lunedì 2 maggio 2011
Maillot rose
Non so perché, negli ultimi giorni, mi venisse spesso in mente il nome di Dave Zabriskie, corridore di Salt Lake City, UT. Forse era un segno del destino: dopo un paio di stagioni sottotono, l'atleta della Garmin-Cervélo torna alla vittoria, nella sua specialità preferita; sua è la cronometro di Signal-de-Bougy, quarta tappa del Giro di Romandia.
In questi giorni mi preparo psicologicamente al Giro d'Italia, al via sabato prossimo a Venaria Reale (TO): dopo le 4 tappe dal vivo del 2009, l'anno scorso sono rimasto a secco - complice anche il matrimonio di mia cugina - e quest'anno è decisamente il caso di recuperare; in questo periodo non mi si chieda di indossare maschere di felicità, con giacca e cravatta al seguito.
Il rosa forse non è il colore che meglio si intona con la mia carnagione, ma mi si addice di più, ora. E, nel frattempo, ho scoperto che una maglia rosa c'è anche al Giro di Romandia: è riservata al miglior scalatore, quest'anno Chris Anker Sørensen.
Però, che né Richie Porte, compagno di squadra di Sørensen alla Saxo Bank e secondo nella cronometro dietro Zabriskie, né Cadel Evans, vincitore finale della corsa svizzera, vengano al Giro d'Italia, non mi piace proprio, no no.
Canzone del giorno: Autoreverse - Satelliti (al concerto di piazza S. Giovanni).
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Ho amato profondamente il ciclismo, le imprese dei miei idoli Chiappucci, Pantani e Bugno tra tutti sono tra i miei ricordi più belle. Quante lacrime ho versato seguendo le gesta dei miei eroi. Ma ora? Non riesco più a guardare una gara da anni, il doping ha ucciso i miei entusiasmi e le mie passioni.
RispondiEliminaUn saluto