[...] Social media use, measured daily over 8 days, was associated with more subsequent memory failures, regardless of age. As existing and new social technologies continue to permeate daily life, these findings highlight the importance of understanding how they influence day-to-day cognitive functioning. The current study suggests that social media use may have unintended negative consequences for, at least, short-term memory functioning. Given the high popularity of social media, these findings highlight the need for rigorous investigations into social media use as a potential risk factor for cognitive impairment and decline among older adults.
(Neika Sharifian, Laura B. Zahodne: J Gerontol B Psychol Sci Soc Sci, 2020, Vol. 75, No. 3, 540–548)
Salimbene (frate minore del XIII secolo, storico, autore della Cronica) [...] come molti uomini del suo tempo ha sviluppato le facoltà mnemoniche a un grado che per noi è impensabile. A un certo punto della sua cronaca cita otto versi di una canzonetta satirica, e si scusa di non ricordare né l'inizio né la fine: è molto tempo che non l’ho più letta, dice, e quando l'ho letta non me ne importava molto, e così non l'ho memorizzata bene. È un'uscita rivelatrice: vuol dire che quando si leggeva, di solito si imparava a memoria. I libri erano pochi, procurarseli era difficile, e non era neppure facile prendere appunti, perché la carta e la pergamena costavano care. L’unica cosa che non costava era la memoria: e perciò la si riempiva di testi, e chi lavorava con la parola li teneva lì in bell'ordine, sempre pronti per l’uso.
(Alessandro Barbero: Sono cavoli amari fratel Salimbene, estratto da un intervento al Festival della Mente di Sarzana del 2011)
Ingegnosissimo Theuth, c'è chi sa partorire le arti e chi sa giudicare quale danno o quale vantaggio sono destinate ad arrecare a chi intende servirsene. Ora tu, padre della scrittura, per benevolenza hai detto il contrario di quello che essa vale. Questa scoperta infatti, per la mancanza di esercizio della memoria, produrrà nell'anima di coloro che la impareranno la dimenticanza, perché fidandosi della scrittura ricorderanno dal di fuori mediante caratteri estranei, non dal di dentro e da sé stessi; perciò tu hai scoperto il farmaco non della memoria, ma del richiamare alla memoria. Della sapienza tu procuri ai tuoi discepoli l'apparenza, non la verità: ascoltando per tuo tramite molte cose senza insegnamento, crederanno di conoscere molte cose, mentre per lo più le ignorano, e la loro compagnia sarà molesta, poiché sono divenuti portatori di opinione anziché sapienti.
(Platone: Fedro, 274e-275b, traduzione di Patrizio Sanasi)
Canzone del giorno: The Church - The Hypnogogue.
Qualcosa inevitabilmente si perde.
RispondiEliminaCerto, qualcosa si perde, ma siamo sicuri che così non resti spazio per qualcosa di più utile? In fondo è da più di 2000 anni che si teme che un'invenzione (la scrittura, la stampa, internet...) faccia perdere alla gente certe capacità, ma l'umanità è sempre andata avanti ugualmente!
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