Se volete sapere la mia opinione, questo sistema ha un grosso vizio di forma. Dovrebbe essere tutto più chiaro. La gente dovrebbe esporre dei cartelli di fidanzamento. Come i servizi igienici. Libero. Occupato. Non dovrebbe esserci alcuna ambiguità in proposito.Oh, sono almeno dieci anni che lo dico... non avrà in casa la scatola del cucito, ma a 'sta Samantha Sweeting la laurea mica l'hanno data a caso, eh!
(da Sophie Kinsella, La regina della casa, cap. 2)
lunedì 31 luglio 2006
Cartelli di fidanzamento
sabato 29 luglio 2006
Io ad Amici di Maria de Filippi
... vi piacerebbe, eh?
Peccato che, per ora, l'onore di vedermi cantare di fronte a Chicco Sfondrini e Peppe Vessicchio, vestito di rosso (ma c'era scritto sfida, sulla maglietta?) e con i jeans strappati, l'abbia avuto solo una persona.
Ossia una mia amica partenopea, stanotte, nel suo letto.
Lei afferma che Maria de Filippi era in piedi accanto a me. Ma io non le davo nemmeno un cazzotto?
Peccato che, per ora, l'onore di vedermi cantare di fronte a Chicco Sfondrini e Peppe Vessicchio, vestito di rosso (ma c'era scritto sfida, sulla maglietta?) e con i jeans strappati, l'abbia avuto solo una persona.
Ossia una mia amica partenopea, stanotte, nel suo letto.
Lei afferma che Maria de Filippi era in piedi accanto a me. Ma io non le davo nemmeno un cazzotto?
venerdì 28 luglio 2006
Dilemma diofantino
Relatività generale. È l'ultimo esame che mi resta, a partire da ieri pomeriggio. Flamme rouge anche per me. (*)
Gli ultimi giorni, finito di studiare, prima di andare a letto facevo due passi per le strade del quartiere dove abito, a Padova, e passavo accanto a dei campi sportivi. Proprio a quell'ora partivano, in sequenza, gli irrigatori, e se stavo vicino alla rete di recinzione, con una bava di vento favorevole, ero irrigato pure io. Con 40° C all'ombra pure alle sette di sera - e non doveva essere molto meno, all'una di notte - pregasi irrigarmi in abbondanza.
Durante le medesime passeggiate mi è venuta anche l'idea per una fiaba; spero di avere la pazienza che avevo qualche anno fa per mettere il tutto per iscritto.
Tra qualche giorno dovrei partire per Roma, dalla mia famiglia. Non vedo l'ora di dire a mio cugino, il quale ogni estate mi rompe le scatole perché porto i sandali (a suo dire, mi renderebbero più degno dell'altra sponda), che il professore che ieri mi esaminò esplicitamente apprezzò quando mi presentai da lui con i sandali ai piedi, lui che è stato di recente affascinato dal club dei Nati Scalzi!
Per finire, un divertente siparietto.
Antefatto: qualche giorno prima, quando mi ero recato dal professore per stabilire la data, gli dissi che mi restava solo da ripassare il capitolo sulle stime per i sistemi isocròni.
Lui mi corresse la pronuncia - isòcroni, si dovrebbe dire - e lì discutemmo brevemente delle parole derivate dal greco, e della possibilità di porre l'accento sulla terzultima (originale greco) o sulla penultima sillaba (latinizzato), come in Ifigénia/Ifigenìa, idròlisi/idrolìsi, e così via. Ricordando l'esistenza di una curva chiamata brachistocrona e la possibilità, anche in questo caso, di entrambe le pronunce, il professore concluse dicendo che avrebbe accettato un isocròno da parte mia. (Del resto ho fatto lo scientifico io, eh... e poi dicendo isòcrono parlando velocemente mi incartavo sempre sul cr!)
Ieri, al termine dell'interrogazione, avendo sempre pronunciato come piace a lui, dissi: "Professore, ha visto che alla fine della fiera sono riuscito a non dire isocròno neanche una volta?"
E lui: "Però ha detto condizione diofantina, mentre in italiano si dice diofantea!" (il termine viene da Diofanto di Alessandria, importante matematico greco-ellenistico, ndr)
Io: "Ma veramente il primo da cui sentii dire diofantina fu il prof. G.!" (colui che aveva tenuto le lezioni che riguardavano quell'argomento, nonché colui che mi aveva rivolto le domande, ndr)
Intervenne così il prof. G.: "Infatti si dice anche diofantina!"
E l'altro: "Sì, è un inglesismo..."
Ancora il prof. G.: "Però ci sono anche le equazioni diofantine ..."
"E infatti in italiano si dice equazioni diofantee! Diophantine equations, equazioni diofantee!"
"Beh, però in fin dei conti chi può stabilire quale sia la dizione italiana esatta?"
Con il professore che si accinse a registrarmi il voto la discussione si interruppe. In effetti una risposta qualcuno la potrebbe dare: Diofanto stesso. Solo che è morto più di 1700 anni fa, mannaggia...
Canzone del giorno: Mary J. Blige - Be Without You.
(*) con buona pace di Floyd Landis e dell'antidoping.
Gli ultimi giorni, finito di studiare, prima di andare a letto facevo due passi per le strade del quartiere dove abito, a Padova, e passavo accanto a dei campi sportivi. Proprio a quell'ora partivano, in sequenza, gli irrigatori, e se stavo vicino alla rete di recinzione, con una bava di vento favorevole, ero irrigato pure io. Con 40° C all'ombra pure alle sette di sera - e non doveva essere molto meno, all'una di notte - pregasi irrigarmi in abbondanza.
Durante le medesime passeggiate mi è venuta anche l'idea per una fiaba; spero di avere la pazienza che avevo qualche anno fa per mettere il tutto per iscritto.
Tra qualche giorno dovrei partire per Roma, dalla mia famiglia. Non vedo l'ora di dire a mio cugino, il quale ogni estate mi rompe le scatole perché porto i sandali (a suo dire, mi renderebbero più degno dell'altra sponda), che il professore che ieri mi esaminò esplicitamente apprezzò quando mi presentai da lui con i sandali ai piedi, lui che è stato di recente affascinato dal club dei Nati Scalzi!
Per finire, un divertente siparietto.
Antefatto: qualche giorno prima, quando mi ero recato dal professore per stabilire la data, gli dissi che mi restava solo da ripassare il capitolo sulle stime per i sistemi isocròni.
Lui mi corresse la pronuncia - isòcroni, si dovrebbe dire - e lì discutemmo brevemente delle parole derivate dal greco, e della possibilità di porre l'accento sulla terzultima (originale greco) o sulla penultima sillaba (latinizzato), come in Ifigénia/Ifigenìa, idròlisi/idrolìsi, e così via. Ricordando l'esistenza di una curva chiamata brachistocrona e la possibilità, anche in questo caso, di entrambe le pronunce, il professore concluse dicendo che avrebbe accettato un isocròno da parte mia. (Del resto ho fatto lo scientifico io, eh... e poi dicendo isòcrono parlando velocemente mi incartavo sempre sul cr!)
Ieri, al termine dell'interrogazione, avendo sempre pronunciato come piace a lui, dissi: "Professore, ha visto che alla fine della fiera sono riuscito a non dire isocròno neanche una volta?"
E lui: "Però ha detto condizione diofantina, mentre in italiano si dice diofantea!" (il termine viene da Diofanto di Alessandria, importante matematico greco-ellenistico, ndr)
Io: "Ma veramente il primo da cui sentii dire diofantina fu il prof. G.!" (colui che aveva tenuto le lezioni che riguardavano quell'argomento, nonché colui che mi aveva rivolto le domande, ndr)
Intervenne così il prof. G.: "Infatti si dice anche diofantina!"
E l'altro: "Sì, è un inglesismo..."
Ancora il prof. G.: "Però ci sono anche le equazioni diofantine ..."
"E infatti in italiano si dice equazioni diofantee! Diophantine equations, equazioni diofantee!"
"Beh, però in fin dei conti chi può stabilire quale sia la dizione italiana esatta?"
Con il professore che si accinse a registrarmi il voto la discussione si interruppe. In effetti una risposta qualcuno la potrebbe dare: Diofanto stesso. Solo che è morto più di 1700 anni fa, mannaggia...
Canzone del giorno: Mary J. Blige - Be Without You.
(*) con buona pace di Floyd Landis e dell'antidoping.
lunedì 24 luglio 2006
Oggi è un giorno importante
Perché 223 anni fa nacque Simón Bolívar;
perché 159 anni fa fu fondata Salt Lake City (per poterci ospitare le Olimpiadi invernali 155 anni più tardi);
perché 32 anni fa morì James Chadwick, il fisico che scoprì il neutrone;
perché un anno fa Lance Armstrong vinse il suo settimo Tour de France (tanto per restare in tema);
ma soprattutto perché 6 anni fa, a Freiburg im Breisgau, io diedi il mio primo bacio.
(e come sarebbe proseguita la storia? ehm ehm... facciamo che mi appello al 5º emendamento, ok?)
perché 159 anni fa fu fondata Salt Lake City (per poterci ospitare le Olimpiadi invernali 155 anni più tardi);
perché 32 anni fa morì James Chadwick, il fisico che scoprì il neutrone;
perché un anno fa Lance Armstrong vinse il suo settimo Tour de France (tanto per restare in tema);
ma soprattutto perché 6 anni fa, a Freiburg im Breisgau, io diedi il mio primo bacio.
(e come sarebbe proseguita la storia? ehm ehm... facciamo che mi appello al 5º emendamento, ok?)
Champs-Elysées
Alla fine colui cui auguravo di più la vittoria è pure finito fuori dal podio!
Ma era abbastanza prevedibile: Carlos Sastre è tutto tranne che un aficionado delle prove contro il tempo, e sentire sul collo il fiato di uno che con le medesime va a nozze non deve averlo rasserenato.
Ne è stato, al contrario, ben caricato Damiano Cunego, che è riuscito perfino a guadagnare sullo specialista Markus Fothen (già campione del mondo juniores della disciplina) e a conquistare definitivamente la maglia bianca dei giovani.
Ma più della maglia (con annesso premio) credo che ci fosse la prospettiva di salire sul palco degli Champs-Elysées, con sullo sfondo l'Arc de Triomphe, e di fronte a centinaia di milioni di telespettatori di ogni angolo del globo. Lo stesso palco su cui qualche anno fa era salito, con la stessa maglia, Ivan Basso.
Nella festa parigina, è di nuovo Star-Spangled Banner a risuonare. L'ottava volta consecutiva, l'undicesima in assoluto. Chissà se Floyd Landis sarà ricordato come merita, per l'eroica impresa di Morzine, oppure - probabile - come l'ex gregario di Lance Armstrong, ha sputato nel piatto in cui aveva mangiato e che ha potuto vincere solo per gentile concessione del texano, che se fosse stato ancora in gara l'avrebbe fatto a pezzi. Nessuno può dire come sarebbe andata con Lance in gruppo, ma ho già detto cosa penso dei Tour dal 1999 (o almeno dal 2000) al 2005.
È certo invece che Andreas Klöden e tutta la T-Mobile si morderanno le dita per diversi giorni.
Non sono scaramantico, e spero l'anno prossimo di esserci anch'io ad applaudire gli eroi della Grande Boucle - i forzati della strada, come li chiamava il giornalista Albert Londres ai tempi di Ottavio Bottecchia. Oltretutto, oggi le premiazioni nemmeno le ho viste: esame fra pochi giorni. E voi sapete che per me è un enorme sacrificio (perdermi le premiazioni, non l'esame, neh!), vero?
Canzone del giorno: Belle & Sebastian - Sleep The Clock Around.
Ma era abbastanza prevedibile: Carlos Sastre è tutto tranne che un aficionado delle prove contro il tempo, e sentire sul collo il fiato di uno che con le medesime va a nozze non deve averlo rasserenato.
Ne è stato, al contrario, ben caricato Damiano Cunego, che è riuscito perfino a guadagnare sullo specialista Markus Fothen (già campione del mondo juniores della disciplina) e a conquistare definitivamente la maglia bianca dei giovani.
Ma più della maglia (con annesso premio) credo che ci fosse la prospettiva di salire sul palco degli Champs-Elysées, con sullo sfondo l'Arc de Triomphe, e di fronte a centinaia di milioni di telespettatori di ogni angolo del globo. Lo stesso palco su cui qualche anno fa era salito, con la stessa maglia, Ivan Basso.
Nella festa parigina, è di nuovo Star-Spangled Banner a risuonare. L'ottava volta consecutiva, l'undicesima in assoluto. Chissà se Floyd Landis sarà ricordato come merita, per l'eroica impresa di Morzine, oppure - probabile - come l'ex gregario di Lance Armstrong, ha sputato nel piatto in cui aveva mangiato e che ha potuto vincere solo per gentile concessione del texano, che se fosse stato ancora in gara l'avrebbe fatto a pezzi. Nessuno può dire come sarebbe andata con Lance in gruppo, ma ho già detto cosa penso dei Tour dal 1999 (o almeno dal 2000) al 2005.
È certo invece che Andreas Klöden e tutta la T-Mobile si morderanno le dita per diversi giorni.
Non sono scaramantico, e spero l'anno prossimo di esserci anch'io ad applaudire gli eroi della Grande Boucle - i forzati della strada, come li chiamava il giornalista Albert Londres ai tempi di Ottavio Bottecchia. Oltretutto, oggi le premiazioni nemmeno le ho viste: esame fra pochi giorni. E voi sapete che per me è un enorme sacrificio (perdermi le premiazioni, non l'esame, neh!), vero?
Canzone del giorno: Belle & Sebastian - Sleep The Clock Around.
domenica 23 luglio 2006
Cygnus cattopadanus
Non ci sono dubbi: Settimo Cielo è proprio un telefilm talebano. L'importanza data alla verginità e al matrimonio, nonché la brutta luce in cui viene messo il consumo di alcolici da parte dei minorenni sono la prova definitiva che si tratta di una serie commissionata dalla Cei per le famiglie iscritte al Moige. Sempre a proposito di cielo, è quasi inutile osservare che la costellazione del Cigno, ben visibile in queste notti estive, è chiamata anche Croce del Nord su pressione dell'asse Ruini-Formigoni-Bossi, dopo i lauti finanziamenti della Banca Popolare di Lodi all'Istituto Nazionale di Astrofisica.
sabato 22 luglio 2006
Pereiro, Sastre, Landis
Ma chi aveva detto che un Tour senza Ivan Basso, Jan Ullrich, Francisco Mancebo e Alexandre Vinokourov sarebbe stato poco interessante, o di basso livello?
C'era poca gente - o meglio, c'era meno gente rispetto agli anni scorsi - a vedere i corridori sulle Alpi... beh, chi non è andato se lo lasci dire: non sa cosa si è perso.
L'impresa di Floyd Landis nella tappa di Morzine, dopo la batosta del giorno prima alla Toussuire, vale da sola tutti i sette Tour del suo ex capitano (o almeno tutti tranne il primo), la cui storia era già scritta fin dal prologo: Armstrong che si avvantaggia nella cronosquadre (quest'anno assente), che uccide la corsa sulle salite e che ribadisce la sua supremazia nelle cronometro. L'unico anno in cui ci fu un accenno di battaglia con Ullrich fu il 2003, e solo perché il tedesco quell'anno non correva nella T-Mobile. Anche Levi Leipheimer è giusto nominarlo, per quanto questo Tour lo abbia respinto: è andato in fuga, ha avuto coraggio... ha fatto ciò che nessuno aveva avuto il coraggio di fare quando c'era il texano.
Oscar Pereiro ha sorpreso tutti, ma impareranno che non si lascia mezz'ora di vantaggio a un corridore del genere!
Oggi c'è la cronometro che proclamerà il nome di colui che indosserà la maglia gialla domani sui Campi Elisi. Io confesso che, da ex tifoso di Bjarne Rijs, mi piacerebbe che ce la facesse lo scalatore della CSC, Carlos Sastre, ma comunque vada a finire, sarà stato un bellissimo Tour. Proprio come quello vinto da Bjarne Rijs, dieci anni fa.
C'era poca gente - o meglio, c'era meno gente rispetto agli anni scorsi - a vedere i corridori sulle Alpi... beh, chi non è andato se lo lasci dire: non sa cosa si è perso.
L'impresa di Floyd Landis nella tappa di Morzine, dopo la batosta del giorno prima alla Toussuire, vale da sola tutti i sette Tour del suo ex capitano (o almeno tutti tranne il primo), la cui storia era già scritta fin dal prologo: Armstrong che si avvantaggia nella cronosquadre (quest'anno assente), che uccide la corsa sulle salite e che ribadisce la sua supremazia nelle cronometro. L'unico anno in cui ci fu un accenno di battaglia con Ullrich fu il 2003, e solo perché il tedesco quell'anno non correva nella T-Mobile. Anche Levi Leipheimer è giusto nominarlo, per quanto questo Tour lo abbia respinto: è andato in fuga, ha avuto coraggio... ha fatto ciò che nessuno aveva avuto il coraggio di fare quando c'era il texano.
Oscar Pereiro ha sorpreso tutti, ma impareranno che non si lascia mezz'ora di vantaggio a un corridore del genere!
Oggi c'è la cronometro che proclamerà il nome di colui che indosserà la maglia gialla domani sui Campi Elisi. Io confesso che, da ex tifoso di Bjarne Rijs, mi piacerebbe che ce la facesse lo scalatore della CSC, Carlos Sastre, ma comunque vada a finire, sarà stato un bellissimo Tour. Proprio come quello vinto da Bjarne Rijs, dieci anni fa.
venerdì 21 luglio 2006
Ciclisti celati
Un giochino tra me e un mio ex coinquilino, entrambi malati di ciclismo.
Cominciò lui, ma come si dice, una volta svegliato il cane che dorme...
È da un po' che non lo facciamo, a dire il vero... vediamo se ora si riprende!
Unica regola: la frase deve avere senso compiuto.
Prima che si chiudesse la porta, la mia ragazza mi porse una grossa strenna: un paio di sandali che sono calzati a pennello!
Forza, partecipate anche voi!
Cominciò lui, ma come si dice, una volta svegliato il cane che dorme...
È da un po' che non lo facciamo, a dire il vero... vediamo se ora si riprende!
Unica regola: la frase deve avere senso compiuto.
Prima che si chiudesse la porta, la mia ragazza mi porse una grossa strenna: un paio di sandali che sono calzati a pennello!
Forza, partecipate anche voi!
lunedì 17 luglio 2006
Stereotipi in full-color
Quando avevo letto che il Sole-24 Ore sarebbe diventato full-color, mi era venuto un tuffo al cuore. Il mio giornale della domenica - non ho mai capito granché di economia, ma l'inserto culturale è sempre interessante - non avrebbe più avuto la mitica carta ocra-arancio? Aaaahhh, voleva solo dire che in tutte le pagine le foto sarebbero state stampate a colori così come qualche titolo e gli spazi pubblicitari. Cessato pericolo.
Ieri dunque compro il Sole-24 Ore e relativo inserto, ma prima che quest'ultimo mi colpisce un commento intitolato La trappola dell'identità unica del premio Nobel per l'economia Amartya Sen. In estrema sintesi, l'ex rettore del Trinity College afferma che ogni persona si sente appartenente a svariati gruppi: per nazionalità, etnia, militanza politica, religione, interessi culturali e così via; per cui è sbagliato, nonché foriero di violenze, ridurre queste differenze basandosi solamente sulla religione o sulla civiltà.
Ma non è l'articolo in sé che voglio commentare - e con il quale, di fatto, concordo - bensì con l'esempio portato dall'autore, secondo il quale una persona può essere contemporaneamente di cittadinanza americana, di origine caraibica, con ascendenze africane, cristiana, progressista, donna, vegetariana, maratoneta, storica, insegnante, romanziera, femminista, eterosessuale, sostenitrice dei diritti dei gay e delle lesbiche, amante del teatro, militante ambientalista, appassionata di tennis, musicista jazz e profondamente convinta che esistano esseri intelligenti nello spazio con cui dobbiamo cercare di comunicare al più presto (preferibilmente in inglese).
Perché è meraviglioso, questo esempio. Difficile, davvero difficile, concentrare tanti stereotipi in pochi centimetri quadrati di una pagina di giornale. Vediamoli:
È proprio sicuro Amartya Sen che ci sia una così varia pluralità di identità? Io la sua ipotetica donna la identificherei con una sola parolina (composta) facile facile: radical-chic.
Ieri dunque compro il Sole-24 Ore e relativo inserto, ma prima che quest'ultimo mi colpisce un commento intitolato La trappola dell'identità unica del premio Nobel per l'economia Amartya Sen. In estrema sintesi, l'ex rettore del Trinity College afferma che ogni persona si sente appartenente a svariati gruppi: per nazionalità, etnia, militanza politica, religione, interessi culturali e così via; per cui è sbagliato, nonché foriero di violenze, ridurre queste differenze basandosi solamente sulla religione o sulla civiltà.
Ma non è l'articolo in sé che voglio commentare - e con il quale, di fatto, concordo - bensì con l'esempio portato dall'autore, secondo il quale una persona può essere contemporaneamente di cittadinanza americana, di origine caraibica, con ascendenze africane, cristiana, progressista, donna, vegetariana, maratoneta, storica, insegnante, romanziera, femminista, eterosessuale, sostenitrice dei diritti dei gay e delle lesbiche, amante del teatro, militante ambientalista, appassionata di tennis, musicista jazz e profondamente convinta che esistano esseri intelligenti nello spazio con cui dobbiamo cercare di comunicare al più presto (preferibilmente in inglese).
Perché è meraviglioso, questo esempio. Difficile, davvero difficile, concentrare tanti stereotipi in pochi centimetri quadrati di una pagina di giornale. Vediamoli:
- di cittadinanza americana, di origine caraibica, con ascendenze africane: si potrebbero cambiare nazioni e luoghi, ma l'importante è essere cosmopoliti;
- cristiana: notare che non è scritto cattolica, perché lei è una di quelli che credono nel Dio vero, non in Ruini e Nazinger - che sarà il più simpatico dei suoi soprannomi per Benedetto XVI;
- progressista;
- donna: per la precisione, come Massimo Alfredo Giuseppe Maria;
- vegetariana: perché, si sa, è una crudeltà nutrirsi di carne di animali - mentre uccidere bambini nell'utero materno è una conquista di civiltà;
- maratoneta: mens sana in corpore sano;
- storica, insegnante, romanziera: cultura a go-go;
- femminista: perché senza le quote rosa le donne sarebbero ancora a fare le lavandaie;
- eterosessuale, sostenitrice dei diritti dei gay e delle lesbiche: meglio non sporcarsi le mani;
- amante del teatro: il cinema è tutto commerciale;
- militante ambientalista: not in my backyard;
- appassionata di tennis: il calcio è per i plebei;
- musicista jazz: il rock è solo rumore;
- profondamente convinta che... : ma allora confessa che ascolti anche i Bluvertigo!
È proprio sicuro Amartya Sen che ci sia una così varia pluralità di identità? Io la sua ipotetica donna la identificherei con una sola parolina (composta) facile facile: radical-chic.
domenica 16 luglio 2006
Linea metallica?
Uso spudoratamente privato del mezzo pubblico: ma chi è l'anonimo che, commentando il post Concorso di poesia dialettale, mi ha detto che ho una linea dissacrante e metallica nell'affrontare le cose? Ho visto solo ora il commento visto che quell'articolo da tempo ormai non era più in prima pagina...
Tranquillo comunque, non fumo sigari e nemmeno sigarette... odio il fumo!
Tranquillo comunque, non fumo sigari e nemmeno sigarette... odio il fumo!
venerdì 14 luglio 2006
Rettifica
Devo ammettere che mi sono sbagliato: quest'anno di bandiere tricolori al Tour il giorno della festa nazionale non se ne sono viste in numero maggiore rispetto alle altre tappe. Avevo in mente il 2003, per esempio, quando a Gap, il giorno in cui Joseba Beloki si ruppe il femore, Alexandre Vinokourov vinse per distacco, percorrendo l'ultimo chilometro su un asfalto blu, bianco e rosso. Oppure otto anni prima, quando Laurent Jalabert, in maglia verde, compì un'impresa d'altri tempi a Mende.
Oggi si arrivava non lontano dal paese natale di Jaja (e del fratello Nicolas, tra i gregari dell'attuale maglia gialla Floyd Landis alla Phonak), e a Carcassonne Alessandro Ballan ha rischiato di portare ancora una volta l'Italia in cima al mondo sotto gli occhi dei transalpini. Ma primo è giunto un ucraino, molto noto da noi peraltro, Yaroslav Popovych. Quello che mi domando è: perché Cassani era tanto sicuro che Oscar Freire, in fuga con loro, per aver lasciato sempre a Ballan il compito di neutralizzare gli attacchi di Popovych (tranne l'ultimo, ovviamente), si era messo d'accordo con quest'ultimo? È impossibile pensare che anche un tre volte campione del mondo non ne avesse più?
Domandiamolo a lui. Ma ciò che è sicuramente impossibile, per gli italiani, è smettere di credere che tutti ce l'abbiano con loro.
Oggi si arrivava non lontano dal paese natale di Jaja (e del fratello Nicolas, tra i gregari dell'attuale maglia gialla Floyd Landis alla Phonak), e a Carcassonne Alessandro Ballan ha rischiato di portare ancora una volta l'Italia in cima al mondo sotto gli occhi dei transalpini. Ma primo è giunto un ucraino, molto noto da noi peraltro, Yaroslav Popovych. Quello che mi domando è: perché Cassani era tanto sicuro che Oscar Freire, in fuga con loro, per aver lasciato sempre a Ballan il compito di neutralizzare gli attacchi di Popovych (tranne l'ultimo, ovviamente), si era messo d'accordo con quest'ultimo? È impossibile pensare che anche un tre volte campione del mondo non ne avesse più?
Domandiamolo a lui. Ma ciò che è sicuramente impossibile, per gli italiani, è smettere di credere che tutti ce l'abbiano con loro.
Quinta categoria
C'è sempre da imparare, anche dai muliebri sfoghi da recente scaricamento con immediata sostituzione. Da questo di Phoebe, per esempio, scopro che, se mi compatisco e ascolto solo musica deprimente, presto mi troverò abbracciato a una ventenne greca di un metro e ottanta. Ne terrò conto.
In ogni caso, alle quattro categorie individuate dalla nostra profiler - l'uomo sofferente, l'uomo Peter Pan, l'uomo libero e il santo - io ne aggiungo una quinta. Costituita da tutti quegli uomini, più o meno tra i 25 e i 40, che sistematicamente i summenzionati sfoghi a pH 0 e ad altissimo tasso di invidia li commentano con frasi tipo confermo, è tutto vero!, touché!, 30 e lode per la tua lucida, dissacrante ironia! ... nella speranza che la fresca scaricata-e-sostituita si convinca di avere a che fare con un uomo dotato di senso dell'humour, sensibile ma non appiccicoso, colto ma non supponente, divertente ma non bambinone... e agisca come logica vorrebbe. Salvo poi rimanere con un pugno di mosche, perché come afferma la stessa profiler, la donna converge rigorosamente (asintoticamente?) verso un rappresentante di una delle altre quattro categorie.
Canzone del giorno: a-ha - Holy Ground. (Arriverà la ventenne greca? Tranquilli, aspiranti Costantini: sapete che se non è una supertimida da me non avete nulla da temere, no?)
In ogni caso, alle quattro categorie individuate dalla nostra profiler - l'uomo sofferente, l'uomo Peter Pan, l'uomo libero e il santo - io ne aggiungo una quinta. Costituita da tutti quegli uomini, più o meno tra i 25 e i 40, che sistematicamente i summenzionati sfoghi a pH 0 e ad altissimo tasso di invidia li commentano con frasi tipo confermo, è tutto vero!, touché!, 30 e lode per la tua lucida, dissacrante ironia! ... nella speranza che la fresca scaricata-e-sostituita si convinca di avere a che fare con un uomo dotato di senso dell'humour, sensibile ma non appiccicoso, colto ma non supponente, divertente ma non bambinone... e agisca come logica vorrebbe. Salvo poi rimanere con un pugno di mosche, perché come afferma la stessa profiler, la donna converge rigorosamente (asintoticamente?) verso un rappresentante di una delle altre quattro categorie.
Canzone del giorno: a-ha - Holy Ground. (Arriverà la ventenne greca? Tranquilli, aspiranti Costantini: sapete che se non è una supertimida da me non avete nulla da temere, no?)
lunedì 10 luglio 2006
Verso Salisburgo
Ora posso dirlo, per chi tifavo ai mondiali che si sono appena conclusi. Tifavo per la Germania di Philipp Lahm, di Bastian Schweinsteiger e soprattutto di Jürgen Klinsmann.
Ok, ora che il numero dei miei visitatori è stato sufficientemente ridotto, posso dire anche che sicuramente sono stato contento, alla fine, che l'Italia abbia finalmente riportato a casa la coppa del Mondo dopo 24 anni, ma non ero proprio capace di tifare gli azzurri con entusiasmo, a questo giro. I motivi sono facilmente comprensibili e non serve che li scriva esplicitamente. In compenso, ecco un po' di perle, sciorinatemi soprattutto da gente che manco sa cosa sia un fuorigioco, e che tuttavia diventa super-esperta in occasione dei mondiali:
In questi Mondiali si è risvegliato il sentimento di identità nazionale.
Questa è decisamente la più comica. Identità italiana? Ma fatemi ridere: l'identità italiana risorge puntualmente alla vigilia di ogni mondiale o europeo, e svanisce altrettanto puntualmente al termine del medesimo mondiale o europeo. Quando un 25 aprile o un 2 giugno vedrò, alle finestre, lo stesso numero di bandiere tricolori che ho visto in quest'ultimo mese, allora forse cambierò idea. Date un'occhiata al Tour de France, venerdì prossimo (14 luglio): vedrete le strade transalpine dipinte di blu, bianco e rosso, e probabilmente anche i nastri tricolori legati ai manubri dei corridori di casa.
Devi tifare Italia perché sei italiano.
Anche qua, una cosa che non ho mai capito. Cioè, sì: capisco l'augurarsi la vittoria dei propri connazionali. Ma se, per qualsiasi motivo, io preferisco un'altra squadra? In questo caso, io tifavo Germania perché ricordo Klinsmann quando giocava, perché i giocatori hanno quasi tutti la mia età (o meno), perché spesso, specialmente quando sono in spiaggia, mi scambiano per tedesco. Cosa ci sia di sbagliato, lo sapete solo voi.
Non devi tifare Germania perché i tedeschi ci hanno offeso.
I tedeschi ci hanno offeso? Possibile - povero quel popolo che basa la sua autostima su ciò che scrivono di lui i giornali stranieri - ma qualcuno aveva dimenticato il kapò berlusconiano all'eurodeputato Martin Schulz di tre anni fa, in diretta televisiva al centro dell'emiciclo di Strasburgo, nonché le successive dichiarazioni del sottosegretario leghista Stefano Stefani, secondo cui il medesimo parlamentare era "cresciuto a roboanti gare di rutti dopo pantagrueliche bevute di birra e scorpacciate di kartoffel fritte" ?
Frasi dette dal primo ministro e da un sottosegretario del governo, mica dal primo redattore di Eva Tremila...
In ogni caso, non avrei potuto partecipare alla festa di ieri sera, in piazza qui sotto. Nemmeno a Berlino se avesse vinto la Germania o a Parigi se avesse vinto la Francia. Perché io vado in panico se sento anche solo un minicicciolo, e a tanta gente erano avanzati petardi da capodanno.
Per fortuna, sarà difficile trovarne a Salisburgo, dove a settembre si terranno i mondiali di ciclismo. E dove i tifosi applaudiranno tutti, e non porteranno bare per strada se (finalmente) dovesse conquistare l'iride Paolo Bettini.
Ok, ora che il numero dei miei visitatori è stato sufficientemente ridotto, posso dire anche che sicuramente sono stato contento, alla fine, che l'Italia abbia finalmente riportato a casa la coppa del Mondo dopo 24 anni, ma non ero proprio capace di tifare gli azzurri con entusiasmo, a questo giro. I motivi sono facilmente comprensibili e non serve che li scriva esplicitamente. In compenso, ecco un po' di perle, sciorinatemi soprattutto da gente che manco sa cosa sia un fuorigioco, e che tuttavia diventa super-esperta in occasione dei mondiali:
In questi Mondiali si è risvegliato il sentimento di identità nazionale.
Questa è decisamente la più comica. Identità italiana? Ma fatemi ridere: l'identità italiana risorge puntualmente alla vigilia di ogni mondiale o europeo, e svanisce altrettanto puntualmente al termine del medesimo mondiale o europeo. Quando un 25 aprile o un 2 giugno vedrò, alle finestre, lo stesso numero di bandiere tricolori che ho visto in quest'ultimo mese, allora forse cambierò idea. Date un'occhiata al Tour de France, venerdì prossimo (14 luglio): vedrete le strade transalpine dipinte di blu, bianco e rosso, e probabilmente anche i nastri tricolori legati ai manubri dei corridori di casa.
Devi tifare Italia perché sei italiano.
Anche qua, una cosa che non ho mai capito. Cioè, sì: capisco l'augurarsi la vittoria dei propri connazionali. Ma se, per qualsiasi motivo, io preferisco un'altra squadra? In questo caso, io tifavo Germania perché ricordo Klinsmann quando giocava, perché i giocatori hanno quasi tutti la mia età (o meno), perché spesso, specialmente quando sono in spiaggia, mi scambiano per tedesco. Cosa ci sia di sbagliato, lo sapete solo voi.
Non devi tifare Germania perché i tedeschi ci hanno offeso.
I tedeschi ci hanno offeso? Possibile - povero quel popolo che basa la sua autostima su ciò che scrivono di lui i giornali stranieri - ma qualcuno aveva dimenticato il kapò berlusconiano all'eurodeputato Martin Schulz di tre anni fa, in diretta televisiva al centro dell'emiciclo di Strasburgo, nonché le successive dichiarazioni del sottosegretario leghista Stefano Stefani, secondo cui il medesimo parlamentare era "cresciuto a roboanti gare di rutti dopo pantagrueliche bevute di birra e scorpacciate di kartoffel fritte" ?
Frasi dette dal primo ministro e da un sottosegretario del governo, mica dal primo redattore di Eva Tremila...
In ogni caso, non avrei potuto partecipare alla festa di ieri sera, in piazza qui sotto. Nemmeno a Berlino se avesse vinto la Germania o a Parigi se avesse vinto la Francia. Perché io vado in panico se sento anche solo un minicicciolo, e a tanta gente erano avanzati petardi da capodanno.
Per fortuna, sarà difficile trovarne a Salisburgo, dove a settembre si terranno i mondiali di ciclismo. E dove i tifosi applaudiranno tutti, e non porteranno bare per strada se (finalmente) dovesse conquistare l'iride Paolo Bettini.
venerdì 7 luglio 2006
Mi conosci davvero?
Mi sono ricordato giusto ora che qualche mese fa avevo preparato anch'io l'immancabile test...
Mi conosci davvero?
Buon divertimento... ghgh
Mi conosci davvero?
Buon divertimento... ghgh
giovedì 6 luglio 2006
Ma quanti Gonzalez, e quanti Arrieta!
L'altro ieri il Tour de France da Esch-sur-Alzette arrivava a Valkenburg, in Olanda, su un percorso storico per il ciclismo - quattro volte sede di campionati del mondo, l'ultima delle quali vinta da Oskar Camenzind; e in cima al Cauberg, la salita a 2 km dal traguardo, da qualche anno è posto l'arrivo dell'Amstel Gold Race, la classica olandese vinta quest'anno da Frank Schleck.
In fuga, ripreso dal gruppo proprio sul Cauberg, era rimasto solo José Luis Arrieta, trentacinquenne di San Sebastian, gregario prima di Indurain e poi di Olano. Sarebbe stato bello se fosse riuscito a portare a termine l'impresa, dopo una vita passata a lavorare per altri corridori; invece, dopo essere stato beffato il giorno prima, ce la fa Matthias Kessler.
Mentre il basco era da solo al comando, Auro Bulbarelli chiede a Davide Cassani: "Ma è lui il marito di Joane Somarriba (tre volte vincitrice del Tour e due volte del Giro femminile, nonché campionessa del mondo della cronometro nel 2003, ndr)?"
Cassani ha un attimo di esitazione: "No... è un altro... ce l'ho sulla punta della lingua..."
Ma come, Cassani? Mi cadi così? Possibile che sul tuo iper-mega-supercomputer satellitare non ci sia traccia del matrimonio di Joane con José Ramón Gonzalez Arrieta? Hai pure bisogno che ti chiami Alessandro Giannelli (ex direttore sportivo della Fassa Bortolo, ndr)?
Bulbarelli: "Eh, ma del resto chissà quanti Gonzalez e quanti Arrieta ci sono in Spagna..."
No-no-no, Cassani, non è una giustificazione! Occhio, ché rischi il posto!
In fuga, ripreso dal gruppo proprio sul Cauberg, era rimasto solo José Luis Arrieta, trentacinquenne di San Sebastian, gregario prima di Indurain e poi di Olano. Sarebbe stato bello se fosse riuscito a portare a termine l'impresa, dopo una vita passata a lavorare per altri corridori; invece, dopo essere stato beffato il giorno prima, ce la fa Matthias Kessler.
Mentre il basco era da solo al comando, Auro Bulbarelli chiede a Davide Cassani: "Ma è lui il marito di Joane Somarriba (tre volte vincitrice del Tour e due volte del Giro femminile, nonché campionessa del mondo della cronometro nel 2003, ndr)?"
Cassani ha un attimo di esitazione: "No... è un altro... ce l'ho sulla punta della lingua..."
Ma come, Cassani? Mi cadi così? Possibile che sul tuo iper-mega-supercomputer satellitare non ci sia traccia del matrimonio di Joane con José Ramón Gonzalez Arrieta? Hai pure bisogno che ti chiami Alessandro Giannelli (ex direttore sportivo della Fassa Bortolo, ndr)?
Bulbarelli: "Eh, ma del resto chissà quanti Gonzalez e quanti Arrieta ci sono in Spagna..."
No-no-no, Cassani, non è una giustificazione! Occhio, ché rischi il posto!
domenica 2 luglio 2006
Strasbourg-Strasbourg; un fantasmino sul traguardo
A dire il vero non so se anche in Francia Jimmy Casper sia soprannominato "fantasmino." Sta di fatto che nel 2003 l'abbiamo tutti ammirato per aver continuato a correre per diversi giorni dopo una caduta, con un collare addosso. Se ce l'avesse fatta a proseguire, probabilmente sarebbe stato un'altra volta lanterne rouge - l'ultimo corridore della classifica finale - del Tour de France: lo era già stato nel 2001 e lo sarebbe stato nuovamente nel 2004.
È stata bellissima l'immagine al rallentatore dell'atleta di Montdidier sul traguardo oggi, dopo una volata dove tutti i grandi hanno sbagliato. Non poteva credere che proprio lui, dopo tanti anni da eterna promessa - nonostante ne abbia solo 28 - aveva vinto il primo sprint del 93º Tour de France, battendo due atleti che rispondono ai nomi di Robbie McEwen ed Erik Zabel, e conquistando anche la maglia verde della classifica a punti.
Peccato che la festa sia stata rovinata dalla brutta ferita subita dalla maglia gialla Thor Hushovd, che ha dovuto cedere il simbolo del primato a George Hincapie, che pure merita un giorno (e anche più di uno) sul tetto della corsa dove ha faticato sette anni per aiutare Lance Armstrong.
Approfitto di questo post per segnalare un blog dedicato agli atleti che sono stati Lanterne Rouge.
È stata bellissima l'immagine al rallentatore dell'atleta di Montdidier sul traguardo oggi, dopo una volata dove tutti i grandi hanno sbagliato. Non poteva credere che proprio lui, dopo tanti anni da eterna promessa - nonostante ne abbia solo 28 - aveva vinto il primo sprint del 93º Tour de France, battendo due atleti che rispondono ai nomi di Robbie McEwen ed Erik Zabel, e conquistando anche la maglia verde della classifica a punti.
Peccato che la festa sia stata rovinata dalla brutta ferita subita dalla maglia gialla Thor Hushovd, che ha dovuto cedere il simbolo del primato a George Hincapie, che pure merita un giorno (e anche più di uno) sul tetto della corsa dove ha faticato sette anni per aiutare Lance Armstrong.
Approfitto di questo post per segnalare un blog dedicato agli atleti che sono stati Lanterne Rouge.
Mai stata baciata, parte seconda
Avevo dimenticato una domanda importante:
E come la mettiamo con l'abito da ballo? Mah, magari gliene avrei regalato uno io.
Viene da ridere anche a me. Ma avete presente quando da adolescenti ci si innamora degli attori, dei cantanti, dei calciatori... ? Cioè, di personaggi che si sa di non poter raggiungere? Ecco, io non mi innamorai mai di donne del cinema, della musica o dello sport: le mie "amate fantasma" erano o ragazze più grandi o, appunto, ragazze timide oltre ogni limite - come ero io allora, del resto.
Per le ragioni che ho spiegato nel primo post su Mai stata baciata: perché spesso e volentieri queste ragazze, oltre che essere molto brave a scuola, si mostravano alquanto scostanti, da cui il fascino della sfida, della ricerca del segreto per entrare con loro in confidenza. E mi attraevano assai più di quelle contese da tutti i ragazzi - se non altro, perché sicuramente allora non avevo molta stima di me e mi consideravo già "battuto."
Ieri sera finalmente scoprii di non essere il solo. In un pub semideserto, con degli amici, un ragazzo ammise che, per una ragazza che conosciamo, sarebbe pronto a fare carte false, per tanta dolcezza e tante coccole che costei gli ispira.
E anche questo ragazzo, come Josie, è molto più coraggioso di me. Perché una cosa del genere, allora - posso aggiungere "e anche adesso" - non avrei mai avuto il fegato nemmeno di accennarla. Quantomeno, non di fronte a cinque persone del mio stesso sesso.
- sarei mai stato attratto da Josie Geller?
E come la mettiamo con l'abito da ballo? Mah, magari gliene avrei regalato uno io.
Viene da ridere anche a me. Ma avete presente quando da adolescenti ci si innamora degli attori, dei cantanti, dei calciatori... ? Cioè, di personaggi che si sa di non poter raggiungere? Ecco, io non mi innamorai mai di donne del cinema, della musica o dello sport: le mie "amate fantasma" erano o ragazze più grandi o, appunto, ragazze timide oltre ogni limite - come ero io allora, del resto.
Per le ragioni che ho spiegato nel primo post su Mai stata baciata: perché spesso e volentieri queste ragazze, oltre che essere molto brave a scuola, si mostravano alquanto scostanti, da cui il fascino della sfida, della ricerca del segreto per entrare con loro in confidenza. E mi attraevano assai più di quelle contese da tutti i ragazzi - se non altro, perché sicuramente allora non avevo molta stima di me e mi consideravo già "battuto."
Ieri sera finalmente scoprii di non essere il solo. In un pub semideserto, con degli amici, un ragazzo ammise che, per una ragazza che conosciamo, sarebbe pronto a fare carte false, per tanta dolcezza e tante coccole che costei gli ispira.
E anche questo ragazzo, come Josie, è molto più coraggioso di me. Perché una cosa del genere, allora - posso aggiungere "e anche adesso" - non avrei mai avuto il fegato nemmeno di accennarla. Quantomeno, non di fronte a cinque persone del mio stesso sesso.
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