sabato 29 aprile 2006
È appena finito lo spoglio della ripetizione della seconda votazione al Senato. 161 voti a Franco Marini e un Marini senza nome; e il quorum per essere eletti è 162. Nonostante i segretari siano riuniti, con ogni probabilità a Palazzo Madama si andrà a letto senza presidente, visto che di Marini ce n'è un altro - manco a dirlo, a Forza Italia. Ma del resto hanno ragione ad avere dubbi: non sia mai che intendessero Igor Marini.
venerdì 28 aprile 2006
Diciamo la verità: è stato quantomeno irriguardoso, da parte dei terroristi, attaccare il contingente italiano a Nassiriya proprio nel giorno della finale del Grande Fratello. Avrebbero almeno potuto aspettare che Vespa desse loro l'autorizzazione, concordando una diretta esclusiva. Al contrario, perlomeno io venni a conoscenza dell'attentato dal misero notiziario di una miserrima radio commerciale. In ogni caso, la Fabbrica delle Banalità fece presto a rimettersi in moto. In casi simili - in occasione del precedente, e ben più sanguinoso, attentato, per esempio - sapendo a cosa andrei incontro, me ne tengo accuratamente lontano; ieri, però, evidentemente il mal di testa abbassò le mie difese quel tanto che basta.
Eccomi così sintonizzato sull'Italia sul 2, con la solita compagnia di giro (non avevo voglia di prendere il bloc-notes... dai, sono sempre loro!) le interviste "casuali" da piazzale Cadorna, a Milano. Non ce n'era uno, ma dico uno, che dicesse qualcosa di diverso da "è terribile," "sono sconvolto," "ormai il terrorismo è inarrestabile," "prima o poi capiterà anche qui."
Comunque ci ha pensato Libero, stamattina, a fare con la dovuta accuratezza un'analisi dell'accaduto:
Avevo detto "con accuratezza," non "con intelligenza." Per quest'ultima, pregasi ripassare più tardi.
Eccomi così sintonizzato sull'Italia sul 2, con la solita compagnia di giro (non avevo voglia di prendere il bloc-notes... dai, sono sempre loro!) le interviste "casuali" da piazzale Cadorna, a Milano. Non ce n'era uno, ma dico uno, che dicesse qualcosa di diverso da "è terribile," "sono sconvolto," "ormai il terrorismo è inarrestabile," "prima o poi capiterà anche qui."
Comunque ci ha pensato Libero, stamattina, a fare con la dovuta accuratezza un'analisi dell'accaduto:
Avevo detto "con accuratezza," non "con intelligenza." Per quest'ultima, pregasi ripassare più tardi.
mercoledì 26 aprile 2006
Pubblicità sgradita
L'altro ieri feci il giro di quattro quartieri di Vittorio Veneto per mettere fuori dei manifesti pubblicitari di una serie di incontri organizzata, tra le altre, da una Onlus di cui faccio parte, l'AITSaM (Associazione Italiana Tutela Salute Mentale).
Il tema del corso, va detto, è particolarmente scottante: Perché il suicidio? E infatti temevo un fuoco di sbarramento da parte delle edicole, dei bar, dei negozi di alimentari eccetera ai quali chiedevo lo spazio.
Rimasi piacevolmente sorpreso dalla generale disponibilità - per inciso, evitai accuratamente i locali che so essere gestiti da persone non particolarmente educate - tranne in un caso.
Si tratta del bar Alexander, che specialmente in estate è uno dei luoghi di ritrovo della Vittorio bene, o meglio di quella che vorrebbe esserlo. C'era una signora dietro il banco; entrato, recitai la solita formula: "potete esporre questo manifesto?" La barista mi chiese chi mi mandasse; appena saputo che si trattava di associazioni di volontariato, e letto bene il titolo, disse "no, no!" con aria schifata.
Si sarà immaginata la fuga della Vittorio bene... in compenso, un potenziale avventore - anzi, probabilmente due, visto che con me c'era il mio amico Valerio... a proposito, quel Metal Hammer te lo sei pienamente meritato! - l'ha perso per sempre. Siamo della Vittorio bene? Francamente, me ne infischio.
Il tema del corso, va detto, è particolarmente scottante: Perché il suicidio? E infatti temevo un fuoco di sbarramento da parte delle edicole, dei bar, dei negozi di alimentari eccetera ai quali chiedevo lo spazio.
Rimasi piacevolmente sorpreso dalla generale disponibilità - per inciso, evitai accuratamente i locali che so essere gestiti da persone non particolarmente educate - tranne in un caso.
Si tratta del bar Alexander, che specialmente in estate è uno dei luoghi di ritrovo della Vittorio bene, o meglio di quella che vorrebbe esserlo. C'era una signora dietro il banco; entrato, recitai la solita formula: "potete esporre questo manifesto?" La barista mi chiese chi mi mandasse; appena saputo che si trattava di associazioni di volontariato, e letto bene il titolo, disse "no, no!" con aria schifata.
Si sarà immaginata la fuga della Vittorio bene... in compenso, un potenziale avventore - anzi, probabilmente due, visto che con me c'era il mio amico Valerio... a proposito, quel Metal Hammer te lo sei pienamente meritato! - l'ha perso per sempre. Siamo della Vittorio bene? Francamente, me ne infischio.
domenica 23 aprile 2006
Nella lavatrice
Stanotte ho fatto un sogno. Lo so che si fanno ogni notte, ma almeno per quello che mi riguarda è molto raro che li ricordi a distanza di più di qualche secondo.
Ho sognato che pregavo mentre stavo dentro il cestello di una lavatrice in funzione, in mezzo al bucato. Fin qua nulla di strano. Eppure al risveglio ero sicuro che da piccolo, almeno una volta, ero stato nel cestello della lavatrice, durante il ciclo di centrifuga. Tant'è che subito dopo ho chiesto a mio papà se ricorda di avermi mai visto dentro l'elettrodomestico, quando ero di dimensioni sufficientemente piccole per starci.
Forse - anzi sicuramente - anche allora si era trattato di un sogno. Ma allora, il ricordo dei panni bagnati che mi piovevano addosso?
Non fateci caso... sono deliri, e presto vi ci abituerete.
Ho sognato che pregavo mentre stavo dentro il cestello di una lavatrice in funzione, in mezzo al bucato. Fin qua nulla di strano. Eppure al risveglio ero sicuro che da piccolo, almeno una volta, ero stato nel cestello della lavatrice, durante il ciclo di centrifuga. Tant'è che subito dopo ho chiesto a mio papà se ricorda di avermi mai visto dentro l'elettrodomestico, quando ero di dimensioni sufficientemente piccole per starci.
Forse - anzi sicuramente - anche allora si era trattato di un sogno. Ma allora, il ricordo dei panni bagnati che mi piovevano addosso?
Non fateci caso... sono deliri, e presto vi ci abituerete.
venerdì 21 aprile 2006
Mondolibri
Una conversazione di oggi mi ha ricordato una divertente storiella di quasi due anni fa, che tra varie cose ancora non ho mai raccontato per intero.
Ebbene, io per un lustro buono sono stato socio di Euroclub/Mondolibri.
Ero stato "agganciato," in un tardo pomeriggio della primavera del '99, presso porta Altinate, a Padova: l'offerta mi era sembrata buona e così avevo portato a termine l'iscrizione. Ricordo anche il libro che mi fu dato in omaggio, in quell'occasione: Potere esecutivo, di Tom Clancy - più di 1000 pagine, e non ne ho letta ancora manco una!
Dopo un paio di settimane mi giunse a casa Il settimo papiro di Wilbur Smith, che non avevo mai ordinato. La ragazza che mi aveva fatto iscrivere (Marzia, questo era il suo nome) mi aveva semplicemente chiesto quale libro, di un breve elenco, sarei stato più disposto a comprare, e io avevo indicato, per l'appunto, Il settimo papiro. Ma non mi era mai stato detto che ciò valeva come un ordine. (A onor del vero, avevo indicato quel libro perché tutti gli altri, per quello che mi riguarda, erano un po' come gli annali di Volusio per Catullo - ciao Eloisa!) In ogni caso, riuscii a rispedirlo senza costi a mio carico.
Per circa quattro anni tutto filò relativamente liscio - il contratto prevede almeno un acquisto ogni trimestre - ma, a un certo punto, mi resi conto che la tanto sbandierata convenienza esiste solo sulla carta:
La ragazza - con arroganza, e pure fumando - mi rispose - udite udite - che i tascabili sarebbero stati banditi per legge nel giro di un mese per evitare il calo di vendite di libri rilegati.
Vi lascio immaginare la mia faccia e il tentativo, con sforzo veramente impressionante di muscolo facciale, di rimanere serio - anche perché c'era un discreto viavai, e diciamo che non sta bene, di fronte a tanta gente, ridere in faccia al proprio interlocutore - nel replicare "scusa, ti pare che il presidente del Consiglio, che è il proprietario della maggiore casa editrice italiana, farebbe una legge che gli farebbe perdere metà del suo fatturato?"
Risultato: non più tardi di un paio di settimane dopo, mi recai al punto vendita Mondolibri e chiesi la rescissione del contratto. Mi fecero pure storie, perché a quanto pare occorre un anno di anticipo... io mi inventai che sarei andato a vivere in Irlanda, e loro: "ok, se compri due libri ti cancelliamo." Me ne mancavano giusto due per terminare la collezione di J. R. R. Tolkien. Bye bye, my love...
Ebbene, io per un lustro buono sono stato socio di Euroclub/Mondolibri.
Ero stato "agganciato," in un tardo pomeriggio della primavera del '99, presso porta Altinate, a Padova: l'offerta mi era sembrata buona e così avevo portato a termine l'iscrizione. Ricordo anche il libro che mi fu dato in omaggio, in quell'occasione: Potere esecutivo, di Tom Clancy - più di 1000 pagine, e non ne ho letta ancora manco una!
Dopo un paio di settimane mi giunse a casa Il settimo papiro di Wilbur Smith, che non avevo mai ordinato. La ragazza che mi aveva fatto iscrivere (Marzia, questo era il suo nome) mi aveva semplicemente chiesto quale libro, di un breve elenco, sarei stato più disposto a comprare, e io avevo indicato, per l'appunto, Il settimo papiro. Ma non mi era mai stato detto che ciò valeva come un ordine. (A onor del vero, avevo indicato quel libro perché tutti gli altri, per quello che mi riguarda, erano un po' come gli annali di Volusio per Catullo - ciao Eloisa!) In ogni caso, riuscii a rispedirlo senza costi a mio carico.
Per circa quattro anni tutto filò relativamente liscio - il contratto prevede almeno un acquisto ogni trimestre - ma, a un certo punto, mi resi conto che la tanto sbandierata convenienza esiste solo sulla carta:
- il catalogo è più o meno sempre quello: se all'inizio appare vasto, ci si accorge presto di quanto sia limitato - e le novità tardano ad arrivare;
- gli sconti consistenti sono su pochi titoli, e solo per chi è socio da tanti anni: diversi supermercati che vendono libri praticano regolarmente uno sconto del 15%;
- le copertine sono diverse da quelle dei volumi venduti nelle normali librerie (qui è una questione di gusti più che altro; se all'inizio non me ne importava, più tardi cominciò a darmi fastidio);
- ma soprattutto, presto quegli stessi titoli escono in edizione tascabile.
La ragazza - con arroganza, e pure fumando - mi rispose - udite udite - che i tascabili sarebbero stati banditi per legge nel giro di un mese per evitare il calo di vendite di libri rilegati.
Vi lascio immaginare la mia faccia e il tentativo, con sforzo veramente impressionante di muscolo facciale, di rimanere serio - anche perché c'era un discreto viavai, e diciamo che non sta bene, di fronte a tanta gente, ridere in faccia al proprio interlocutore - nel replicare "scusa, ti pare che il presidente del Consiglio, che è il proprietario della maggiore casa editrice italiana, farebbe una legge che gli farebbe perdere metà del suo fatturato?"
Risultato: non più tardi di un paio di settimane dopo, mi recai al punto vendita Mondolibri e chiesi la rescissione del contratto. Mi fecero pure storie, perché a quanto pare occorre un anno di anticipo... io mi inventai che sarei andato a vivere in Irlanda, e loro: "ok, se compri due libri ti cancelliamo." Me ne mancavano giusto due per terminare la collezione di J. R. R. Tolkien. Bye bye, my love...
giovedì 20 aprile 2006
Adesso i gay, gli omosessuali e i pedofili avranno uguali diritti a tutti gli altri cittadini? Prima di sfasciare tutto invito Prodi a pensarci molto attentamente. (Un lettore - anonimo - del Treviso, quotidiano del gruppo E Polis, 20 aprile 2006)
Potrei generalizzare sui miei conterranei, ma non lo faccio. Potrei citare l'art. 3 della Costituzione, ma sarebbe un pleonasmo, visto che essa fa parte delle conoscenze di base di ogni cittadino italiano, non è vero?
Potrei generalizzare sui miei conterranei, ma non lo faccio. Potrei citare l'art. 3 della Costituzione, ma sarebbe un pleonasmo, visto che essa fa parte delle conoscenze di base di ogni cittadino italiano, non è vero?
Ipsa dixit
Marco ha spesso degli atteggiamenti che possono essere letti come presuntuosi, ma non lo sono. (Maria De Filippi, Uomini e donne, 19 aprile 2006)
mercoledì 19 aprile 2006
Il nuovo presidente
Chissà se gli autori di Veronica Mars avrebbero immaginato che l'episodio n. 6 della prima stagione, dal titolo Il nuovo presidente, sarebbe stato trasmesso in Italia proprio all'indomani di una campagna elettorale come quella che si è appena conclusa.
Tema centrale dell'episodio, infatti, sono le elezioni per il consiglio della scuola che Veronica e i suoi amici frequentano. Wanda, la candidata favorita, perde clamorosamente; Veronica indaga, e scopre che, contro di lei, sono stati condotti dei brogli - che, nella modalità, ricordano terribilmente l'escamotage con cui George W. Bush si impose in Florida nel 2000.
A Wanda vengono riassegnati i voti che le spettano, e al ballottaggio se la vedrà con Duncan Kane, il rampollo di una delle più ricche famiglie della città, nonché ex fidanzato di Veronica e fratello di colei che era la sua migliore amica, sul cui assassinio c'è ancora molto da scoprire.
Veronica appoggia apertamente Wanda, ma viene a sapere che costei aveva un precedente per possesso di droga: l'elezione le serviva come lasciapassare per un prestigioso college.
Perso il ballottaggio, Wanda cerca di convincere un'indispettita Veronica che, se fosse stata eletta, avrebbe davvero tenuto fede alle promesse fatte durante la campagna. Ma Veronica non le crede.
Chissà cos'hanno pensato della protagonista i 1.644.000 telespettatori che ieri hanno visto la puntata. Ovviamente non posso averne la certezza, ma sono pronto a scommettere che la maggioranza ha commentato qualcosa come "ma dai, se la prende per così poco?"
Non solo per la presenza, da 12 anni ormai, di un politico - che per puro caso è anche il proprietario della rete su cui va in onda il telefilm - che, per sua stessa ammissione, è "sceso in campo" per non finire travolto dai debiti. Ma perché, come è implacabilmente scritto nel saggio La testa degli italiani, di Beppe Severgnini, per gli abitanti dello Stivale è perfettamente normale che un politico - così come un sindaco o un assessore - si faccia i suoi interessi, se intanto promette di difendere anche quelli del popolo.
Che abbia ragione il suddetto proprietario, ossia che pure le sue reti sono contro di lui?
Nel frattempo, è finalmente giunto il verdetto della Cassazione che conferma la vittoria dell'Unione. Il ricorso di Calderoli, com'era prevedibile, è carta straccia. Cesa augura buon lavoro, Tremonti "ancora non riconosce la vittoria del centrosinistra." Per uno che non distingue un bilancio dal Monòpoli, è comprensibile. Coraggio Giulio, un giorno troverai la tua strada. Intanto, quella è la porta.
Tema centrale dell'episodio, infatti, sono le elezioni per il consiglio della scuola che Veronica e i suoi amici frequentano. Wanda, la candidata favorita, perde clamorosamente; Veronica indaga, e scopre che, contro di lei, sono stati condotti dei brogli - che, nella modalità, ricordano terribilmente l'escamotage con cui George W. Bush si impose in Florida nel 2000.
A Wanda vengono riassegnati i voti che le spettano, e al ballottaggio se la vedrà con Duncan Kane, il rampollo di una delle più ricche famiglie della città, nonché ex fidanzato di Veronica e fratello di colei che era la sua migliore amica, sul cui assassinio c'è ancora molto da scoprire.
Veronica appoggia apertamente Wanda, ma viene a sapere che costei aveva un precedente per possesso di droga: l'elezione le serviva come lasciapassare per un prestigioso college.
Perso il ballottaggio, Wanda cerca di convincere un'indispettita Veronica che, se fosse stata eletta, avrebbe davvero tenuto fede alle promesse fatte durante la campagna. Ma Veronica non le crede.
Chissà cos'hanno pensato della protagonista i 1.644.000 telespettatori che ieri hanno visto la puntata. Ovviamente non posso averne la certezza, ma sono pronto a scommettere che la maggioranza ha commentato qualcosa come "ma dai, se la prende per così poco?"
Non solo per la presenza, da 12 anni ormai, di un politico - che per puro caso è anche il proprietario della rete su cui va in onda il telefilm - che, per sua stessa ammissione, è "sceso in campo" per non finire travolto dai debiti. Ma perché, come è implacabilmente scritto nel saggio La testa degli italiani, di Beppe Severgnini, per gli abitanti dello Stivale è perfettamente normale che un politico - così come un sindaco o un assessore - si faccia i suoi interessi, se intanto promette di difendere anche quelli del popolo.
Che abbia ragione il suddetto proprietario, ossia che pure le sue reti sono contro di lui?
Nel frattempo, è finalmente giunto il verdetto della Cassazione che conferma la vittoria dell'Unione. Il ricorso di Calderoli, com'era prevedibile, è carta straccia. Cesa augura buon lavoro, Tremonti "ancora non riconosce la vittoria del centrosinistra." Per uno che non distingue un bilancio dal Monòpoli, è comprensibile. Coraggio Giulio, un giorno troverai la tua strada. Intanto, quella è la porta.
martedì 18 aprile 2006
Atroce dilemma: da cosa comincio?
Vi avverto: è un periodo in cui ho molti sassolini nelle scarpe da levare di mezzo - in attesa di rimettere i sandali - ergo comincio con qualcosa di leggero, tanto per non incattivire i miei potenziali (venticinque) lettori, oppure taglio la testa al toro e vado subito agli argomenti scottanti?
A dire la verità io comincerei col sistemare la grafica, ma ora non ho né tempo né voglia. Lo farò quando qui ci sarà un'adeguata quantità di contenuti.
Vi avverto: è un periodo in cui ho molti sassolini nelle scarpe da levare di mezzo - in attesa di rimettere i sandali - ergo comincio con qualcosa di leggero, tanto per non incattivire i miei potenziali (venticinque) lettori, oppure taglio la testa al toro e vado subito agli argomenti scottanti?
A dire la verità io comincerei col sistemare la grafica, ma ora non ho né tempo né voglia. Lo farò quando qui ci sarà un'adeguata quantità di contenuti.
Avevo fatto una pubblica dichiarazione di incostanza, lo scorso novembre, intitolandola Perché non terrò mai un blog. Di incostanza si trattava e di incostanza si tratta ancora, visto quello che mi ritrovo a fare in questo momento. Probabilmente, come già è successo in più di un'occasione, ci saranno periodi in cui sarò un fiume in piena e altri in cui la mia latitanza ricorderà quella dell'ultimo illustre arrestato. Comunque sono qui, e adesso sono cavoli vostri!
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