Sabato sera: ero a studiare in ufficio e nel frattempo cercavo di capire se i miei amici avessero intenzione di uscire. Mi ero portato la cena, contando che, o perché fossi rimasto a studiare o fossi uscito, non sarei tornato a casa prima dell'ora di nanna.
Un'amica pugliese, che vive in un collegio qui vicino, mi chiama e mi dice "ho preparato le lasagne, vieni a mangiare con noi?"
E dopo le lasagne, banane con la nutella e biscotti.
Domenica mattina: colazione con un cappuccino fatto da me, un biscottone alla vaniglia del panificio vicino casa, e come sottofondo l'ouverture e il recitativo + aria di Agamennone dall'Ifigenia in Aulide di Gluck, nella prima della Scala del 2002 ritrasmessa da Rai 5.
Prima di una telefonata scassa-gonadi - mi pare giusto, dovendo studiare anche di domenica. Ma se per far andar giù la pillola basta un poco di zucchero, con una dose massiccia è ancora meglio, nevvero?
Se l'ordiphone - termine francese per smartphone: ordinateur + téléphone - mi ha cambiato la vita, non è per Angry Birds, che non so nemmeno cosa sia. È perché ora, per ascoltare i programmi radiofonici in podcast, non devo più caricare manualmente i file sul lettore - il che, spesso, bastava per farmi desistere.
Anzi, Google Listen è comodissimo. Copi dal sito della radio il feed del podcast che ti interessa, scegli Add a subscription nel menu principale di Listen, lo incolli nella finestra e l'elenco degli ultimi episodi è tutta per te. Altro che i nomi dei file tipo A3P4UX09.mp3, che eri troppo pigro per rinominare e poi non ti ricordavi più cos'erano.
Ma Listen ha i suoi lati oscuri. Specialmente quando sei anche abbonato alle pagine Facebook delle radio.
Apri la bacheca, e la radio ti informa su cosa sta andando in onda in quel momento: magari è un programma che non ascolti abitualmente, ma ti ispira. In quel momento non puoi ascoltarlo, e allora che fai? Aggiungi il podcast del programma alla lista dei tuoi preferiti, e ti scarichi l'episodio.
Il problema è che poi ti piace, così ti ascolti anche le puntate precedenti... e le successive!
A me per ora è successo con tre programmi:
Sei gradi (Radio 3), di Felice Liperi: un percorso musicale in sei tappe, ciascuna legata alla precedente. Non ci fu una puntata galeotta in particolare, ma mi ha sempre affascinato la teoria dei sei gradi di separazione;
Destini incrociati (Radio 24), di Giacomo Zito: le storie di due personaggi della storia, dello spettacolo, della scienza... che hanno trovato la loro fortuna incontrandosi. La puntata galeotta fu Cinque verticale, sei lettere, i cui protagonisti erano Giorgio Sisini, fondatore della Settimana Enigmistica, e Piero Bartezzaghi, storico autore del cruciverba di pagina 41;
Voi siete qui (Radio 24), di Matteo Caccia: ogni giorno, la storia di un ascoltatore. Una persona comune, una storia che ciascuno di noi può aver vissuto. Alcune frasi sono talmente poetiche che vorrei segnarmele, ma sono troppe. La puntata galeotta fu Laurearsi a luglio: la storia di Silvia Cogoli, bresciana, nel periodo della sua tesi.
Dispiace solo, per gli ultimi due, non poter ascoltare i brani musicali, tagliati per questioni di diritti d'autore. Ma va bene, anzi benissimo, così!
Canzone del giorno: The Drums - Searching For Heaven.
La scorsa notte, ore 2.30: torno dall'ufficio, in bicicletta, dopo un'afterhour dedicata alla derivazione dell'equazione di Kramers in coordinate azione-angolo nel limite di bassa viscosità.
Dopo pranzo, avevo mangiato solo una brioche; in frigo, comunque, mi era avanzato del risotto che avevo preparato ancora la sera prima.
Mentre lo riscaldo, accendo MTV che, ricordandomi che il 6 novembre ci saranno gli Europe Music Awards...
Non avrei mai pensato di amare una canzone di J-Ax, giuro. Ma con un titolo così come faccio? Quando non posso usare la bici mi sento come se mi mancasse un arto!
Nel parcheggio per le biciclette, fumeria non ufficiale del dipartimento:
Eh, adesso bisogna andare fuori a fumare: una volta si poteva anche dentro... Eh, i bei tempi... Che poi, dico io, fanno tante storie ma c'è di peggio del fumo...
Come no: il tuo vicino che spara una scorreggia da elefante. Ma il solfuro di idrogeno sta pure nelle sorgenti termali.
Canzone del giorno: Ensiferum - By The Dividing Stream.
(ovvero: un dialogo; titolo ispirato a οι διάλογοι di Ehvvivi, in onore dell'assegnazione del mio tandem-partner greco.)
Al telefono con una mia amica, single da un po' : mi dice che da luglio si frequenta con un tipo.
Ma dai! Che bello! E me lo dici solo adesso? Ah, ma guarda che non è successo niente! Come non è successo niente? Non è successo niente! Ma vi sarete almeno baciati! No! E cosa aspetti? Non lo so, non lo capisco... vorrei leggergli nel pensiero! Ma non serve leggergli nel pensiero: devi solo mettergli la lingua in bocca! Ti adoro!
Canzone del giorno: Johnny Cash - Personal Jesus (cover Depeche Mode).
Claude-Benigne Balbastre, altro compositore sconosciuto e quindi mio mito d'adolescenza, l'avevo sentito proprio il sabato in cui poi avrei scoperto che mio papà se n'era andato.
A Primo movimento, su Radiotre, quella mattina. Il clavicembalo di Balbastre: a questo la puntata era dedicata. E io ero tutto felice, rigirandomi nel letto e ascoltando il mio strumento preferito.
Nel duomo di Serravalle, a Vittorio Veneto, abbiamo un organo Callido del 1822: lo sapevate?
E sapevate che è uno degli organi più importanti del Veneto?
E che dal 1990, ogni ottobre, si tiene una rassegna di quattro concerti?
Ieri, alle tastiere del Callido c'era Roland Muhr, bavarese, allievo di Karl Richter, che eseguì brani sacri, principalmente del diciottesimo e diciannovesimo secolo.
Io ero un po' assopito: il pranzo a casa di amici di famiglia era stato particolarmente abbondante, e per arrivare alla chiesa avevo dovuto attraversare a piedi, spedito, praticamente tutta la città. Ma circa un minuto dopo l'attacco del Grand Chœur in do maggiore di César Franck, forse il più famoso compositore francese di musica per organo del periodo romantico, mi svegliai di soprassalto. Avevo riconosciuto una melodia (a me) inconfondibile, e stavo già istintivamente (e silenziosamente cantando): o Dieu de clémence, viens par ta présence... : il Noël Suisse di Louis-Claude Daquin, uno dei miei miti del periodo di infoiamento per la musica classica - secondo la legge: l'infoiamento di Marco per un compositore è direttamente proporzionale alla sua anonimia.
Al termine dell'esibizione, non esito: appena Muhr si libera, mi lancio da lui e col mio tedesco arrugginito gli chiedo se la melodia fosse, effettivamente, la stessa. Così è: sia Daquin che Franck avevano utilizzato un tema natalizio tradizionale.
(Diciamo la verità: lo sospettavo, perché già in un brano di Claude-Benigne Balbastre avevo trovato un tema natalizio utilizzato da Daquin - quand Dieu naquit à Noël; l'ho domandato ugualmente per non perdere l'occasione di parlare tedesco! :-) )
In quell'occasione conosco anche il direttore artistico della rassegna, M° Roberto Padoin, il quale, forse sorpreso dalla mia conoscenza musicale, mi domanda se io sia organista, o quantomeno pianista. No, rispondo io: al massimo arrivo a Fra Martino - in tedesco Bruder Jakob, chiosa Muhr. Ma perché mi girate il dito nella piaga?
Ricordate l'ottetto in mi bemolle maggiore, registrato dalla radio quando ero meno che adolescente, rimasto (a me) anonimo per 10 anni e mai dimenticato fino alla scoperta dell'autore?
Ebbene: ho bisogno della stessa tenacia, adesso, per preparare gli esami del dottorato. Perché mi gioco la permanenza qui e la borsa di studio. E a tratti mi prende il panico, perché se mi cacciano devo restituire 12 mila euro in una botta sola, perdo qualsiasi possibilità di diventare ricercatore e soprattutto non sarò mai più degno di definirmi un fisico.
Ce la posso fare. Ce la devo fare.
(Solo fino al minuto 4.41 la musica è di Johann Nepomuk Hummel, l'autore da me a lungo inseguito. Si tratta del primo movimento - Allegro con spirito - dell'Ottetto-partita in mi bemolle maggiore, per l'appunto. Il secondo brano presumo sia di Franz Krommer, suo contemporaneo. Non esiste su YouTube, al momento, una registrazione completa dell'Ottetto di Hummel.)
(Questo post voleva essere molto più articolato, ma sto presissimo col lavoro, per cui tutto il resto rimane - per ora - in bozza.)
Consiglio, agli appassionati di musica classica e non solo, che si fossero persi la prima delle 15 puntate in programma di Petruška, dedicata a Pëtr Il'ič Čajkovskij: programmate il videoregistratore, perché sarà replicata stanotte alle 2.45 e - vi fidate di me, vero? - vale davvero la pena vederlo.
Canzone del giorno: Sandry Maestri - Non ci sei più.
Nicola era il mio compagno di banco in prima liceo.
Non ero ancora il secchione che in seguito sarei diventato, ma rispetto a lui sicuramente. Ancora i miei ex compagni ricordano una sua interrogazione sui Fiumi di Ungaretti:
Dov'è il Serchio? Boh, sarà in Francia... Dov'è la Senna? Boh, sarà in Africa... Be', Nicola, almeno saprai dov'è il Nilo! Prof, non mi chieda di geografia: non so niente!
La campanella interruppe l'imbarazzante spettacolo, e dopo la ricreazione Nicola fece finta di avere conati di vomito. Ma la prof non ci cascò.
I suoi genitori erano proprietari di un negozio di abbigliamento nel centro del paese. Si narra (rumores) che un giorno Nicola, in giro con gli amici e con indosso una maglietta da almeno 80 mila lire, sia passato per il per il negozio e abbia detto "Mamma, sono sudato!" E costei, senza fiatare, gli avrebbe dato un'altra maglietta da 80 mila lire.
Lavativo e pieno di soldi: la miscela ideale per rendersi a me insopportabile; almeno allora, quando ero il fetente che non passava i compiti neanche a peso d'oro.
Alla fine del primo anno fu bocciato, e si trasferì in una scuola privata, famosa per non essere particolarmente selettiva (si noti la litote). Diceva che la professoressa di lettere l'aveva fatto bocciare perché ce l'aveva con lui, e che gli allievi del nostro liceo sembravano ospiti di un cottolengo.
Diplomatosi, si iscrisse a Informatica, così come il mio migliore amico, il quale mi raccontava che lui e i suoi compagni si sedevano accanto a lui in treno solo per sentire le sue castronerie.
L'ho sentito tre volte, da allora: tutte e tre su Facebook. La prima, due anni fa, per un saluto. La seconda, lo scorso maggio, per le condoglianze. La terza, ieri.
Voleva sapere cosa pensassi io, fisico, dell'esperimento sui neutrini e delle varie teorie sugli universi paralleli; e dopodiché...
E a figa come siamo messi? Cazzi miei (e suoi)! Ormai sei su Facebook: la tua vita è di dominio pubblico! Ciò che decido io è di dominio pubblico. Cavoli, ti ho solo chiesto se hai trovato la morosa: mica ti ho chiesto il filmino porno... (ma se io non ti volessi raccontare la mia vita privata avendoti sentito 3 volte in tutto negli ultimi 18 anni?, ndr) (silenzio) Vabbe', vedo che non sei di compagnia, ciao. Ciao. Un consiglio: vivi più sciolto, non stare sempre sul piede di guerra; era solo una domanda di rito.
Grazie del consiglio, Nicola: mi ci voleva proprio.
Canzone del giorno: Ólafur Arnalds - Near Light (grazie MichiVolo!).
sono ritardatario cronico, perché faccio sempre i conti per arrivare in orario e trascuro sempre l'imprevisto che mi fa perdere quei due minuti, e l'altro imprevisto che me ne fa perdere altri due, e così via;
se non ho scadenze, mi perdo a cazzeggiare;
vado in panico quando ho più di una cosa da fare in una giornata;
prendo sempre impegni che poi non è detto riesca a portare a termine;
da quando mio papà non c'è più, sono costantemente in panico perché non so più a chi appoggiarmi;
ho tante doti ma non le so usare;
non ho inventiva;
ho sempre bisogno di un supporto "ufficiale" per imparare cose nuove;
o, meglio, sono bravo solo a ripercorrere strade già percorse da centinaia di persone prima di me;
o, meglio ancora, non ho mai superato l'impostazione da scuola superiore.
Canzone del giorno: Fabrizio de André - Un giudice.
Esistono delle regole identiche per qualsiasi Paese e per qualsiasi periodo.
La prima regola è che si vota per l'uomo, e non per il partito: dunque, il partito deve accettare di mettere avanti l'uomo scelto.
La seconda è che si vota per un'idea, e non per un'ideologia. Non si vota per la destra o per la sinistra: sono cose senza senso, oggi. Si vota per il progetto che porta l'uomo politico, e non per i programmi politici che lo sorreggono.
La terza regola è che si vota sempre per il futuro, e mai per il passato. Gli uomini politici perdono tempo sui bilanci, difendendo il loro passato: non sanno immetterci verso il futuro, mostrandoci come sarà il domani.
L'ultima regola, che riassume tutto, è che viene eletto l'uomo che riesce a raccontare al proprio popolo il pezzo di storia che desidera farsi raccontare in quell'istante preciso della sua storia; a patto di essere un eroe credibile. Ogni elezione è simile ad una drammatizzazione portata dalla stampa insieme alla pubblicità: se non si descrive una storia autentica, sincera e vera; se non suono la musica sociologica del momento, nella quale ognuno può riconoscersi, e sapere che l'uomo che ha davanti sarà l'uomo che domani creerà un mondo migliore per lui e per i suoi figli, non ci sono elezioni possibili.
(Jacques Séguéla, pubblicitario, alla guida della campagna elettorale di François Mitterrand; citato in Destini incrociati del 30 settembre, su Radio 24.)
Canzone del giorno: Mike Oldfield - Crime of Passion.
Da un paio di settimane, io e due miei compagni di dottorato abbiamo iniziato un laboratorio di calcolo analitico.
Le lezioni consistono nello svolgimento di esercizi su analisi complessa, teoria delle distribuzioni e operatori su spazi di Hilbert.
Non ho scelto di frequentarle solo perché saper fare questi conti serve sempre. L'ho scelto anche per fare pace con l'analisi complessa, l'ultimo argomento del programma di Analisi II: un corso immenso, dal ritmo serratissimo, e con pochissimo tempo per approfondire ciascun argomento. Non so neanche fino a che punto docente e assistente avessero colpa: impostazione troppo formale, troppi concetti dati per scontati, difficoltà comunicative in generale. La verità è che ancora mi leccavo le ferite di un professore che, poche settimane prima, mi aveva trattato come un cane; non mi trovavo bene con i compagni; e l'aula lugubre e le giornate piovose non risollevavano di certo il mio umore. Ma soprattutto, a quel corso capii che l'università è altra cosa rispetto al liceo: ed ero troppo legato ai ricordi del liceo per accettarlo.
Avrei passato l'esame con 25/30, ma in seguito mi sarei sempre rifiutato di riprendere in mano quegli argomenti. Una formula di Green o un integrale con i residui? Imparavo a memoria il risultato, e speravo che all'esame non me lo chiedesse.
Ma è il momento di farci pace. Anche perché Laurent, Riemann, Cauchy... non hanno colpe.
Durante le lezioni, io e i miei due compagni ci alterniamo alla lavagna. A volte svolgiamo esercizi che già il professore ci ha proposto e noi abbiamo provato, con più o meno successo, a risolvere; altre volte, svolgiamo esercizi proposti al momento. In ogni caso, i passaggi li descriviamo: intanto perché il prof ci fermi nel caso siano sbagliati, poi perché i nostri compagni possano copiare con cognizione di causa.
Ma quando è alla lavagna Matteo, e c'è da fare un po' di passaggi di algebra elementare, costui dice "ora facciamo un po' di algebretta" : tipica frase da docente universitario.
Quando sono alla lavagna io, descrivo tutto: "riduco allo stesso denominatore" , "porto le costanti fuori dal segno di integrale" , "semplifico il 2 col 2" e via dicendo. Tipiche frasi di uno scolaro o di un professore di liceo.
Non c'è niente da fare: non mi libererò mai del liceo. Tant'è vero che ci voglio insegnare.
Canzone del giorno: Mickaël Miro - Ma scandaleuse.