martedì 21 giugno 2011

La mia maturità

Un tempo facevo la parte del vecchio saggio: non preoccupatevi, è solo un esame, poi ci riderete su.
Ora, con l'età che avanza più velocemente della saggezza, sono più io ad immedesimarmi in loro.


L'estate che (astronomicamente) inizia oggi alle 7.16 di sera è ormai la quattordicesima, dopo il mio diploma di maturità scientifica. L'esame era alla vecchia maniera: commissione tutta esterna ad eccezione di un interno, due scritti e orale su due materie. Più facile, almeno sulla carta, della formula attuale, ma l'ansia era la stessa.

Al liceo non ero un po' secchione: ero un secchione hors catégorie; come le salite leggendarie del Tour de France; come il Mont Ventoux, tanto caro a Petrarca come a Eros Poli (io preferisco quest'ultimo).


Non versavo il sangue sui libri e avevo numerosi interessi al di fuori delle materie di studio; ma tenevo molto a fare bene. I bei voti erano un motivo d'orgoglio, principalmente perché venivano da professori che io per primo stimavo; e poi - lo ammetto - erano una forma di rivincita su coloro che, per anni, mi avevano preso in giro per la mia ingenuità e imbranataggine.

Giunto all'ultimo anno, nonostante la mia media fosse la migliore della classe e tutta la mia famiglia, i miei amici, i miei compagni... lo dessero praticamente per scontato, non credevo di poter ambire al voto massimo - che allora era 60. La previsione era confermata dal mio insegnante di italiano, non essendo io troppo brillante nei temi.

Tutto il mio nervosismo era concentrato sulla prima prova. Mi ripetevo, a ciclo continuo: io non capisco niente di politica né di grandi problematiche mondiali, e non ho nemmeno fantasia; cosa potrò scrivere, in un tema di attualità, che non sia un luogo comune? l'unica mia speranza è il tema di letteratura, ma non è che l'abbia studiata così approfonditamente! finirò per consegnare in bianco e sarò cacciato dalla scuola con disonore: me lo sento!

Tuttora invidio chi (la maggioranza) è tranquillo alla vigilia del compito di italiano. So che è strano, ma ero letteramente terrorizzato alla prospettiva di non avere la minima idea di cosa scrivere.

Della prova di matematica, invece, non avevo alcuna paura: l'unica altra paura  era che la commissione mi scegliesse, per la seconda prova orale, una materia diversa dalla mia preferita.

Il colloquio, a parte la normale tensione al momento di parlare inglese - ah, avessi ora 19 anni, quando i telefilm si vedono in lingua originale! - filò liscio; e quando mi furono mostrati gli scritti corretti, cominciai a credere sul serio nella possibilità dei sessanta sessantesimi. Il mio tema - avevo scelto la traccia letteraria, ovviamente - era piaciuto molto al commissario di italiano, e in matematica non avevo sbagliato una virgola. I miei compagni ancora ricordano le mani aperte della giovane commissaria di matematica, che indicava al presidente "dieci!!!"

Poche settimane prima di morire, mio papà mi disse che, nel mio liceo, dove lui ha insegnato fino all'anno scorso, è ancora il mio l'ultimo compito di matematica risolto per intero e senza errori.

Era il 7 luglio 1997. Quel pomeriggio andai in parrocchia: era periodo di grest. E in tutti i giorni che restavano mi divertii come mai mi ero divertito, a fare l'animatore.


Infine, i voti.
Cinquantotto.
E tutto perché - l'avremmo saputo dal commissario interno - il professore di inglese si impuntò a non voler dare più di 8.
So che molti avrebbero messo non una, ma cento firme per un voto del genere, ma per me fu nient'altro che una presa in giro.
E quanto mi bruciarono le parole del mio insegnante di italiano: meglio un 58 meritato che un 60 regalato. Voleva dirmi che un 60 sarebbe stato regalato? Che il suo collega nella mia commissione dispensava voti alti come noccioline?
Niente di tutto questo, anzi: lui mi voleva (e mi vuole) un gran bene; ma quanto avrei impiegato per capirlo...

E vai a raccontare la storia in litania a tutti i conoscenti che cadevano dalle nuvole: come? non ti hanno dato 60? ma perché?
Mi consolava giusto il fatto che nessuno l'avesse preso e che, con un po' di oscillazioni, le proporzioni si fossero grosso modo mantenute. Ma avrei impiegato un bel po' ad accettare la cosa. Avrei preso quattro 30 filati al primo anno di università - con una lode nello spauracchio Analisi I - ma io non volevo un qualunque massimo dei voti. Io volevo quel massimo dei voti.

Non è un caso che, ogni anno, io mi cimenti nella risoluzione degli esercizi d'esame. Ora è solo una tradizione, ma in prima battuta c'era sicuramente un desiderio di rivalsa postuma. Un paio di volte mi cimentai anche nella traduzione della versione di latino per il liceo classico, come a dire: avrei potuto prendere anche la maturità classica!

Per questo volli con tutte le mie forze il 110 alla laurea. Lo dissi anche al mio relatore: ho già detto troppe parolacce alla maturità. In certi momenti preferirei non essere tanto bravo: se sapessi di non poter ambire al massimo, mi accontenterei del mio e me la spasserei per bene. Come mi comporto in altri ambiti.


Non passa estate che io non senta di ingiustizie agli esami di Stato. Del compagno leccapiedi che prende più di quello che si è fatto il mazzo per cinque anni. Del bimbominkia che scrive o dormito senza H e prende 100; di quello che fa teatro e organizza cineforum che viene visto come un eccentrico fannullone.

Nondimeno, non è necessariamente un male che ci siano persone che non sono le prime della classe ma che hanno decine di interessi culturali - e viceversa.
Fa rabbia quando si vedono perfetti deficienti che portano a casa voti migliori dei nostri, ma in fin dei conti è l'ennesima riprova che il valore di una persona è troppo grande per essere misurato!

Canzone del giorno: Morning Parade - On Your Shoulders.

7 commenti:

  1. Complimenti per i tuoi risultati!! Certo non era un 60 ma sarebbe stato ancora peggio se alla fine ti avessero dato 59.
    Quanti ricordi... per me sono passati 5 anni anche se mi sembra fosse ieri! Non ti dico l'ansia che avevo addosso, a un mese dagli esami ero già talmente tesa che la pressione mi giocò un brutto scherzo e in un giorno solo mi feci due giri in ambulanza verso l'ospedale. Ripensandoci ora mi viene quasi da ridere!
    Alla fine sono uscita con un misero 74 pienamente consapevole che avrei potuto fare di più soprattutto pensando che solo due anni prima alla qualifica presi un 89 che mi rese immensamente felice!

    Complimenti per il post! Mi piace quando riescono a far tornare a galla dei ricordi!

    RispondiElimina
  2. Effettivamente 58 rode ma ti ha spinto a fare di meglio quindi è andata bene così!!!

    RispondiElimina
  3. innanzittutto complimenti...ora so di stare a parlare con un genio, sicuramente più genio di me! ;)
    io sono una mosca bianca alla luce di questo post...non ero spaventata per la prova di italiano perchè mi dicevo che infondo qualcosa avrei scritto. Lo spauracchio vero e proprio era il compito di matematica, nel quale ho fatto cilecca prendendo la sufficienza e copiando di brutto ;)
    agli esami- fatti ormai 6 anni fa- fui però premiata per la mia perseveranza, presi un voto che la classe intera non si aspettava, e non perchè ero stata leccaculo (anche perchè non lo saprei fare) ma semplicemente perchè su quel banco, in quei giorni di giugno afoso ho dato il massimo.
    alla fine ho preso 95, non ho più raggiungo risultati brillanti se non due 30 all'università...ma questa è un'altra storia!

    RispondiElimina
  4. Che emozione è stata leggere questo post!Sembrava lo avessi scritto io, con qualche differenza di anni e risultati. A 5 anni dalla maturità e pochi mesi dalla laurea specialistica però non so ancora cosa farò con tutti questi votoni, se veramente lo faccio per me :\

    Bisous!

    RispondiElimina
  5. io son uscita con 100... un 100 che avrà fatto incavolare molti miei compagni: son sempre stata bravina, ma mai bravissima ed eccellente.
    Alla maturità però ho fatto un super esame ed essendo stata aiutata dai prof - lo ammetto, ma come quasi tutti in classe - mi son presa il mio 100.

    anche io temevo tantissimo italiano, ma perchè era la materia che più mi piaceva e quindi andare in male in quella sarebbe stata una delusione enorme!

    RispondiElimina
  6. @Elisa: addirittura in ospedale?!? grazie dei complimenti :-) e sì, probabilmente sarebbe stato peggio se mi avessero dato 59, ma considerati gli strascichi direi che questo è stato più che sufficiente! ;-)

    @Chiara: sì, è stata una motivazione ulteriore!

    @Michi: che tu stia parlando con un genio non credo proprio! e complimenti a te :-)

    @Fra: intanto dai il massimo, a cosa gli sforzi saranno serviti penserai dopo averli sostenuti!

    @Fede: grande! hai fatto l'acuto al momento giusto :-)

    RispondiElimina
  7. Ah, ma allora non sei così giovane! ;-) Anch'io ho fatto la maturità con quella formula (correva l'anno 1981.
    La tua ultima osservazione rivela la saggezza degli anni: non sono gli esami che misurano il valore di una persona. Però è anche vero che questo famigerato esame casca in un periodo della vita in cui usciamo dall'adolescenza e vogliamo dimostrare di essere degni di stare nel mondo adulto. Per questo ci teniamo tanto e ci bruciano tanto i risultati al di sotto delle aspettative (58, poi, hai ragione: suona proprio di presa in giro). E poi capisco perfettamente le pressioni che hai subito come "bravo". E' difficile stare all'altezza della propria fama.
    A me, per fortuna, andò bene grazie anche all'abilità del membro interno.

    RispondiElimina