Non chiedetemi perché, perché io detesto le cantate in compagnia. Adoro cantare, ma sono un fottutissimo snob, e le canzoni "che sanno tutti" non le sopporto.
C'erano Andrea e Chiara, miei compagni di liceo. Il primo, musicalmente, me lo ricordo perché con Davide, altro nostro compagno, durante una gita a Perugia cantava da mane a sera Qui comando io di Gigliola Cinquetti.
Chiara, invece, era appassionata di Francesco De Gregori.
Nel sogno, a un certo punto Chiara esclamava: "Facciamo Will, spirit me on!!!" E io, che me la ricordavo, cominciai a cantare.
Su questo torneremo dopo.
L'anno in cui era uscito, avevo visto Notte prima degli esami con una mia amica che, come me, è fan degli a-ha, ed entrambi saltammo sul sedile del cinema non appena vedemmo, nella camera di una delle ragazze, il poster con la copertina di Headlines and Deadlines, il "best of" del gruppo norvegese.
Perché quella raccolta è uscita nel 1991, mentre il film è ambientato nel 1989.
Dal punto di vista musicale, non è di certo per questa svista che il film è criticabile. Lo è per l'intera scelta della colonna sonora. Wishing Well, di Terence Trent d'Arby, è del 1988. The Final Countdown, sulla quale scorrono i titoli di coda dopo l'esilarante scena finale, è del 1986. La canzone che dà il titolo al film è del 1984. Should I Stay or Should I Go è addirittura del 1981!
Nessuno, nel 1989, avrebbe mai ascoltato musica vecchia di otto anni. E nemmeno nel 1997, quando la maturità toccò a me, ad Andrea e a Chiara. (Davide si era trasferito con la famiglia.) Le canzoni storiche, come per l'appunto quelle di Gigliola Cinquetti; oppure i classici, come Francesco De Gregori, non sono mai state da sfigati, ma le hit degli anni delle medie sì.
Il regista Fausto Brizzi, che quando ha realizzato il film aveva 37 anni, non solo era nell'età in cui il passato è un dipinto senza prospettiva, ma avendolo realizzato nel 2006, era pienamente immerso nel "presente dal cuore vintage" .
Si può dire quello che si vuole: aria fritta, questioni di lana caprina per riempire le pagine dei giornali... Sta di fatto che, non più tardi di quattro anni fa, un mio allievo liceale era tutto gasato perché era appena stato a vedere i Green Day e di lì a poco sarebbe andato al concerto dei Blink 182. Mai, a 17 anni, avrei immaginato di potermi ritrovare ad un concerto con un mio professore, nemmeno il più giovane.
E, cosa più importante, io nel presente dal cuore vintage sto benissimo.
Perché quella raccolta è uscita nel 1991, mentre il film è ambientato nel 1989.
Dal punto di vista musicale, non è di certo per questa svista che il film è criticabile. Lo è per l'intera scelta della colonna sonora. Wishing Well, di Terence Trent d'Arby, è del 1988. The Final Countdown, sulla quale scorrono i titoli di coda dopo l'esilarante scena finale, è del 1986. La canzone che dà il titolo al film è del 1984. Should I Stay or Should I Go è addirittura del 1981!
Nessuno, nel 1989, avrebbe mai ascoltato musica vecchia di otto anni. E nemmeno nel 1997, quando la maturità toccò a me, ad Andrea e a Chiara. (Davide si era trasferito con la famiglia.) Le canzoni storiche, come per l'appunto quelle di Gigliola Cinquetti; oppure i classici, come Francesco De Gregori, non sono mai state da sfigati, ma le hit degli anni delle medie sì.
Il regista Fausto Brizzi, che quando ha realizzato il film aveva 37 anni, non solo era nell'età in cui il passato è un dipinto senza prospettiva, ma avendolo realizzato nel 2006, era pienamente immerso nel "presente dal cuore vintage" .
Si può dire quello che si vuole: aria fritta, questioni di lana caprina per riempire le pagine dei giornali... Sta di fatto che, non più tardi di quattro anni fa, un mio allievo liceale era tutto gasato perché era appena stato a vedere i Green Day e di lì a poco sarebbe andato al concerto dei Blink 182. Mai, a 17 anni, avrei immaginato di potermi ritrovare ad un concerto con un mio professore, nemmeno il più giovane.
E, cosa più importante, io nel presente dal cuore vintage sto benissimo.
Tornando al sogno, io quella Will, spirit me on me la ricordo. Vaghi lampi di memoria: una chitarra elettrica rossa che suonava senza distorsioni nel videoclip, nonché un feat. prima di uno degli interpreti.
Ovviamente la canzone non si chiama così, e nemmeno il testo suona così.
Ma so che, se la canzone esiste - perché, dopo un sogno, una mattina chiesi a mio padre se io, da bambino, fossi mai stato dentro il cestello della lavatrice in funzione, sia chiaro - prima o poi ritornerà.
Come diceva mia zia, quando non si riusciva a trovare un oggetto in casa: un giorno salterà fuori.
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