ricevuto neanche lo straccio di una chiamata. Anche lì, perché ho scelto male le scuole. Ora, non si sa quando partirà il tirocinio abilitante: si parla di un anno. Nel frattempo, preparo l'esame di dottorato: e non ditemi che in Italia non c'è futuro, che dovrei andare all'estero. Non ho voglia di andare all'estero, almeno per quest'anno. Ho impiegato anni per sentirmi a casa dove mi trovo ora, come avevo impiegato anni per sentirmi a casa nella mia città natale, quando andavo al liceo; e quando dovetti lasciare il liceo, passai anni a rimpiangerlo. Sono stati tra gli anni peggiori della mia vita e non intendo riviverli più. Meno male che ancora la mia famiglia c'è, e molti libri da leggere.

Canzone del giorno: Editors - The Boxer.

sabato 11 settembre 2010

E-book

Con l'uscita dell'iPad, che tra le altre cose funge da lettore di e-book, è pronosticato il boom in Italia di questi ultimi nel 2011, visto che l'aggeggio sarà molto presente sotto i prossimi alberi di Natale (non il mio). Su un numero di Internazionale di un annetto fa, inoltre, un tradizionalista - non ricordo il nome - faceva pubblica abiura e si lanciava in un elogio di Kindle, il lettore di e-book di Amazon.

L'unico apparecchio da me toccato con mano è quello attualmente in vendita nelle librerie Feltrinelli: i colori del suo schermo ricordano quelli dei display delle calcolatrici; esso non sembra perciò stancare la vista, a differenza dello schermo di un pc portatile.

Tuttavia, io rimango scettico. Il paragone più diffuso è quello con i lettori mp3 o con le fotocamere digitali: ma non è così calzante, secondo me, per diverse ragioni.

Non starò qui ad esaltare l'odore della carta, il piacere di sfogliare o le vecchie librerie a cunicoli: molto romantico, ma poco pratico. Se vogliamo, sono romantici anche gli album di foto in bianco e nero su cartoncino opaco, ma siamo seri: solo un masochista può rimpiangere i tempi in cui bisognava centellinare gli scatti col contagocce perché sviluppare i rullini costava un patrimonio, quando i rullini stessi rimanevano a marcire per mesi nelle macchine, quando non si potevano fotografare interni senza flash e ti attaccavi al tram se gli occhi risultavano rossi. Per quello che riguarda la musica, la rivoluzione era avvenuta molto prima, con la nascita del walkman: anche l'artwork di un cd fa la sua parte, ma solitamente l'ascoltatore portava con sé il lettore e un astuccio con i cd senza custodia, o con compilation preparate ad hoc; ovvio che un apparecchio grande quanto un portachiavi, che permette di cambiare album in pochi secondi, fa sparire tutto il resto.

I vantaggi del libro elettronico li vedo nella saggistica/manualistica (ma con i tablet pc si possono inserire, a mano, le note a margine?) e, soprattutto, in quotidiani e riviste. Non tanto nella narrativa, con la notevole eccezione di quei titoli, importanti o comunque belli, da decenni non più ristampati.
Per il resto, pensando a quando leggo in spiaggia, dove la sabbia si infila inesorabilmente tra le pagine, per non parlare dell'agghiacciante prospettiva di un altro alimentatore con conseguente ulteriore groviglio di fili, non vedo perché dovrei abbandonare un buon tascabile.

Alla lezione di tedesco in cui imparammo le Nebensätze (frasi subordinate), si parlava proprio di e-book, e io dissi: ich glaube, dass die Bücher aus Papier nie verschwinden werden (io credo che i libri di carta non spariranno mai). Vedremo, se il tempo mi darà torto.

Canzone del giorno: Editors - You Don't Know Love.

venerdì 10 settembre 2010

Traduzioni e origami

A Luca Serianni, dalla sera in cui l'ho visto alla presentazione del saggio L'italiano; lezioni semiserie, assieme all'autore, devo l'abbandono di sé stesso senza l'accento su . Non ci avevo mai pensato prima, in effetti, ma perché mai il pronome dovrebbe perdere l'accento quando seguito da stesso, visto che, peraltro, la pronuncia non cambia (con la e chiusa, mi raccomando)?

Sul Corriere di ieri, l'articolo principale della sezione culturale - del quale trovate importanti stralci nella registrazione di Pagina 3 andata in onda la mattina sulla terza rete radiofonica Rai - riguardava l'ultimo saggio del linguista romano: L'ora di italiano; scuola e materie umanistiche. E scopro, leggendolo, che qualcuno ha proposto una "traduzione" , in italiano corrente, dei classici della letteratura; nel caso del Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione, la proposta era giunta perfino dalla voce autorevole di Amedeo Quondam. Ma ragazzi, senza scomodare l'Orlando Furioso raccontato da Calvino, o il recente Decameron riscritto da Aldo Busi, queste "traduzioni" esistono già da decenni: si chiamano bignami.

La lettura dell'articolo era interrotta, di tanto in tanto, dal tema musicale di Prison Break; ma Lincoln Burrows è al sicuro, ormai. Qualche cervellone di Rai Edu ha ben pensato di usare la musica di Ramin Djawadi - nonché, in uno stacco, perfino l'origami a forma di cigno, simbolo dello show - in uno speciale su Michele Sindona. Lo stesso speciale in cui Giulio Andreotti dice che i quattro colpi di pistola che lo uccisero, Giorgio Ambrosoli "se li andava cercando" . Direi che per oggi può bastare.

Canzone del giorno: Daughtry - Home.

giovedì 9 settembre 2010

"Eh sai, gli impegni vari..."

Che due persone possano non sentirsi per diversi mesi, per non dire di più, non è cosa rara. I motivi per cui ciò può accadere sono innumerevoli, e se costoro non hanno smesso di volersi bene, non c'è bisogno di giustificazioni.

Ecco, una cosa che (un po') mi irrita di certa gente è proprio questa: ricompare improvvisamente dopo un lungo silenzio, e parte con una sequela di scuse: eh sai, il lavoro; eh sai, la casa nuova; eh sai, mi è morto l'iguana. Di fatto, il messaggio da me ricevuto è: il lavoro, la casa nuova e l'iguana erano più importanti di te.

Io dico: se ti ho cercato e tu non mi hai risposto, allora sì, se ti consideri mio amico mi devi una spiegazione - seguita ovviamente da un cambio di rotta, visto che tutti possiamo sperimentare che, se vogliamo che una persona sia presente nella nostra vita, il tempo per lei lo troviamo. Ma se, semplicemente, per un periodo ci siamo allontanati, questo non vuol dire che non ci vogliamo più bene. E allora, perché devi prenderti delle colpe che non hai?

Canzone del giorno: Arcade Fire - Neighborhood #2 (Laika).

lunedì 6 settembre 2010

Prossimo obiettivo: ignoranza

A parte trovare un lavoro decente, il mio obiettivo per l'anno scolastico 2010/2011 (i propositi di gennaio sono troppo deprimenti) è: diventare ignorante.

Pensiamoci, ragazzi: a che serve tanto sapere? Ad accusare gli altri della loro ignoranza, e a roderci il fegato perché costoro se ne fregano. Per caso chi legge giornali vive più felice di chi non ne legge? No, anzi, chi legge giornali non solo deve affrontare i suoi problemi: si accolla persino quelli di cui dovrebbero occuparsi altre persone.

Conoscere molto serve anche a farsi evitare dalle persone semplici, timorose di un tuo giudizio, e anche dalle persone intelligenti, qualora non avessero sufficiente autostima; a farsi scambiare per esibizionisti, quando si parla di qualcosa che si è letto o visto; a sentirsi fuori posto in un bar di paese.

A cosa serve conoscere tante lingue? A conoscere tanta gente, direte voi: peccato che poi, quando incontriate una deliziosa ragazza di Montmartre e sogniate di conquistarla sfoggiando il vostro francese da Île-de-France, ve la soffi sotto il naso il vostro amico piacione con le sue due parole di inglese scolastico - ma come, i francesi non odiavano l'inglese? - mentre voi ancora pensate alla prima frase. Ma tranquilli, potete sempre ridere delle esilaranti traduzioni dei cartelli nei negozi o nei ristoranti. Un bel divertimento ridere da soli, non c'è che dire, dal momento che: o nessuno della compagnia conosce la traduzione esatta, oppure (a ragione) dà loro meno fastidio un inglese maccheronico che un professorino.

cartello fs grisignano di zocco (o lì vicino)

"Niente ha provocato alla razza umana più guai che l'intelligenza," così dice l'infermiera Stella a Jeff, protagonista di Rear Window (La finestra sul cortile). Vedete? Lo dice pure Hitchcock che devo diventare ignorante.

Comunque, visto che ancora l'obiettivo non l'ho raggiunto, la soluzione dell'esercizio al post precedente è: -16,2 unità. Dall'equazione di stato, infatti, risulta: C1 = 3,91 e C2 = 1,26. Allora ΔU = -15,88. Il primo principio della termodinamica afferma che Q = W + ΔU, dove Q è il calore assorbito e W il lavoro compiuto dal sistema. Poiché, com'è dato, il lavoro è stato compiuto sul sistema, esso è negativo: W = -0,3; da cui Q = -16,2. Il sistema ha ceduto -16,2 unità di calore all'esterno.

Canzone del giorno: The Kooks - See The World.

mercoledì 1 settembre 2010

Mondo alternativo

Si abbia un sistema termodinamico il cui stato è determinato dalle variabili A, B e C. All'equilibrio, esse sono legate dall'equazione di stato AB = eλC (e è la base dei logaritmi naturali e λ è una costante).
A seguito di una trasformazione, la variazione ΔU di energia interna del sistema è data dall'espressione ΔU = - ΔA + kΔC (k è ancora una costante).
Con λ = ln2 e k = 5,06 , si consideri la trasformazione del sistema dove agli stati iniziale e finale si ha: A1 = 0,5 ; B1 = 30,0 ; A2 = 3,0 ; B2 = 0,8.
Se, durante la trasformazione, è stato compiuto sul sistema un lavoro pari a 0,3 unità, a quanto ammonta il calore assorbito?

Canzone del giorno: Arctic Monkeys - Mardy Bum.

sabato 14 agosto 2010

Essere romantici

Ragazzi, a rapporto, c'è per voi un compito per il weekend di Ferragosto: giustificare, o smentire, riportando eventualmente esperienze personali, che essere romantici è invecchiare in anticipo per paura di invecchiare. Occhio, ché lunedì vi interrogo.

Canzone del giorno: Talk Talk - My Foolish Friend.

venerdì 23 luglio 2010

Pensare in piccolo

Il commento di Silvia a Occhio non vede... sul blog di Artemisia, post che risponde in parte a Lontano dal "qui e ora" che io le avevo dedicato, cita un passo da Saturday di Ian McEwan. Con il proposito di leggere presto il romanzo, lo rilancio, in quanto riassume in poche righe il mio attuale pensiero:
When we go on about the big things, the political situation, global warming, world poverty, it all looks really terrible, with nothing getting better, nothing to look forward to. But when I think small, closer in-you know, a girl I've just met, or this song we'regoing to do with Chas, or snowboarding next month, then it looks great. So this is going to be my motto - think small.
Canzone del giorno: The Underdog Project - Saturday (giuro non l'ho fatto apposta!).

giovedì 22 luglio 2010

Divieto di previsione

Per certa gente, la consultazione delle previsioni del tempo dovrebbe essere vietata per legge.

meteo

Avete presente quando, per esempio, è martedì, state organizzando una gita al mare per il weekend e uno dei vostri amici se ne esce con: "eh, ma ho guardato le previsioni, hanno messo brutto tempo per domenica..." quasi sperando che la gita salti?

E che palle, ragazzi: è martedì, aspettiamo almeno di vedere cosa dicono sabato. Ed eventualmente domenica faremo qualcos'altro. Ma perché qualcuno ha bisogno di programmare tutto anche in vacanza?

Canzone del giorno: Ash - Neon.

(Ancora) incompiuto

Anni fa, molti anni fa, scrivevo racconti.
Ne scrissi almeno 7 l'anno della mia maturità e quasi altrettanti l'anno dopo.
La maggior parte sono oggettivamente illeggibili, sfoghi di un adolescente che forse già adolescente non era più, almeno sulla carta. Solo di un paio dico che mi sono riusciti discretamente: uno è narrato in prima persona da una protagonista femminile, l'altro è una fiaba. Anzi, della fiaba vado molto fiero. Forse un giorno la pubblicherò anche qui.

Tuttavia, sono ormai 10 anni che non riesco ad inventare una storia che sia una. Ogni tanto mi viene un'idea, ma ad essa non segue uno sviluppo decente né una conclusione.

Attualmente, un'idea c'è. E anche una conclusione. Mancano alcuni passaggi importanti e soprattutto la loro giustificazione. Che faccio?
Non è una domanda banale. Non scrivere da 10 anni è frustrante.

Canzone del giorno: Maxïmo Park - By The Monument.

martedì 20 luglio 2010

Bagnères-de-Luchon - Pau


Sfoghi in ordine sparso:
  • Andy Schleck deve attaccare, se vuole avere qualche speranza di vincere questo Tour. Oggi ok che l'ultima salita era a più di 50 km dal traguardo, ma possibile che parte una fuga da lontano e nemmeno un corridore della Saxo Bank si inserisce?
  • dov'è quel Richard Virenque che, sui Vosgi, tentò con la sua squadra il tutto per tutto per recuperare su Ullrich? dov'è quel Floyd Landis (non mi interessa se era dopato!) che, dopo una giornata di crisi nera, va in fuga e guadagna 6 minuti?
  • la RadioShack sarà pure una squadra di ex corridori, ma almeno è una squadra;
  • Lance Armstrong si aspettava pure il tappeto rosso?
  • Pierrick Fédrigo: vai, continua così, come 4 anni fa a Gap e l'anno scorso a Tarbes. Gli altri corridori ogni volta diranno "e questo chi è?" e tu li befferai;
  • Damiano Cunego: terzo fino a 400 m dall'arrivo e quasi ultimo subito dopo, una tattica infallibile.
Canzone del giorno: Ensiferum - From Afar.

venerdì 16 luglio 2010

Lontano dal "qui e ora"

Questo post è dedicato ad Artemisia e, con lei, a tutti i blogger "impegnati" . Con affetto sincero.

Primo clic della giornata su Repubblica o Corriere; sguardo esitante al Giornale o a Libero, convinti di ridere; fuga all'Unità o al País, per smaltire il travaso di bile e sognare la Spagna di Zapatero (e di Iniesta). Conoscenza di vita, morte e miracoli (a letto) di ministri, sottosegretari e portaborse. Ricerca affannosa di un punto di riferimento nell'opposizione. Speranze ad ogni processo a Silvio o nervosismo nella maggioranza: dai, dai, stavolta cade; e frustrazione alla puntuale legge che lo salva. Incazzatura ad ogni notizia edulcorata del Tg1. Cortei, bandiere e fischietti. Pellegrinaggio a tutte le presentazioni dei libri di Marco Travaglio; grasse risate, coda per autografo e dedica, e sguardi da film horror all'uscita: ma come ne usciamo?

Le conosco tutte, queste sensazioni. Le ho provate tutte. Se questo blog fosse stato aperto due-tre anni prima, anche io avrei vissuto l'esperienza del blogger impegnato: banner, appelli, richiami ad articoli, commenti.

Ora, insultatemi come volete: datemi del qualunquista o dell'egoista, e probabilmente vi darò ragione. Ma già prima che uscisse l'articolo, all'indomani delle ultime elezioni politiche, da parte mia era in atto il decalogo di Roberto Cotroneo: come sopravvivere alla coppia B&B. A dire il vero, forse Cotroneo non desiderava un'applicazione letterale, ma io umanamente non ho altra scelta. Negli anni da "impegnato" ho dato il peggio di me: tutte le mie energie erano finalizzate a non soccombere nelle polemiche. Ma a che scopo?

Detesto il metodo stereotipato delle polemiche in Rete (e non solo). I gruppi sono due e non più di due. Quelli di "sinistra" : fannulloni, parassiti dello Stato, finti intellettuali, spinellati, finti ecologisti, no-global con la villa a Cortina, amici dei terroristi, mangiapreti. Quelli di "destra" : prepotenti, caproni col Suv, lettori (nel caso migliore) di Chi, evasori fiscali, razzisti, inquinatori, cocainomani, baciapile. Vuoi rifuggire a questa classificazione? Non ce la fai: coloro con cui scherzavi appena un'ora prima ti ci riportano a forza, spingendoti nella categoria opposta alla loro.

Un paio di esempi? Aver perso un'amicizia (non particolarmente solida, evidentemente) per aver dichiarato il mio appoggio al maestro unico alle elementari: adesso sembra una manovra catto-fascista, ma qualcuno ricorda che, nel 1995, uno dei 20 quesiti referendari proposti dai Radicali chiedeva proprio questo? E poi, lo storico Angelo Del Boca che, su Micromega, boccia le tracce di italiano dell'ultimo esame di maturità, perché le foibe, e così Primo Levi, non sono comprese nel programma scolastico. È tanto se si arriva a D'Annunzio. Dunque si pretende che il giovane frequenti altre letture, oltre a quelle scolastiche. Inoltre, la questione delle foibe è molto complessa.
Traduzione: la letteratura del Novecento è roba nostra, non si può proporre sotto un governo di destra. E le foibe le vogliamo insegnare noi, con i nostri testi e con docenti rigorosamente muniti di tessera del Pci. Complimenti, Del Boca: sei fortunato perché probabilmente Gasparri non legge Micromega. Sarà felice anche la mia insegnante di italiano delle medie, che per tre anni mi ha martellato perché non leggevo libri al di fuori di quelli obbligatori.

Dal mio personale palinsesto ho rimosso Porta a porta e tutte le trasmissioni politiche. Sì, anche Annozero. I giornali li leggo quando capita, tranne il Sole 24 Ore, la domenica quando c'è l'inserto culturale. Ecco, Radio 24 non l'ho abbandonata e nemmeno Radiouno. Ma non aspettatevi di vedermi ad una protesta contro la base Nato di Vicenza: mica vorrete lasciarmi senza la musica di AFN, o sì?

Posso dire che, da qualche anno, mi sto dedicando a tutte le cose che vanno oltre il qui e ora. La fisica è la prima: le leggi scientifiche non si prestano a interpretazioni di giudici. La musica, purtroppo ancora non dal lato pratico: sentendo questo Allegro cantabile dalla 5ª Sinfonia per organo di Charles-Marie Widor, a puro titolo di esempio, ha importanza se al governo c'è la destra o la sinistra?


Il teatro: dallo scorso settembre faccio parte di una compagnia amatoriale e recitare è la cosa più bella che abbia mai fatto. La letteratura, rigorosamente narrativa. Il cinema e le serie televisive. Le lingue straniere. I viaggi, quando posso. E, soprattutto, conoscere gente. Entrare in contatto. Stringere amicizia. Amare.

Ho perso il conto delle volte in cui ho sentito, dalle parti del centrosinistra, che occorre recuperare il contatto con la gente. E allora, ragazzi, cosa aspettate? (Perché qui si parla a voi: voi che fate i banchetti per strada, voi che discutete in treno.) Non è difficile: basta non credere di trovarsi sistematicamente di fronte a decerebrati. Magari evitare di offendere i sentimenti religiosi. Ricordare che l'amore per i propri figli è uguale per tutti, e che quando finisce una storia importante, o quando perdiamo il lavoro, soffriamo tutti allo stesso modo.


Ciò che vedo ultimamente, tuttavia, mi fa capire che la situazione non migliorerà, sotto questo punto di vista. La scorsa primavera, chiesi a un mio conoscente, militante del popolo viola, perché secondo lui Berlusconi continua a vincere. Perché, fu la risposta, per vent'anni la nostra mentalità si è modellata a sua immagine, a causa di un bombardamento scientifico di televisione commerciale.

Non si tratta di un caso isolato: è un'idea molto diffusa. Un'idea di comodo, tuttavia: per non mettersi in discussione. Cosa fa credere di essere migliori degli altri al punto di non essere stati condizionati da niente e da nessuno? Ci chiediamo mai, di fronte ad una folla che non capisce quello che diciamo, se non è la folla ad essere stupida ma noi che non sappiamo esprimerci?

Sono questi atteggiamenti, così come le accese discussioni se sia meglio Vendola o Ferrando - mentre dall'altra parte i ranghi sono compatti come il vecchio treno di Cipollini - a causarmi quasi più nausea per la sinistra che per la destra. Marco Travaglio pubblica ormai un libro ogni tre mesi, copia carbone dei precedenti. Ha ragione Paolo Barnard a parlare di "industria dell'indignazione" .

Se tra i miei lettori qualcuno si fosse sentito chiamato in causa, non ne abbia a male. Vi voglio bene, e la mia stima per la dedizione di Travaglio e dei colleghi del Fatto quotidiano non è cambiata. Ma, se voi volete bene a me, non cercate di coinvolgermi nelle iniziative plateali. Il meglio di me, ora, voglio darlo nella vita di tutti i giorni, e nei piccoli gesti. L'unico No Berlusconi Day che ha senso, per me, è il giorno delle elezioni.

mercoledì 14 luglio 2010

Fatti, non pugnette!

Inserendo su eBay un annuncio di vendita di una macchina per scrivere trovata tra la spazzatura, Beatrice, protagonista di Generazione 1000 euro, dice allo spaesato (e amato) Matteo: la nostalgia è il primo segnale della crisi. Approvo, avendo io stesso comprato una vecchia Lettera 35 che, per la cronaca, è attualmente nel ripostiglio della casa di mia cugina e suo marito a Roma.


Ma se la nostalgia dichiara la crisi di una generazione, cosa dichiara la crisi della lettura?
Non certo le geremiadi di professori ed esperti radiofonici, né i dati Istat: quelli, anzi, semmai sono segnali di salute.
No. Che la lettura è in crisi lo dimostra il proliferare, in libreria, dei suoi elogi. Avrei dovuto accorgermene tre anni fa, quando pure ne avevo parlato con sospetto. Allora c'era solo Corrado Augias, tuttavia: ora, al giornalista romano, si affianca il suo concittadino Vittorio Sermonti (Il vizio di leggere), l'antropologa transalpina Michèle Petit (Elogio della lettura), la compianta Fernanda Pivano (Libero chi legge, pubblicato postumo), e chissà quali altri che mi sono sfuggiti o che non erano sullo scaffale.

Non vi dirò che leggere è bello. Primo, perché subito mi chiedereste che cosa; secondo, avete presente quelli che si vantano delle loro prestazioni a letto e la cosa più eccitante che vedono dal vivo sono le mutande della nonna? Insomma, vado a leggere.

Canzone del giorno: Three Days Grace - Pain.

venerdì 9 luglio 2010

Vicinanza

Eliminata la mia Germania ai mondiali in Sudafrica - al cuore non si comanda - in finale c'è una delle squadre in cui riponevo le speranze. Sia Olanda che Spagna meriterebbero un titolo iridato: gli iberici per il loro gioco, gli oranje per la loro storia. Ma chi mi conosce già lo sa: domenica sarò vestito di arancione.
Non so quanti italiani mi faranno compagnia. Forse gli appassionati di ciclismo, ben consci che se gli olandesi non ci fossero bisognerebbe inventarli. Forse gli interisti, per Wesley Sneijder: anche questo sarebbe uno scherzo del destino.
Molti miei conoscenti tiferanno Spagna come già l'hanno tifata agli europei. Non nascondo un certo fastidio, visto che l'Italia era stata eliminata proprio dalla Spagna, ma io non avevo trovato lo stesso supporto, a Francia '98, per i bleus. Anzi, fu proprio il ritorno del razzismo contro i cugini d'oltralpe (quantomeno, per come è stata la mia esperienza) ad allontanarmi dai nostri Azzurri.

È comprensibile, in ogni caso, visto che, al di là della simpatia per questo o quel giocatore, ognuno tifa le squadre delle nazioni che sente più vicine, e molti italiani si sentono culturalmente vicini agli spagnoli - se non altro perché credono che per parlare spagnolo basti mettere le S e qualche olé.

Io non mi sottraggo a tale meccanismo. Ma la mia vicinanza, all'estero, sta altrove. E, un po' a malincuore, ammetto che è limitata a Europa centro-settentrionale e Nord America. I motivi sono svariati: per quello che riguarda il passato, annovero - tralasciando moltissimo - l'architettura gotica (quella vera), la pittura fiamminga, la musica di Byrd e Purcell, Bach e Händel, i virtuosi del clavicembalo; poi John Constable, la poesia di Coleridge, James Joyce, gli impressionisti, i fratelli Grimm (e la legge di Grimm in linguistica), Jacques Prévert. Uscendo da scuola, trovo una grande strada ferrata che mi porta tutt'intorno alla terra, e lungo il cammino incontro la musica indie, il cinema, le serie televisive, Starbucks e il Superbowl, e soprattutto il ciclismo, tra classiche del Nord e Tour de France. Ci sarebbe la Vuelta a España, ma la Rai non la trasmette mai... Ecco: regalatemi un abbonamento a Sky e vedrete che i miei orizzonti si allargheranno.

Tutto - anche questo è un mio limite - è influenzato dalle lingue straniere che parlo: francese (la prima da me imparata, che mi ha salvato dalla scuola media), inglese, tedesco e, da qualche mese, un po' di neerlandese. Perché con le lingue vengono le persone - e io voglio parlare o la mia lingua madre o quella di colui che ho di fronte: detesto l'inglese pigliatutto. C'è molto di narcisistico, lo so: ma la soddisfazione di sentirsi dire tu parles très bien le français o es ist unglaublich, du sprichst Deutsch ohne Akzent non ha prezzo!

Tenendo conto della mia curiosità linguistica, non rimarrò fermo a Europa centro-settentrionale e Nord America. Molto probabilmente la prossima lingua sarà il russo o il finlandese. E ci sarà da divertirsi.

Canzone del giorno: Kasabian - Reason Is Treason.

domenica 2 maggio 2010

Seconda birra

Musica nel locale: Centro di gravità permanente di Franco Battiato.
Un ragazzo: "Questi sono quelli che battevano le mani, vero? Ma sì... i Neri per Caso!"

martedì 27 aprile 2010

Dubbi poco diplomatici

  • ma quelli che su blog o social network scrivono in modo incomprensibile, se non agli iniziati, si credono artisti? o sono semplicemente dei disadattati? (Rasoio di Ockham in azione: la seconda.)
  • quelli che gridano Vasco merda alé, Liga è il nostro re... si rendono conto che il confronto è, grosso modo, tra il moccio e lo sporco sotto le dita dei piedi?
Canzone del giorno: Arcade Fire - Neighborhood #1 (Tunnels).

domenica 25 aprile 2010

Sindone e mondanità

E così anche io ho contemplato la Sindone.
Non sono uno studioso, perciò non sono qui per discutere se quel lenzuolo veramente abbia avvolto il corpo di Gesù: la fede non dipende da queste cose.

Questo di Torino, lo scorso weekend, è stato il mio primo vero pellegrinaggio che non si esaurisse in una sola giornata - intendendo, con il termine pellegrinaggio, un viaggio totalmente votato alla preghiera: nessun momento di socialità al di fuori dei pasti, nessuna passeggiata di piacere.

Il gruppo con cui sono andato contava poco meno di 70 persone; probabilmente, se mi fossi organizzato da solo o con pochi amici, non avrei mai fatto ciò che ho fatto con loro. Non avrei mai recitato lodi, vespri e rosario nello stesso giorno, e del Duomo avrei dato importanza anche al lato artistico.
Ogni tanto fa bene fermarsi, dimenticare tutto ciò che sta fuori e dedicarsi interamente a Dio. Per un'intera giornata come per cinque minuti ogni giorno. Cosicché guardiamo le cose per ciò che veramente sono, volgendo lo sguardo a Colui che hanno trafitto (Zaccaria 12, 10; Giovanni 19, 37).
Ho cercato, pertanto, di non pensare a come mi sarei gestito io il viaggio, ma a prendere il lato positivo di ogni momento.

A differenza di alcuni dei miei compagni, non piansi davanti alla Sindone. Mi ero sentito lo stomaco sottosopra, il giorno prima, ascoltando la ricostruzione della Passione di Gesù, fatta da un medico in base alle impronte su di essa. Prima di entrare nella Cattedrale, ai pellegrini viene mostrato un video nel quale sono evidenziati i segni della flagellazione, le ferite dei chiodi, la corona di spine... Le didascalie sono in tutte le lingue, e io lessi quelle in inglese o in tedesco, più fredde di quelle nella mia lingua madre.
Tuttavia, non posso dire che mi trovai davanti Gesù, una volta di fronte al lenzuolo. Quello che avevo di fronte, di fatto, era un lenzuolo: Gesù lo si incontra dentro di sé e in qualunque luogo, quando lo si desidera.

Mi sentii un po' colpevole al ritorno, quando guidavo con mio papà a fianco, verso casa, e gli dicevo: ho bisogno di qualcosa di profano. Per certi versi invidio i miei compagni d'avventura, capaci di vivere la fede in modo così totalizzante. Forse sono troppo mondano, ho troppi interessi in cose "secolari" . Vedo loro così sereni, e io invece sono pieno di paranoie...

Non so se parteciperò ad altri pellegrinaggi come questo. Voglio essere presente, magari come volontario, nell'agosto 2011, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid; e voglio anche andare a Taizé, una volta. No, non credo sia una questione di mondanità opposta alla spiritualità: semplicemente, io sono allergico agli eventi organizzati.

Canzone del giorno: Fabrizio de André - Volta la carta.

venerdì 16 aprile 2010

Ostensione della Sindone

Amici blogger, ci si rilegge lunedì: domattina partirò per Torino dove andrò a vedere la Sindone esposta! Buon fine settimana! :-)

Canzone del giorno: Riccardo Fogli - Storie di tutti i giorni.

giovedì 15 aprile 2010

Soddisfazione e vergogna

Provo contemporaneamente soddisfazione e vergogna, oggi.
Dopo quasi 20 anni che li vedo, solo ora ho capito il significato dei numeri sulla ghiera del diaframma (numero f) di una macchina fotografica - meglio: sapevo che essi indicano quanto è aperto il diaframma, ma non sapevo perché i numeri fossero proprio quelli.
Soddisfazione perché, almeno in parte, ci sono arrivato da solo - è stato un ragazzo, appassionato di fotografia, a dirmi che quei numeri sono i rapporti tra la distanza focale e il diametro dell'apertura del diaframma.
Vergogna perché in tutto questo tempo non ero mai andato a cercarmi questa informazione. E, soprattutto, perché sono un fisico.

Canzone del giorno: a-ha - Oranges On Appletrees.

(P.S.: nella ghiera della foto, il numero 1,7 è leggermente estraneo: la sequenza standard dei numeri f è 1-1,4-2-2,8-4-5,6-8-11... e a ogni stop corrisponde un dimezzamento della quantità di luce passante per l'obiettivo. Il diaframma aperto a f/1,7, approssimazione di 31/2, corrisponde a un terzo della luce che passa con il diaframma a f/1.)

domenica 11 aprile 2010

God Bless America

Nel momento in cui scrivo questo post, la pagina di Facebook Un milione di fan per portare Starbucks in Italia, creato appena 10 giorni fa, conta 123.181 fans.

Io sono uno dei 123.181. Merito - lo ammetto - di anni di film e telefilm americani, nonché del Diario di Bridget Jones, dove per la prima volta sentii nominare la famosa catena di locali.

Presi il mio primo Frappuccino - e costrinsi anche la mia amica Lucia a prendersi il suo! - a Parigi, un anno e mezzo fa: lì comprai anche la tazza bianca con il logo della sirena, e da allora tè e caffellatte li bevo sempre con quella.
Lo scorso dicembre, in cinque giorni a Madrid, ci andai tre volte, e comprai anche la tazzina da caffè, rossa con le stelline, natalizia.

Ora, non è perché amo questi locali e vorrei poter bere un Caramel Macchiato o mangiare una Carrot Cake anche qui, ma non sopporto più chi non trova di meglio che iscriversi alla pagina Facebook solo per ricordarci che l'Italia è il Paese del caffè, che noi italiani non berremo mai quella brodaglia, che a noi piace Starbucks perché è una moda e che ci siamo venduti alle multinazionali.

Dirò una grossa eresia: io preferisco di gran lunga le bevande di Starbucks al caffè espresso, se devo prenderlo al bar. Per me è inconcepibile entrare, bere il caffè, dopo un minuto pagare i 90 centesimi e uscire. Soffocato, nel frattempo, da decine di persone al banco quando ho pure addosso un giaccone pesante. Colazione e merenda sono un piacere: io voglio sedermi, bere con calma la mia bevanda, mangiare con calma la mia brioche e leggere il mio giornale. La tazzina di caffè, per quanto buono, mi finisce subito: non c'è neanche gusto a restare.
Non dico che questo sia possibile solo in uno Starbucks: da tanti locali nostrani esco più che soddisfatto. Ma l'atmosfera di uno Starbucks è unica. E poi sì, sogno di andare anch'io in giro con il bicchierone come per le strade di New York: è un reato anche sognare, adesso?

Chissà se tra i luddisti facebookiani dell'espresso - dimentichi che, se mai Starbucks giungesse qui, nessuno obbligherebbe loro ad entrarci - c'è qualcuno che intasa le bacheche degli amici con decine di link piagnucolanti la mancanza di libertà in Italia. L'amore per la libertà si vede anche in un caffè, anzi, forse lì per primo.

Canzone del giorno: Arctic Monkeys - The View From The Afternoon.

martedì 6 aprile 2010

Prima e replica

Ieri sera, tornando dalla grigliata di Pasquetta con bella passeggiata sull'argine: salgo in macchina, accendo la radio e sento un ascoltatore della Zanzara (Radio 24, da lunedì a venerdì alle 18.35) farneticare sul fatto che l'Italia non è in crisi perché in strada c'è coda - e in coda c'era sicuramente qualche operaio che poi sarebbe andato da Santoro a dire che è in crisi.

Prima di dormire, accendo ancora la radio e in quel preciso istante parte la telefonata dello stesso ascoltatore, nella replica notturna del programma.

Che so, magari concentrandomi sulla strada mi ero perso qualche altra bestialità.

Canzone del giorno: Kasabian - Take Aim.

domenica 4 aprile 2010

Appuntamenti vs. atletica leggera

La tolleranza ai no ha lo stesso andamento della tolleranza alle partenze false nell'atletica leggera:
  • dapprima, alla prima partenza falsa l'atleta era ammonito, e veniva squalificato se ne causava una seconda;
  • successivamente, l'atleta che causava la seconda partenza falsa era squalificato in ogni caso, anche se diverso dall'atleta che aveva causato la prima;
  • oggi, la squalifica scatta direttamente alla prima partenza falsa.
Canzone del giorno: The Automatic - Recover.

lunedì 15 marzo 2010

Proposito

Parola d'ordine, da oggi in poi: meno amici da proteggere, più amici da ammirare.

Canzone del giorno: Karimouche - Je parle trop.

venerdì 12 marzo 2010

Debolezze

Le persone con le quali lego sono sempre prodighe di complimenti nei miei confronti, sulle prime. Perché sono mite, perché sono affettuoso, perché non mi maschero, perché sono brillante nei discorsi.
Poi compaiono i miei difetti, e il castello crolla. La mitezza diventa aggressività, l'affetto ipocrisia, la brillantezza presunzione.

Una cosa è vera: non mi maschero. Chi mi incontra capisce subito se sono in giornata oppure no; e nel caso negativo, ci sono alcune cose che è bene sapere:
  • qualsiasi sia la causa, io non sopporto che alcuno sminuisca i miei problemi, neanche in apparenza. Pertanto, se partite con lo sdrammatizzare - con qualsiasi intenzione - non sorprendetevi se la reazione sarà spropositatamente acida;
  • non ho bisogno di maestri che mi vengano a dire che sbaglio a prendermela per piccolezze, che le cose brutte accadono, che le persone vanno e vengono. Sono tutte cose vere: ci arrivo anche io. Ma - purtroppo o per fortuna, scegliete voi - non sono fatto di pura razionalità;
  • tutte queste cose me le potete dire, in realtà; ma solo dopo avermi abbracciato, e fatto capire, senza possibilità di equivoco, che capite il mio stato d'animo, e che anche voi non siete esenti da debolezze.
Canzone del giorno: Blue October - Should Be Loved.

mercoledì 10 marzo 2010

Terza fase

La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali.
(Luciano De Crescenzo)
Io, ormai, sono felicemente nella terza fase.

Canzone del giorno: 30 Seconds To Mars - This Is War.

domenica 7 marzo 2010

Io sono maschilista

Care amiche: è giunta l'ora di ribellarsi; o quantomeno, così scrisse Piero Ottone sul Venerdì di Repubblica dello scorso 5 febbraio.

Contro cosa dovrebbero ribellarsi le donne italiane? Contro la regola grammaticale secondo la quale è corretto dire i fogli e le buste bianchi, nonostante i fogli e le buste bianche suoni meglio. In fondo lo sforzo non dovrebbe essere proibitivo, visto che tanti oratori ormai aprono i loro discorsi con Italiane, italiani...

Ora, mi risulta che Signore & signori, di Pietro Germi, sia datato 1965; e che da ben prima si usasse tale formula, se non altro nello spettacolo. E il mio sussidiario della scuola elementare - fine anni '80 - afferma che un aggettivo riferito a più sostantivi di genere diverso, nel caso in cui questi ultimi siano al plurale, può concordarsi col genere del più vicino: sullo scaffale, i libri e le dispense sono ordinate (o ordinati) per argomento.
Al contrario, se i sostantivi sono al singolare, va usato il maschile: il dipinto e la scultura di cui abbiamo appena parlato sono esposti nella sala qui a fianco. Non è solo una regola: il dipinto e la scultura sono esposte nella sala... personalmente mi provoca l'effetto di un gesso stridente.

Secondo il ragionamento di Piero Ottone, io sono maschilista: ne consegue che lui è sgrammaticato.

Canzone del giorno: Interpol - Not Even Jail.

sabato 6 marzo 2010

Niente che sia uscito di qui

I momenti in cui non vedo niente di buono nel mio futuro.
I momenti in cui credo che tutto ciò che c'è di buono nel mio presente svanirà, o stia già svanendo.
I momenti in cui non voglio sentire o vedere niente che mi ricordi gli amici, perché ho paura di perderli.
Questo è uno di quei momenti.

Canzone del giorno: Sugarcult - Hate Every Beautiful Day.

mercoledì 24 febbraio 2010

Almanacco

Sebbene lo sci e tutti gli sport invernali siano visibilmente cambiati, rispetto anche solo a vent'anni fa, le olimpiadi evocano sempre un sentimento antico.
Non tutta la sera/notte è dedicata alle gare, quantomeno per chi deve accontentarsi di mamma Rai; ma anche nelle attese il sentimento antico è in agguato.
Due notti fa, ad un tratto, sobbalzai: dalla tv sentii l'inconfondibile Chanson baladée di Guillaume de Machault, la sigla di Almanacco del giorno dopo.

Da bambino, una delle trasmissioni che non volevo mai perdermi era Che tempo fa - altro che cartoni! - subito prima del Tg1 delle 8; e il più delle volte accendevo il televisore al momento dell'Almanacco del giorno dopo.

Chiunque l'abbia visto, lo considera uno dei gioielli televisivi degli anni '80; io ero troppo piccolo per poter dire di aver imparato qualcosa, tuttavia ricordo bene le effemeridi, il proverbio del giorno, il santo del giorno, Domani avvenne - sempre messa come prima rubrica - e Conosciamo l'italiano? con Cesare Marchi.

Nell'Almanacco - questo è il titolo del programma attualmente in onda su Raidue, da lunedì a venerdì, all'1.50 di notte - non c'è traccia delle stampe di Jacques Callot, che allora accompagnavano la sigla. Le doppie inquadrature dei conduttori - Livio Beshir e Natasha Cicognani - ricordano più Nonsolomoda che una rubrica culturale: mentre la ragazza parlava di un'erba officinale, pareva di guardare una televendita.
Tuttavia, Domani avvenne - non con questo nome, non essendo più un almanacco del giorno dopo - c'è ancora. E, due notti fa, parlava di Georg Friedrich Händel. No, decisamente non posso stroncare il programma. Non sarà l'originale, ma nemmeno io sono più un bambino.

P.S.: e dopo l'Almanacco? Il meteo, e cosa se no?

Canzone del giorno: Delphic - Halcyon.

venerdì 19 febbraio 2010

Io sto con Albert

Quale libro ti rappresenta? , si domanda Facebook.
Il quale mi dà la risposta: I dolori del giovane Werther.

Qualcosa non mi quadra. Non so se esista un personaggio più lontano dalla mia visione della vita di quello creato da Goethe.

Lessi l'opera durante l'estate tra la quarta e la quinta liceo: in letteratura italiana avevamo studiato Foscolo, e per quanto non avessi trovato granché interessante la storia di Jacopo Ortis, ero curioso di sapere quanto si assomigliassero i due romanzi epistolari e i rispettivi protagonisti.

Mi ritengo una persona romantica, nel senso comune della parola. Ma se ciò significa non essere in grado di vivere in questo mondo, essere perennemente insoddisfatti e per giunta non fare nulla per migliorare la situazione... no, questo proprio non mi va. A 16 anni - tanti ne avevo quell'estate - facevo, o avevo fatto parte, della categoria innamorati non corrisposti; alcune frasi mi colpirono, per la sensibilità che da esse traspariva. Non mi sorprenderebbe leggere il commento di un ragazzo o una ragazza di quell'età in cui fosse scritto quelli di Werther (o di Ortis, ndr) sono i sentimenti, non quelli di Ivanhoe! Ma se a scriverlo fosse un mio coetaneo, lo compatirei e basta.

Apro il romanzo a caso. Libro secondo, lettera del 29 luglio:
Io... suo marito? O Dio, che mi hai creato, se tu mi avessi dato questa felicità, tutta la mia vita sarebbe una continua preghiera. [...] Perché no, Wilhelm? Lei con me sarebbe stata più felice che con lui. Ah, lui non è uomo da appagare tutte le aspirazioni di quel cuore. Ha una certa deficienza di sensibilità, un difetto di... prendila come vuoi! ... Il fatto che il suo cuore non palpita in armonia con... oh... con quel tal passo di un caro libro, nel quale il mio cuore e quello di Lotte diventano uno solo [...]
Dunque, vediamo: Lotte dovrebbe essere più felice con Werther che con Albert, il suo fidanzato, perché costui non è emozionato dagli stessi libri che emozionano lei, al contrario di Werther. Come se le emozioni fossero solo quelle provate di fronte all'arte. Ma ci rendiamo conto dell'assurdità di questo ragionamento?

In ogni caso, tra l'innamorato infelice e l'amata felice (con Albert), c'è qualcuno che il suo bottino l'ha portato a casa: l'editore.

Canzone del giorno: Mika - We Are Golden.

sabato 13 febbraio 2010

Ti ricordi... ?

Conversazione in chat, anno 2001:

Tony: Che musica ascolti?
Io: In questo momento sto in fissa con i Muse!
Tony: Pensavo... Ma come si può apprezzare i Muse dopo tutto ciò che di buono è stato fatto in passato?

Conversazione dal vivo, anno 2010:

Io: Andrò sicuramente a uno dei concerti di quest'ultimo tour degli a-ha... Però dovrò risparmiare un po' : già a febbraio vado a vedere i Kasabian, poi a marzo i 30 Seconds To Mars a Milano...
Paola: Che strano: tu ascolti molti gruppi di oggi; io invece vado sempre più indietro!

A differenza dell'amica fior di cactus, alla quale questo post è dedicato, da qualche anno a questa parte le serate tra amici e parenti a base di ti ricordi quella volta che... ? mi provocano un'irresistibile attrazione verso la porta.

La cosa non mi coinvolgerebbe troppo se io fossi un ragazzino, e a tirar fuori i ricordi fossero solo nonni o zii anziani; purtroppo, quando i 30 sono vicini o già passati, tale abitudine si insinua anche nella mia generazione.

Non serve nemmeno essere parenti o amici di vecchia data: basta avere buona memoria musicale, e grazie ad un meccanismo autoalimentante, è vertiginoso il progressivo aumento della frequenza alla quale spuntano hits degli anni delle medie o del liceo.

Intendiamoci: ho ricordi meravigliosi di molti successi anni '90. E non sono necessariamente legati alle feste, ai Grest o in generale agli amici dell'adolescenza: se così fosse, non li riascolterei mai.

Perché è proprio questo che non sopporto. Forse non ho ancora accettato il mio passato: quando ero adolescente avevo un caratteraccio e pochissimi amici - una Rachel Berry al maschile, per i fans di Glee (Vale :-)); e neanche mi sapevo vestire. Sai che è un attimo, che Paola Turci cantò l'anno della mia maturità, mi ricorda la festa a casa di Barbara, dopo gli ultimi orali della nostra classe; il televisore era sintonizzato sul Festivalbar. Fu una serata felice? No, tutt'altro. Fu una serata piena di rimpianti, per aver buttato alle ortiche quel gruppo unito che dapprima eravamo. Fu la tipica chiusura all'insegna del rimaniamo in contatto, già certi che tale proposito non l'avremmo mai mantenuto.

E non è più tempo di rimpianti - meglio: non è mai tempo di rimpianti, ma a volte ci vogliono anni per rendersene conto.

E i momenti veramente felici, come i campiscuola o i Grest? Be', in quel caso è proprio la malinconia che sale. L'oratorio mi manca da morire: credo che se, in chiesa o in altro luogo, si sentisse E la strada si apre non riuscirei a cantarla, per il nodo alla gola.

Ma sono troppo giovane per desiderare di far tornare momenti che, per natura, non possono tornare. Voglio pensare al presente, gente. Perché, per quante possano essere le sue magagne, è l'unico tempo che posso davvero rendere felice.

Canzone del giorno: Snow Patrol - How To Be Dead.

mercoledì 10 febbraio 2010

New Orleans Saints

Domenica sera, reduce da una fantastica giornata tra strade sbagliate, chiacchiere e risate (grazie Vale!), ho guardato il 44º Superbowl.
Mi rendo conto che l'atmosfera non era quella della casa americana consacrata dagli stereotipi: niente camicia a quadri, niente birra né urla verso il televisore. Ma volete mettere la soddisfazione di sentirsi americano per una notte?

Faceva assai strano la sfida tra New Orleans Saints e Indianapolis Colts commentata in italiano - da Valerio Iafrate e Roberto Gotta. Come - presumo - il 99% dei miei compatrioti, ho visto più football sul grande che sul piccolo schermo, e anche ora ho giusto un'idea sommaria delle regole. Ho capito che Peyton Manning è il più grande quarterback di tutti i tempi; certo che l'intercetto di Tracy Porter, che ha portato i Saints alla loro prima vittoria in un Superbowl, è spettacolare anche per un profano!



L'anno prossimo spero di sapere cosa significa chiudere un down; ma anche in caso contrario, se un giorno riuscirò a recarmi negli Stati Uniti, almeno a due cose voglio partecipare, proprio in compagnia di una di quelle famiglie consacrate dagli stereotipi: la festa del Thanksgiving e la visione del Superbowl!

Canzone del giorno: Lady Gaga - Bad Romance.

lunedì 8 febbraio 2010

Pregiudizi coveristici

Nina Zilli sarà tra i partecipanti a Sanremo 2010, la prossima settimana; è già conosciuta, tuttavia, per L'amore verrà, cover di You Can't Hurry Love.
Scopro ora che una versione italiana esisteva già, cantata dalle stesse Supremes che nel 1966 l'avevano incisa per la prima volta. Era facile da immaginare, dal momento che, come racconta chi ha vissuto quegli anni, raramente i successi d'oltre confine giungevano in Italia nella versione originale.

Non sapevo però che Gianni Morandi, a Canzonissima del 1968, avesse presentato una cover. Lo scoprii un mesetto fa, guardando The Boat That Rocked (I love Radio Rock): quando Simon (Chris O'Dowd) sposa Elenore (January Jones) sulla barca, la radio pirata trasmette, per l'appunto, Elenore dei Turtles.

Ecco. Di Scende la pioggia al massimo riconoscevo una melodia gradevole, e invece Elenore mi esalta. Complici troppi varietà televisivi nostalgici di quarta categoria? Oppure anche io sono vittima del pregiudizio verso le canzoni italiane?

In ogni caso, forse è stato meglio che Franco Migliacci abbia adattato il brano della band californiana. Immaginate quanti, altrimenti, al momento del ritornello sarebbero partiti con "e l'energiiiiaaaaa..." ?

mercoledì 3 febbraio 2010

Periodo ipotetico dell'irrealtà

Se nessuno dei miei lettori fosse stato almeno una volta messo in crisi dalla consecutio di un periodo ipotetico dell'irrealtà, sarei nato su un pianeta di bugiardi.

Chissà se esiste una lingua nella quale questa costruzione sia facile; ma non credo. In fondo, gente, il periodo ipotetico dell'irrealtà è fatto per i rimpianti, per i rimorsi, per i piagnistei. È assurdo che così tanta gente si scandalizzi quando sente un congiuntivo sbagliato; dovrebbe rallegrarsi, piuttosto, dell'esistenza di persone cui sono vietati rimpianti, rimorsi e piagnistei.

Se non fossi così timido, ci avrei provato con Chiara e ora forse saremmo insieme. Bello di casa, probabilmente Chiara non ti interessava così tanto se non ci hai provato; e l'unica cosa certa è che non siete insieme.
Se avessi tenuto la lingua a posto, ora Sergio mi parlerebbe ancora. E tu dovevi proprio andare a raccontare a mezzo mondo che lui aveva fatto cilecca?

Non parliamo poi dei periodi ipotetici dell'irrealtà con i verbi modali. Se avessi potuto studiare pianoforte, ora non farei altro che suonare Chopin. Sicuro che fosse veramente un tuo desiderio, che tu non sia solo invidioso degli applausi ricevuti - e meritati - da Alessio?

In tedesco, che io sappia - Fabio, eventualmente correggimi tu da qui in avanti! - il periodo ipotetico dell'irrealtà con un verbo modale si può costruire solo con il doppio infinito. La Lehrerin non ci ha ancora spiegato la regola, ma ha commesso l'errore di portarne un esempio; inevitabile che io me la andassi a guardare. E ormai che il guaio è fatto, vediamo di compierne buon uso, per esempio: wenn ich mich nicht zum Deutschkurs hätte anmelden dürfen, wäre ich weniger glücklich.

Però, che fatica! Le infinitive sono più facili: ich habe schon angefangen, mich weniger über mein Leben zu beklagen!

Canzone del giorno: White Lies - Fifty On Our Foreheads.

sabato 30 gennaio 2010

Apologia delle note

Se libro, quaderno per gli appunti e penna sono, grosso modo, standard per ogni studente, ben diversi sono gli altri arnesi.
C'è chi ha l'astuccio pieno di evidenziatori dei più disparati colori; al termine di ogni giornata di studio, libro e quaderno sbrilluccicano più di Piccadilly Circus di sera.
C'è chi riempie le pagine di post-it, anch'essi colorati.
C'è chi, più discretamente, preferisce sottolineare a matita, magari col righello; quasi più per annotare che quelle pagine sono state studiate, che per mettere in risalto le frasi importanti.

Nel mio astuccio, tre oggetti non dovevano (e non devono) mancare per alcun motivo: matita, gomma e temperamatite.
Io non rendo le pagine fosforescenti, non metto post-it perché temo di perderli e odio le sottolineature; in compenso, tra tutti i libri della mia classe, il mio si riconosce per essere pieno di note.

Io amo le note. E le curo: voglio che siano scritte con un tratto chiaro e netto, così come gli asterischi che, nel testo, le richiamano. Ecco perché la matita deve essere rigorosamente di durezza HB e ben temperata.

Lo stesso amore lo provo per le note inserite - con moderazione - dagli autori stessi nei loro libri, o nei testi scritti da me. Ogni tanto perfino qui sul blog metto delle note a pié di pagina1 anche se la procedura è un po' macchinosa poiché, perlomeno per quanto ne so, non esiste modo per automatizzare la numerazione.

Le uniche note alle quali è concesso lo stesso corpo del testo normale sono le avvertenze o osservazioni importanti, introdotte da un elegante N. B. o un più informale Attenzione! (Nelle note in matita, io scrivo Occhio!) Alle note a pié di pagina, a margine o in chiusura è rigorosamente riservato un corpo più piccolo.

Per questa ragione le note sono affascinanti. Sono schive: giusto un numerino le richiama; non sono aggressive come le frasi tra parentesi, che ti spingono a cercare immediatamente la fine per dare un senso al discorso. Già la frase tra lineette è più discreta, ma ha parimenti l'handicap di stare allo stesso livello della frase principale. Ha, cioè, costantemente il fiato sul collo: chiudere subito, se no la gente si spazientisce. E quante volte, parlando o scrivendo, ci viene in mente qualcosa di interessante, che tuttavia rischia di farci perdere di vista l'obiettivo?
Parlando, non c'è scelta: a meno che si tratti di una cosa brevissima, bisogna rinunciare.
Scrivendo, invece, ecco l'asso di briscola: la nota.

Gli studenti, specialmente di materie umanistiche, spesso odiano le note; la frase che si sente più spesso, dopo un esame, è: ma 'sto prof non ha niente di meglio da fare che cercare il pelo nell'uovo su una frase scritta in una nota?

Ma è normale che sia così. Perché la nota è serena. Con la sua posizione defilata, separata dal testo da uno spazio bianco o da una linea2, può essere per tutti i gusti. Il numerino che la richiama dice al lettore: ehi, sono qui. Puoi anche ignorarmi se vuoi, ma se mi leggi non te ne pentirai. Può essere il riferimento bibliografico3, la curiosità, la digressione - sempre nei limiti della decenza. Può essere il richiamo ad un argomento altrimenti dato per scontato, messo in nota affinché chi già lo conosca non si senta trattato come l'ultimo arrivato. Può essere il richiamo ad un argomento precedentemente affrontato e che, inserito nel testo principale, lo renderebbe ridondante. E - queste sono le note più belle - può essere la frase che riassume tutto, e che chiarisce quanto non si era capito in pagine e pagine di trattazione.

Non è magia, gente. È tipografia.

Canzone del giorno: Milow - You Don't Know.

  1. Anzi, a pié di post.

  2. Io preferisco di gran lunga le note a pié di pagina: le note in chiusura costringono ogni volta a girare e tenere il segno, mentre le note a margine costringono a ridurre la larghezza delle colonne, con conseguente consumo di carta. Anche se, probabilmente, per un libro scolastico è la scelta migliore, affinché gli studenti abbiano spazio per i loro appunti.

  3. Questo è l'unico caso in cui preferisco la posizione in chiusura di capitolo o, ancora meglio, di libro; per distinguerle, i richiami sono in posizione di apice per le note a pié di pagina e tra parentesi quadre per i riferimenti bibliografici.

lunedì 25 gennaio 2010

No ghe 'a fasso

Un paio d'ore fa: torno dal cinema parrocchiale dove hanno dato A Serious Man (e chi l'ha visto può dunque comprendere il mio stato d'animo), e arrivo a casa, trovando uno dei miei due coinquilini che aveva appena finito di seguire il derby di Milano.
Preparo la cena - risparmiatemi la predica sul fatto che non si mangia alle 11.30 di sera, prego - e, mentre mangiamo, i nostri discorsi sono unicamente calcistici.
Premetto che non disdegno per nulla il calcio, ma da qualche anno praticamente vedo solo i risultati e la classifica; neanche ricordavo che il Real Madrid si fosse comprato Benzema, giusto per dirne una.
Nel frattempo, lo schermo del televisore mostra o La domenica sportiva o Controcampo.
Verso mezzanotte e mezza, le sintesi delle partite della giornata sono finite; vedo Franco Ordine - che inizialmente pensavo fosse quello che a Guida al campionato imitava Maurizio Mosca - Arrigo Sacchi, Giampiero Mughini e altra gente: si parla dell'Inter, della crisi della Juventus e via discorrendo.

Meno male che a un certo punto abbiamo spento, visto che ne stavo uscendo pazzo. Qualcuno che segue questi dibattiti mi vuole spiegare come fa? Un giorno di settembre andavo in macchina da Roma al Circeo con mio cugino: era lui che guidava, e la radio era perennemente sintonizzata su Rete Sport, emittente che parla unicamente della Roma. La squadra di Totti - per la quale tifo anche io, per la cronaca - aveva appena ingaggiato Claudio Ranieri. Ora, ok, le speculazioni, le speranze dei tifosi... Ma due ore tutte così? Ho chiesto a mio cugino come facesse - perché la ascolta spesso - aspetto ancora una risposta.

Canzone del giorno: Mau Mau - Due cuori.

domenica 24 gennaio 2010

Libero, di scrivere dove mi pare

Fino alla scorsa settimana, quando in treno trovai una copia omaggio di Libero, non avevo mai sentito parlare di Paolo Nori. E il ricordo di Andrea Cortellessa era dovuto solo al suo insolito cognome.

Scoprii così quel giorno che lo scrittore Nori era stato pesantemente attaccato dal critico letterario Cortellessa a causa della sua decisione di collaborare con il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. I due si sarebbero successivamente confrontati nella trasmissione Fahrenheit di Radio 3, e alla libreria Giufà di Roma.

Ora, ascoltando la registrazione del dibattito radiofonico, si capisce come Cortellessa non abbia affatto dato a Nori del traditore; in sintesi, il critico teme che il contesto di Libero, ben lontano dagli abituali modi di Nori, possa in qualche modo portare a dei fraintendimenti. Come quello di un lettore che aveva scambiato il simbolo del festival di poesia di Seneghe, stampata su una maglietta indossata dallo scrittore, per una croce celtica.

Secondo Cortellessa, questo errore è stato causato dal contesto (la foto dello scrittore con la maglietta è stata pubblicata su Libero); secondo me, l'unica causa è la stupidità del lettore.

A me Libero non fa paura. Non è un quotidiano che compro abitualmente - a dire il vero, non compro abitualmente quotidiani - ma non sento il bisogno di nascondermi se mi capita in mano, né di guardare sdegnato chi lo legge. E anche se lo leggo, mi cambia la vita? Fa di me una persona diversa? È vero: ogni tanto la prima pagina è un cazzotto nello stomaco, per usare le parole di Cortellessa, ma poi tutto passa.

Canzone del giorno: Linkin Park - Crawling.

sabato 23 gennaio 2010

Timore letterario

Circa un anno e mezzo fa, stipulai un patto con la mia Frau.
Lei avrebbe letto La versione di Barney e io La straniera, il suo romanzo preferito - meglio: il primo romanzo della sua saga preferita.
Trattandosi (lo dice pure la quarta di copertina) di un romanzo storico sentimentale, ed essendo io stato lasciato da pochissimo, convenimmo che l'avrei letto dopo che la fase acuta mi fosse passata.

Nel frattempo lessi altri libri, il pH non risalì a sufficienza e l'opera prima di Diana Gabaldon rimase sul comodino.
Solo all'inizio di questo mese decisi - sollecitato nuovamente dalla Frau - di onorare il patto.

Sono a pagina 50 (di circa 800) e presumo che nel vivo degli eventi debba ancora arrivare.
Ma, onestamente, non nascondo un certo timore.
La Frau diceva: leggi La straniera e capirai cosa vogliono le donne.
Il problema è che diceva la stessa cosa del film Australia, riferendosi in particolare al mandriano Drover. Allora, va detto, la summenzionata fase acuta era piuttosto recente ma io, dopo aver visto Australia, ero stato preso da un attacco di tristezza pensando che S. mi aveva accusato di non essere abbastanza "romantico" , e che con ogni probabilità lei avrebbe sognato un uomo come Drover, personaggio creato proprio per piacere alle donne.

Mi pare di capire che Jamie Fraser - il protagonista maschile della saga della Straniera - non abbia niente a che vedere con Drover, e non sia nemmeno un bad guy. Ma se il pH, anziché risalire, crollasse a livelli da acqua regia?

Per ogni evenienza, ho stipulato un altro patto con la Frau: se arriva la tristezza, la manderemo via insieme.

Canzone del giorno: Paloalto - Breathe In.

lunedì 18 gennaio 2010

Il latino e Annamaria Mazzini

Le discussioni sull'(in)utilità dello studio del latino hanno almeno quattro tratti in comune con gli speciali televisivi su Mina:
  • la pressoché periodica cadenza;
  • la scontatezza del contenuto;
  • il progressivo aumento della densità di nostalgia: da noi studiavamo senza fare storie, adesso arrivano a 18 anni che non sanno neanche chi era Seneca! o una volta sì che erano canzoni, adesso non si capisce neanche cosa dicono! si giunge alla conclusione lapidaria e appassionata: non esiste liceo senza latino! o Mina è la più straordinaria cantante di tutti i tempi! cui segue uno scroscio di applausi;
  • il mantenimento dello status quo: il Castiglioni-Mariotti è sempre un best-seller, e la tigre di Cremona è sempre lontana dal palcoscenico.
Canzone del giorno: Green Day - Peacemaker.

domenica 17 gennaio 2010

¿Quién tiene la culpa?

Parque del Retiro

Argomento un po' delicato, quello di oggi.
Sono stato ospite da un mio amico a Madrid, all'inizio di dicembre, ed erano ormai 7 anni che non mi capitava di recarmi in un Paese del quale non parlo la lingua.

Le due sere che ho trascorso con una mia amica che è lì per l'Erasmus non ho avuto problemi di sorta: quando i ragazzi parlavano spagnolo, io li capivo, e loro capivano me quando parlavo italiano. Lo stesso però non si può dire, tranne poche eccezioni, di quando mi trovavo in un locale, un negozio o un museo. Non parliamo poi dei tentativi di conversazione in inglese.

Questi episodi in parte mi hanno consolato: noi italiani, nonostante i vari risultati esilaranti di chi "vuo' fa' l'americano," non siamo messi poi così male, o quantomeno c'è chi è messo peggio. Ma la responsabilità di tali episodi è principalmente mia.

Di sicuro tornerò a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011: prima di essere (almeno formalmente) fuori età, voglio prendere parte ad una Giornata Mondiale della Gioventù. E, per allora, vorrò aver imparato un minimo di spagnolo.

Ogni tanto, coloro che affermano che gli stranieri fanno finta di non capirci o ce l'hanno con noi italiani mi danno l'idea di avere più autostima di me. Ma io non faccio per nulla finta di non capire uno straniero, né ce l'ho con lui, se costui mi si rivolge in italiano con una pronuncia oscena, o sbaglia tutti gli accenti, o mette le parole alla rinfusa.

Di solito io sono molto paziente con gli stranieri, innanzitutto perché desidero che loro siano pazienti con me quando voglio esercitarmi nella loro lingua. A un'amica di queste parti un giorno capitò un cliente inglese: costui inizialmente le si rivolse in italiano e lei, notando le sue difficoltà, gli rispose in inglese. Il conseguente invito del cliente a proseguire la conversazione in italiano fu leggermente piccato, e la mia amica ci rimase un po' male ma, quantomeno per me, l'irritazione del cliente è fin troppo comprensibile.

Forse, però, dovrei fregarmene di più, anche se non ho un frasario essenziale. Anche perché è un blocco che - seppur in ben più stretta misura rispetto a qualche anno fa - caratterizza il mio comportamento un po' in tutto. È probabilmente la stessa ragione per cui faccio fatica ad affrontare un argomento di fisica se non ho prima studiato la matematica che sta alla sua base. Ed è la stessa ragione per cui inizialmente osservo, prima di inserirmi in una discussione. Ma, per fortuna, molti problemi me li sono già lasciati alle spalle.

Canzone del giorno: Eels - Dog Faced Boy.