Devo ammettere che mi sono sbagliato: quest'anno di bandiere tricolori al Tour il giorno della festa nazionale non se ne sono viste in numero maggiore rispetto alle altre tappe. Avevo in mente il 2003, per esempio, quando a Gap, il giorno in cui Joseba Beloki si ruppe il femore, Alexandre Vinokourov vinse per distacco, percorrendo l'ultimo chilometro su un asfalto blu, bianco e rosso. Oppure otto anni prima, quando Laurent Jalabert, in maglia verde, compì un'impresa d'altri tempi a Mende.
Oggi si arrivava non lontano dal paese natale di Jaja (e del fratello Nicolas, tra i gregari dell'attuale maglia gialla Floyd Landis alla Phonak), e a Carcassonne Alessandro Ballan ha rischiato di portare ancora una volta l'Italia in cima al mondo sotto gli occhi dei transalpini. Ma primo è giunto un ucraino, molto noto da noi peraltro, Yaroslav Popovych. Quello che mi domando è: perché Cassani era tanto sicuro che Oscar Freire, in fuga con loro, per aver lasciato sempre a Ballan il compito di neutralizzare gli attacchi di Popovych (tranne l'ultimo, ovviamente), si era messo d'accordo con quest'ultimo? È impossibile pensare che anche un tre volte campione del mondo non ne avesse più?
Domandiamolo a lui. Ma ciò che è sicuramente impossibile, per gli italiani, è smettere di credere che tutti ce l'abbiano con loro.
Nessun commento:
Posta un commento