L'altro ieri il Tour de France da Esch-sur-Alzette arrivava a Valkenburg, in Olanda, su un percorso storico per il ciclismo - quattro volte sede di campionati del mondo, l'ultima delle quali vinta da Oskar Camenzind; e in cima al Cauberg, la salita a 2 km dal traguardo, da qualche anno è posto l'arrivo dell'Amstel Gold Race, la classica olandese vinta quest'anno da Frank Schleck.
In fuga, ripreso dal gruppo proprio sul Cauberg, era rimasto solo José Luis Arrieta, trentacinquenne di San Sebastian, gregario prima di Indurain e poi di Olano. Sarebbe stato bello se fosse riuscito a portare a termine l'impresa, dopo una vita passata a lavorare per altri corridori; invece, dopo essere stato beffato il giorno prima, ce la fa Matthias Kessler.
Mentre il basco era da solo al comando, Auro Bulbarelli chiede a Davide Cassani: "Ma è lui il marito di Joane Somarriba (tre volte vincitrice del Tour e due volte del Giro femminile, nonché campionessa del mondo della cronometro nel 2003, ndr)?"
Cassani ha un attimo di esitazione: "No... è un altro... ce l'ho sulla punta della lingua..."
Ma come, Cassani? Mi cadi così? Possibile che sul tuo iper-mega-supercomputer satellitare non ci sia traccia del matrimonio di Joane con José Ramón Gonzalez Arrieta? Hai pure bisogno che ti chiami Alessandro Giannelli (ex direttore sportivo della Fassa Bortolo, ndr)?
Bulbarelli: "Eh, ma del resto chissà quanti Gonzalez e quanti Arrieta ci sono in Spagna..."
No-no-no, Cassani, non è una giustificazione! Occhio, ché rischi il posto!
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