Ieri sono tornato da una gita con degli amici a Siena per il ponte del 2 giugno. Sabato mattina era in programma la visita alla cattedrale di Santa Maria Assunta - tappa obbligatoria - e la sera chi lo desiderava ci è tornato per la veglia di Pentecoste, celebrata dall'arcivescovo Antonio Buoncristiani.
Non era certamente la prima volta che partecipavo ad una funzione religiosa in una chiesa "famosa" ma forse solo ora mi sono reso conto della differenza che passa tra entrare in una chiesa principalmente per il contenuto artistico ed entrarci per l'effettivo motivo per cui è stata costruita. E non si tratta semplicemente della confusione creata dalla massa di turisti o dal fatto che per la visita turistica si paghi l'ingresso - per quanto io trovi difficile essere nel mood giusto per la preghiera quando mi si chiede di pagare pure per questa.
La veglia di Siena è molto diversa da quella di Vittorio Veneto. Nella città toscana è una vera e propria messa, con diverse letture dall'Antico Testamento come al sabato santo, e con un momento di dialogo, dopo l'omelia, tra l'arcivescovo e i catechisti - a loro è espressamente dedicata la cerimonia - sul ruolo della catechesi. Qui, invece, è una sola veglia di preghiera, corredata da testimonianze di esperienze di fede, o di missioni, che lì sono assenti.
Due nostre amiche, alla fine, avrebbero voluto rimproverare due dei preti lì presenti che erano stati a chiacchierare tutto il tempo. Fortuna che c'eravamo noi maschietti a ricordare loro l'undicesimo comandamento.
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