Chissà se gli autori di Veronica Mars avrebbero immaginato che l'episodio n. 6 della prima stagione, dal titolo Il nuovo presidente, sarebbe stato trasmesso in Italia proprio all'indomani di una campagna elettorale come quella che si è appena conclusa.
Tema centrale dell'episodio, infatti, sono le elezioni per il consiglio della scuola che Veronica e i suoi amici frequentano. Wanda, la candidata favorita, perde clamorosamente; Veronica indaga, e scopre che, contro di lei, sono stati condotti dei brogli - che, nella modalità, ricordano terribilmente l'escamotage con cui George W. Bush si impose in Florida nel 2000.
A Wanda vengono riassegnati i voti che le spettano, e al ballottaggio se la vedrà con Duncan Kane, il rampollo di una delle più ricche famiglie della città, nonché ex fidanzato di Veronica e fratello di colei che era la sua migliore amica, sul cui assassinio c'è ancora molto da scoprire.
Veronica appoggia apertamente Wanda, ma viene a sapere che costei aveva un precedente per possesso di droga: l'elezione le serviva come lasciapassare per un prestigioso college.
Perso il ballottaggio, Wanda cerca di convincere un'indispettita Veronica che, se fosse stata eletta, avrebbe davvero tenuto fede alle promesse fatte durante la campagna. Ma Veronica non le crede.
Chissà cos'hanno pensato della protagonista i 1.644.000 telespettatori che ieri hanno visto la puntata. Ovviamente non posso averne la certezza, ma sono pronto a scommettere che la maggioranza ha commentato qualcosa come "ma dai, se la prende per così poco?"
Non solo per la presenza, da 12 anni ormai, di un politico - che per puro caso è anche il proprietario della rete su cui va in onda il telefilm - che, per sua stessa ammissione, è "sceso in campo" per non finire travolto dai debiti. Ma perché, come è implacabilmente scritto nel saggio La testa degli italiani, di Beppe Severgnini, per gli abitanti dello Stivale è perfettamente normale che un politico - così come un sindaco o un assessore - si faccia i suoi interessi, se intanto promette di difendere anche quelli del popolo.
Che abbia ragione il suddetto proprietario, ossia che pure le sue reti sono contro di lui?
Nel frattempo, è finalmente giunto il verdetto della Cassazione che conferma la vittoria dell'Unione. Il ricorso di Calderoli, com'era prevedibile, è carta straccia. Cesa augura buon lavoro, Tremonti "ancora non riconosce la vittoria del centrosinistra." Per uno che non distingue un bilancio dal Monòpoli, è comprensibile. Coraggio Giulio, un giorno troverai la tua strada. Intanto, quella è la porta.
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