When we go on about the big things, the political situation, global warming, world poverty, it all looks really terrible, with nothing getting better, nothing to look forward to. But when I think small, closer in-you know, a girl I've just met, or this song we'regoing to do with Chas, or snowboarding next month, then it looks great. So this is going to be my motto - think small.Canzone del giorno: The Underdog Project - Saturday (giuro non l'ho fatto apposta!).
venerdì 23 luglio 2010
Pensare in piccolo
Il commento di Silvia a Occhio non vede... sul blog di Artemisia, post che risponde in parte a Lontano dal "qui e ora" che io le avevo dedicato, cita un passo da Saturday di Ian McEwan. Con il proposito di leggere presto il romanzo, lo rilancio, in quanto riassume in poche righe il mio attuale pensiero:
giovedì 22 luglio 2010
Divieto di previsione
Per certa gente, la consultazione delle previsioni del tempo dovrebbe essere vietata per legge.
Avete presente quando, per esempio, è martedì, state organizzando una gita al mare per il weekend e uno dei vostri amici se ne esce con: "eh, ma ho guardato le previsioni, hanno messo brutto tempo per domenica..." quasi sperando che la gita salti?
E che palle, ragazzi: è martedì, aspettiamo almeno di vedere cosa dicono sabato. Ed eventualmente domenica faremo qualcos'altro. Ma perché qualcuno ha bisogno di programmare tutto anche in vacanza?
Canzone del giorno: Ash - Neon.
Avete presente quando, per esempio, è martedì, state organizzando una gita al mare per il weekend e uno dei vostri amici se ne esce con: "eh, ma ho guardato le previsioni, hanno messo brutto tempo per domenica..." quasi sperando che la gita salti?
E che palle, ragazzi: è martedì, aspettiamo almeno di vedere cosa dicono sabato. Ed eventualmente domenica faremo qualcos'altro. Ma perché qualcuno ha bisogno di programmare tutto anche in vacanza?
Canzone del giorno: Ash - Neon.
(Ancora) incompiuto
Anni fa, molti anni fa, scrivevo racconti.
Ne scrissi almeno 7 l'anno della mia maturità e quasi altrettanti l'anno dopo.
La maggior parte sono oggettivamente illeggibili, sfoghi di un adolescente che forse già adolescente non era più, almeno sulla carta. Solo di un paio dico che mi sono riusciti discretamente: uno è narrato in prima persona da una protagonista femminile, l'altro è una fiaba. Anzi, della fiaba vado molto fiero. Forse un giorno la pubblicherò anche qui.
Tuttavia, sono ormai 10 anni che non riesco ad inventare una storia che sia una. Ogni tanto mi viene un'idea, ma ad essa non segue uno sviluppo decente né una conclusione.
Attualmente, un'idea c'è. E anche una conclusione. Mancano alcuni passaggi importanti e soprattutto la loro giustificazione. Che faccio?
Non è una domanda banale. Non scrivere da 10 anni è frustrante.
Canzone del giorno: Maxïmo Park - By The Monument.
Ne scrissi almeno 7 l'anno della mia maturità e quasi altrettanti l'anno dopo.
La maggior parte sono oggettivamente illeggibili, sfoghi di un adolescente che forse già adolescente non era più, almeno sulla carta. Solo di un paio dico che mi sono riusciti discretamente: uno è narrato in prima persona da una protagonista femminile, l'altro è una fiaba. Anzi, della fiaba vado molto fiero. Forse un giorno la pubblicherò anche qui.
Tuttavia, sono ormai 10 anni che non riesco ad inventare una storia che sia una. Ogni tanto mi viene un'idea, ma ad essa non segue uno sviluppo decente né una conclusione.
Attualmente, un'idea c'è. E anche una conclusione. Mancano alcuni passaggi importanti e soprattutto la loro giustificazione. Che faccio?
Non è una domanda banale. Non scrivere da 10 anni è frustrante.
Canzone del giorno: Maxïmo Park - By The Monument.
martedì 20 luglio 2010
Bagnères-de-Luchon - Pau
Sfoghi in ordine sparso:
- Andy Schleck deve attaccare, se vuole avere qualche speranza di vincere questo Tour. Oggi ok che l'ultima salita era a più di 50 km dal traguardo, ma possibile che parte una fuga da lontano e nemmeno un corridore della Saxo Bank si inserisce?
- dov'è quel Richard Virenque che, sui Vosgi, tentò con la sua squadra il tutto per tutto per recuperare su Ullrich? dov'è quel Floyd Landis (non mi interessa se era dopato!) che, dopo una giornata di crisi nera, va in fuga e guadagna 6 minuti?
- la RadioShack sarà pure una squadra di ex corridori, ma almeno è una squadra;
- Lance Armstrong si aspettava pure il tappeto rosso?
- Pierrick Fédrigo: vai, continua così, come 4 anni fa a Gap e l'anno scorso a Tarbes. Gli altri corridori ogni volta diranno "e questo chi è?" e tu li befferai;
- Damiano Cunego: terzo fino a 400 m dall'arrivo e quasi ultimo subito dopo, una tattica infallibile.
venerdì 16 luglio 2010
Lontano dal "qui e ora"
Questo post è dedicato ad Artemisia e, con lei, a tutti i blogger "impegnati" . Con affetto sincero.
Primo clic della giornata su Repubblica o Corriere; sguardo esitante al Giornale o a Libero, convinti di ridere; fuga all'Unità o al País, per smaltire il travaso di bile e sognare la Spagna di Zapatero (e di Iniesta). Conoscenza di vita, morte e miracoli (a letto) di ministri, sottosegretari e portaborse. Ricerca affannosa di un punto di riferimento nell'opposizione. Speranze ad ogni processo a Silvio o nervosismo nella maggioranza: dai, dai, stavolta cade; e frustrazione alla puntuale legge che lo salva. Incazzatura ad ogni notizia edulcorata del Tg1. Cortei, bandiere e fischietti. Pellegrinaggio a tutte le presentazioni dei libri di Marco Travaglio; grasse risate, coda per autografo e dedica, e sguardi da film horror all'uscita: ma come ne usciamo?
Le conosco tutte, queste sensazioni. Le ho provate tutte. Se questo blog fosse stato aperto due-tre anni prima, anche io avrei vissuto l'esperienza del blogger impegnato: banner, appelli, richiami ad articoli, commenti.
Ora, insultatemi come volete: datemi del qualunquista o dell'egoista, e probabilmente vi darò ragione. Ma già prima che uscisse l'articolo, all'indomani delle ultime elezioni politiche, da parte mia era in atto il decalogo di Roberto Cotroneo: come sopravvivere alla coppia B&B. A dire il vero, forse Cotroneo non desiderava un'applicazione letterale, ma io umanamente non ho altra scelta. Negli anni da "impegnato" ho dato il peggio di me: tutte le mie energie erano finalizzate a non soccombere nelle polemiche. Ma a che scopo?
Detesto il metodo stereotipato delle polemiche in Rete (e non solo). I gruppi sono due e non più di due. Quelli di "sinistra" : fannulloni, parassiti dello Stato, finti intellettuali, spinellati, finti ecologisti, no-global con la villa a Cortina, amici dei terroristi, mangiapreti. Quelli di "destra" : prepotenti, caproni col Suv, lettori (nel caso migliore) di Chi, evasori fiscali, razzisti, inquinatori, cocainomani, baciapile. Vuoi rifuggire a questa classificazione? Non ce la fai: coloro con cui scherzavi appena un'ora prima ti ci riportano a forza, spingendoti nella categoria opposta alla loro.
Un paio di esempi? Aver perso un'amicizia (non particolarmente solida, evidentemente) per aver dichiarato il mio appoggio al maestro unico alle elementari: adesso sembra una manovra catto-fascista, ma qualcuno ricorda che, nel 1995, uno dei 20 quesiti referendari proposti dai Radicali chiedeva proprio questo? E poi, lo storico Angelo Del Boca che, su Micromega, boccia le tracce di italiano dell'ultimo esame di maturità, perché le foibe, e così Primo Levi, non sono comprese nel programma scolastico. È tanto se si arriva a D'Annunzio. Dunque si pretende che il giovane frequenti altre letture, oltre a quelle scolastiche. Inoltre, la questione delle foibe è molto complessa.
Traduzione: la letteratura del Novecento è roba nostra, non si può proporre sotto un governo di destra. E le foibe le vogliamo insegnare noi, con i nostri testi e con docenti rigorosamente muniti di tessera del Pci. Complimenti, Del Boca: sei fortunato perché probabilmente Gasparri non legge Micromega. Sarà felice anche la mia insegnante di italiano delle medie, che per tre anni mi ha martellato perché non leggevo libri al di fuori di quelli obbligatori.
Dal mio personale palinsesto ho rimosso Porta a porta e tutte le trasmissioni politiche. Sì, anche Annozero. I giornali li leggo quando capita, tranne il Sole 24 Ore, la domenica quando c'è l'inserto culturale. Ecco, Radio 24 non l'ho abbandonata e nemmeno Radiouno. Ma non aspettatevi di vedermi ad una protesta contro la base Nato di Vicenza: mica vorrete lasciarmi senza la musica di AFN, o sì?
Posso dire che, da qualche anno, mi sto dedicando a tutte le cose che vanno oltre il qui e ora. La fisica è la prima: le leggi scientifiche non si prestano a interpretazioni di giudici. La musica, purtroppo ancora non dal lato pratico: sentendo questo Allegro cantabile dalla 5ª Sinfonia per organo di Charles-Marie Widor, a puro titolo di esempio, ha importanza se al governo c'è la destra o la sinistra?
Il teatro: dallo scorso settembre faccio parte di una compagnia amatoriale e recitare è la cosa più bella che abbia mai fatto. La letteratura, rigorosamente narrativa. Il cinema e le serie televisive. Le lingue straniere. I viaggi, quando posso. E, soprattutto, conoscere gente. Entrare in contatto. Stringere amicizia. Amare.
Ho perso il conto delle volte in cui ho sentito, dalle parti del centrosinistra, che occorre recuperare il contatto con la gente. E allora, ragazzi, cosa aspettate? (Perché qui si parla a voi: voi che fate i banchetti per strada, voi che discutete in treno.) Non è difficile: basta non credere di trovarsi sistematicamente di fronte a decerebrati. Magari evitare di offendere i sentimenti religiosi. Ricordare che l'amore per i propri figli è uguale per tutti, e che quando finisce una storia importante, o quando perdiamo il lavoro, soffriamo tutti allo stesso modo.
Ciò che vedo ultimamente, tuttavia, mi fa capire che la situazione non migliorerà, sotto questo punto di vista. La scorsa primavera, chiesi a un mio conoscente, militante del popolo viola, perché secondo lui Berlusconi continua a vincere. Perché, fu la risposta, per vent'anni la nostra mentalità si è modellata a sua immagine, a causa di un bombardamento scientifico di televisione commerciale.
Non si tratta di un caso isolato: è un'idea molto diffusa. Un'idea di comodo, tuttavia: per non mettersi in discussione. Cosa fa credere di essere migliori degli altri al punto di non essere stati condizionati da niente e da nessuno? Ci chiediamo mai, di fronte ad una folla che non capisce quello che diciamo, se non è la folla ad essere stupida ma noi che non sappiamo esprimerci?
Sono questi atteggiamenti, così come le accese discussioni se sia meglio Vendola o Ferrando - mentre dall'altra parte i ranghi sono compatti come il vecchio treno di Cipollini - a causarmi quasi più nausea per la sinistra che per la destra. Marco Travaglio pubblica ormai un libro ogni tre mesi, copia carbone dei precedenti. Ha ragione Paolo Barnard a parlare di "industria dell'indignazione" .
Se tra i miei lettori qualcuno si fosse sentito chiamato in causa, non ne abbia a male. Vi voglio bene, e la mia stima per la dedizione di Travaglio e dei colleghi del Fatto quotidiano non è cambiata. Ma, se voi volete bene a me, non cercate di coinvolgermi nelle iniziative plateali. Il meglio di me, ora, voglio darlo nella vita di tutti i giorni, e nei piccoli gesti. L'unico No Berlusconi Day che ha senso, per me, è il giorno delle elezioni.
Primo clic della giornata su Repubblica o Corriere; sguardo esitante al Giornale o a Libero, convinti di ridere; fuga all'Unità o al País, per smaltire il travaso di bile e sognare la Spagna di Zapatero (e di Iniesta). Conoscenza di vita, morte e miracoli (a letto) di ministri, sottosegretari e portaborse. Ricerca affannosa di un punto di riferimento nell'opposizione. Speranze ad ogni processo a Silvio o nervosismo nella maggioranza: dai, dai, stavolta cade; e frustrazione alla puntuale legge che lo salva. Incazzatura ad ogni notizia edulcorata del Tg1. Cortei, bandiere e fischietti. Pellegrinaggio a tutte le presentazioni dei libri di Marco Travaglio; grasse risate, coda per autografo e dedica, e sguardi da film horror all'uscita: ma come ne usciamo?
Le conosco tutte, queste sensazioni. Le ho provate tutte. Se questo blog fosse stato aperto due-tre anni prima, anche io avrei vissuto l'esperienza del blogger impegnato: banner, appelli, richiami ad articoli, commenti.
Ora, insultatemi come volete: datemi del qualunquista o dell'egoista, e probabilmente vi darò ragione. Ma già prima che uscisse l'articolo, all'indomani delle ultime elezioni politiche, da parte mia era in atto il decalogo di Roberto Cotroneo: come sopravvivere alla coppia B&B. A dire il vero, forse Cotroneo non desiderava un'applicazione letterale, ma io umanamente non ho altra scelta. Negli anni da "impegnato" ho dato il peggio di me: tutte le mie energie erano finalizzate a non soccombere nelle polemiche. Ma a che scopo?
Detesto il metodo stereotipato delle polemiche in Rete (e non solo). I gruppi sono due e non più di due. Quelli di "sinistra" : fannulloni, parassiti dello Stato, finti intellettuali, spinellati, finti ecologisti, no-global con la villa a Cortina, amici dei terroristi, mangiapreti. Quelli di "destra" : prepotenti, caproni col Suv, lettori (nel caso migliore) di Chi, evasori fiscali, razzisti, inquinatori, cocainomani, baciapile. Vuoi rifuggire a questa classificazione? Non ce la fai: coloro con cui scherzavi appena un'ora prima ti ci riportano a forza, spingendoti nella categoria opposta alla loro.
Un paio di esempi? Aver perso un'amicizia (non particolarmente solida, evidentemente) per aver dichiarato il mio appoggio al maestro unico alle elementari: adesso sembra una manovra catto-fascista, ma qualcuno ricorda che, nel 1995, uno dei 20 quesiti referendari proposti dai Radicali chiedeva proprio questo? E poi, lo storico Angelo Del Boca che, su Micromega, boccia le tracce di italiano dell'ultimo esame di maturità, perché le foibe, e così Primo Levi, non sono comprese nel programma scolastico. È tanto se si arriva a D'Annunzio. Dunque si pretende che il giovane frequenti altre letture, oltre a quelle scolastiche. Inoltre, la questione delle foibe è molto complessa.
Traduzione: la letteratura del Novecento è roba nostra, non si può proporre sotto un governo di destra. E le foibe le vogliamo insegnare noi, con i nostri testi e con docenti rigorosamente muniti di tessera del Pci. Complimenti, Del Boca: sei fortunato perché probabilmente Gasparri non legge Micromega. Sarà felice anche la mia insegnante di italiano delle medie, che per tre anni mi ha martellato perché non leggevo libri al di fuori di quelli obbligatori.
Dal mio personale palinsesto ho rimosso Porta a porta e tutte le trasmissioni politiche. Sì, anche Annozero. I giornali li leggo quando capita, tranne il Sole 24 Ore, la domenica quando c'è l'inserto culturale. Ecco, Radio 24 non l'ho abbandonata e nemmeno Radiouno. Ma non aspettatevi di vedermi ad una protesta contro la base Nato di Vicenza: mica vorrete lasciarmi senza la musica di AFN, o sì?
Posso dire che, da qualche anno, mi sto dedicando a tutte le cose che vanno oltre il qui e ora. La fisica è la prima: le leggi scientifiche non si prestano a interpretazioni di giudici. La musica, purtroppo ancora non dal lato pratico: sentendo questo Allegro cantabile dalla 5ª Sinfonia per organo di Charles-Marie Widor, a puro titolo di esempio, ha importanza se al governo c'è la destra o la sinistra?
Il teatro: dallo scorso settembre faccio parte di una compagnia amatoriale e recitare è la cosa più bella che abbia mai fatto. La letteratura, rigorosamente narrativa. Il cinema e le serie televisive. Le lingue straniere. I viaggi, quando posso. E, soprattutto, conoscere gente. Entrare in contatto. Stringere amicizia. Amare.
Ho perso il conto delle volte in cui ho sentito, dalle parti del centrosinistra, che occorre recuperare il contatto con la gente. E allora, ragazzi, cosa aspettate? (Perché qui si parla a voi: voi che fate i banchetti per strada, voi che discutete in treno.) Non è difficile: basta non credere di trovarsi sistematicamente di fronte a decerebrati. Magari evitare di offendere i sentimenti religiosi. Ricordare che l'amore per i propri figli è uguale per tutti, e che quando finisce una storia importante, o quando perdiamo il lavoro, soffriamo tutti allo stesso modo.
Ciò che vedo ultimamente, tuttavia, mi fa capire che la situazione non migliorerà, sotto questo punto di vista. La scorsa primavera, chiesi a un mio conoscente, militante del popolo viola, perché secondo lui Berlusconi continua a vincere. Perché, fu la risposta, per vent'anni la nostra mentalità si è modellata a sua immagine, a causa di un bombardamento scientifico di televisione commerciale.
Non si tratta di un caso isolato: è un'idea molto diffusa. Un'idea di comodo, tuttavia: per non mettersi in discussione. Cosa fa credere di essere migliori degli altri al punto di non essere stati condizionati da niente e da nessuno? Ci chiediamo mai, di fronte ad una folla che non capisce quello che diciamo, se non è la folla ad essere stupida ma noi che non sappiamo esprimerci?
Sono questi atteggiamenti, così come le accese discussioni se sia meglio Vendola o Ferrando - mentre dall'altra parte i ranghi sono compatti come il vecchio treno di Cipollini - a causarmi quasi più nausea per la sinistra che per la destra. Marco Travaglio pubblica ormai un libro ogni tre mesi, copia carbone dei precedenti. Ha ragione Paolo Barnard a parlare di "industria dell'indignazione" .
Se tra i miei lettori qualcuno si fosse sentito chiamato in causa, non ne abbia a male. Vi voglio bene, e la mia stima per la dedizione di Travaglio e dei colleghi del Fatto quotidiano non è cambiata. Ma, se voi volete bene a me, non cercate di coinvolgermi nelle iniziative plateali. Il meglio di me, ora, voglio darlo nella vita di tutti i giorni, e nei piccoli gesti. L'unico No Berlusconi Day che ha senso, per me, è il giorno delle elezioni.
mercoledì 14 luglio 2010
Fatti, non pugnette!
Inserendo su eBay un annuncio di vendita di una macchina per scrivere trovata tra la spazzatura, Beatrice, protagonista di Generazione 1000 euro, dice allo spaesato (e amato) Matteo: la nostalgia è il primo segnale della crisi. Approvo, avendo io stesso comprato una vecchia Lettera 35 che, per la cronaca, è attualmente nel ripostiglio della casa di mia cugina e suo marito a Roma.
Ma se la nostalgia dichiara la crisi di una generazione, cosa dichiara la crisi della lettura?
Non certo le geremiadi di professori ed esperti radiofonici, né i dati Istat: quelli, anzi, semmai sono segnali di salute.
No. Che la lettura è in crisi lo dimostra il proliferare, in libreria, dei suoi elogi. Avrei dovuto accorgermene tre anni fa, quando pure ne avevo parlato con sospetto. Allora c'era solo Corrado Augias, tuttavia: ora, al giornalista romano, si affianca il suo concittadino Vittorio Sermonti (Il vizio di leggere), l'antropologa transalpina Michèle Petit (Elogio della lettura), la compianta Fernanda Pivano (Libero chi legge, pubblicato postumo), e chissà quali altri che mi sono sfuggiti o che non erano sullo scaffale.
Non vi dirò che leggere è bello. Primo, perché subito mi chiedereste che cosa; secondo, avete presente quelli che si vantano delle loro prestazioni a letto e la cosa più eccitante che vedono dal vivo sono le mutande della nonna? Insomma, vado a leggere.
Canzone del giorno: Three Days Grace - Pain.
Ma se la nostalgia dichiara la crisi di una generazione, cosa dichiara la crisi della lettura?
Non certo le geremiadi di professori ed esperti radiofonici, né i dati Istat: quelli, anzi, semmai sono segnali di salute.
No. Che la lettura è in crisi lo dimostra il proliferare, in libreria, dei suoi elogi. Avrei dovuto accorgermene tre anni fa, quando pure ne avevo parlato con sospetto. Allora c'era solo Corrado Augias, tuttavia: ora, al giornalista romano, si affianca il suo concittadino Vittorio Sermonti (Il vizio di leggere), l'antropologa transalpina Michèle Petit (Elogio della lettura), la compianta Fernanda Pivano (Libero chi legge, pubblicato postumo), e chissà quali altri che mi sono sfuggiti o che non erano sullo scaffale.
Non vi dirò che leggere è bello. Primo, perché subito mi chiedereste che cosa; secondo, avete presente quelli che si vantano delle loro prestazioni a letto e la cosa più eccitante che vedono dal vivo sono le mutande della nonna? Insomma, vado a leggere.
Canzone del giorno: Three Days Grace - Pain.
venerdì 9 luglio 2010
Vicinanza
Eliminata la mia Germania ai mondiali in Sudafrica - al cuore non si comanda - in finale c'è una delle squadre in cui riponevo le speranze. Sia Olanda che Spagna meriterebbero un titolo iridato: gli iberici per il loro gioco, gli oranje per la loro storia. Ma chi mi conosce già lo sa: domenica sarò vestito di arancione.
Non so quanti italiani mi faranno compagnia. Forse gli appassionati di ciclismo, ben consci che se gli olandesi non ci fossero bisognerebbe inventarli. Forse gli interisti, per Wesley Sneijder: anche questo sarebbe uno scherzo del destino.
Molti miei conoscenti tiferanno Spagna come già l'hanno tifata agli europei. Non nascondo un certo fastidio, visto che l'Italia era stata eliminata proprio dalla Spagna, ma io non avevo trovato lo stesso supporto, a Francia '98, per i bleus. Anzi, fu proprio il ritorno del razzismo contro i cugini d'oltralpe (quantomeno, per come è stata la mia esperienza) ad allontanarmi dai nostri Azzurri.
È comprensibile, in ogni caso, visto che, al di là della simpatia per questo o quel giocatore, ognuno tifa le squadre delle nazioni che sente più vicine, e molti italiani si sentono culturalmente vicini agli spagnoli - se non altro perché credono che per parlare spagnolo basti mettere le S e qualche olé.
Io non mi sottraggo a tale meccanismo. Ma la mia vicinanza, all'estero, sta altrove. E, un po' a malincuore, ammetto che è limitata a Europa centro-settentrionale e Nord America. I motivi sono svariati: per quello che riguarda il passato, annovero - tralasciando moltissimo - l'architettura gotica (quella vera), la pittura fiamminga, la musica di Byrd e Purcell, Bach e Händel, i virtuosi del clavicembalo; poi John Constable, la poesia di Coleridge, James Joyce, gli impressionisti, i fratelli Grimm (e la legge di Grimm in linguistica), Jacques Prévert. Uscendo da scuola, trovo una grande strada ferrata che mi porta tutt'intorno alla terra, e lungo il cammino incontro la musica indie, il cinema, le serie televisive, Starbucks e il Superbowl, e soprattutto il ciclismo, tra classiche del Nord e Tour de France. Ci sarebbe la Vuelta a España, ma la Rai non la trasmette mai... Ecco: regalatemi un abbonamento a Sky e vedrete che i miei orizzonti si allargheranno.
Tutto - anche questo è un mio limite - è influenzato dalle lingue straniere che parlo: francese (la prima da me imparata, che mi ha salvato dalla scuola media), inglese, tedesco e, da qualche mese, un po' di neerlandese. Perché con le lingue vengono le persone - e io voglio parlare o la mia lingua madre o quella di colui che ho di fronte: detesto l'inglese pigliatutto. C'è molto di narcisistico, lo so: ma la soddisfazione di sentirsi dire tu parles très bien le français o es ist unglaublich, du sprichst Deutsch ohne Akzent non ha prezzo!
Tenendo conto della mia curiosità linguistica, non rimarrò fermo a Europa centro-settentrionale e Nord America. Molto probabilmente la prossima lingua sarà il russo o il finlandese. E ci sarà da divertirsi.
Canzone del giorno: Kasabian - Reason Is Treason.
Non so quanti italiani mi faranno compagnia. Forse gli appassionati di ciclismo, ben consci che se gli olandesi non ci fossero bisognerebbe inventarli. Forse gli interisti, per Wesley Sneijder: anche questo sarebbe uno scherzo del destino.
Molti miei conoscenti tiferanno Spagna come già l'hanno tifata agli europei. Non nascondo un certo fastidio, visto che l'Italia era stata eliminata proprio dalla Spagna, ma io non avevo trovato lo stesso supporto, a Francia '98, per i bleus. Anzi, fu proprio il ritorno del razzismo contro i cugini d'oltralpe (quantomeno, per come è stata la mia esperienza) ad allontanarmi dai nostri Azzurri.
È comprensibile, in ogni caso, visto che, al di là della simpatia per questo o quel giocatore, ognuno tifa le squadre delle nazioni che sente più vicine, e molti italiani si sentono culturalmente vicini agli spagnoli - se non altro perché credono che per parlare spagnolo basti mettere le S e qualche olé.
Io non mi sottraggo a tale meccanismo. Ma la mia vicinanza, all'estero, sta altrove. E, un po' a malincuore, ammetto che è limitata a Europa centro-settentrionale e Nord America. I motivi sono svariati: per quello che riguarda il passato, annovero - tralasciando moltissimo - l'architettura gotica (quella vera), la pittura fiamminga, la musica di Byrd e Purcell, Bach e Händel, i virtuosi del clavicembalo; poi John Constable, la poesia di Coleridge, James Joyce, gli impressionisti, i fratelli Grimm (e la legge di Grimm in linguistica), Jacques Prévert. Uscendo da scuola, trovo una grande strada ferrata che mi porta tutt'intorno alla terra, e lungo il cammino incontro la musica indie, il cinema, le serie televisive, Starbucks e il Superbowl, e soprattutto il ciclismo, tra classiche del Nord e Tour de France. Ci sarebbe la Vuelta a España, ma la Rai non la trasmette mai... Ecco: regalatemi un abbonamento a Sky e vedrete che i miei orizzonti si allargheranno.
Tutto - anche questo è un mio limite - è influenzato dalle lingue straniere che parlo: francese (la prima da me imparata, che mi ha salvato dalla scuola media), inglese, tedesco e, da qualche mese, un po' di neerlandese. Perché con le lingue vengono le persone - e io voglio parlare o la mia lingua madre o quella di colui che ho di fronte: detesto l'inglese pigliatutto. C'è molto di narcisistico, lo so: ma la soddisfazione di sentirsi dire tu parles très bien le français o es ist unglaublich, du sprichst Deutsch ohne Akzent non ha prezzo!
Tenendo conto della mia curiosità linguistica, non rimarrò fermo a Europa centro-settentrionale e Nord America. Molto probabilmente la prossima lingua sarà il russo o il finlandese. E ci sarà da divertirsi.
Canzone del giorno: Kasabian - Reason Is Treason.
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