Dopo la diffusione della notizia di una possibile chiusura dell'unico cinema di Vittorio Veneto - il Verdi, aperto nel 1995 sulle spoglie di un vecchio teatro, oltretutto il primo multisala della Sinistra Piave - il blog http://cinemavive.blogspot.com si occupa di raccogliere on-line le firme contro questa eventualità. Io ho sottoscritto l'appello ieri sera, anche se me ne sono pentito quasi subito, visto che ho scoperto di essere in compagnia di tale Federico Dalla Colletta, pensatore dell'essere. Dicesi filosofo, nell'era post-industriale (cioè questa), il figlio di papà che, non avendo un c***o da fare da mane a sera, pensa.
E forse Vittorio Veneto meriterebbe la chiusura del cinema. Perché è più facile trovare gente in giro nel deserto del Sahara che in questa città. Perché della gente, anche di 40 anni o meno, trova che sia tardi uscire alle 9 di sera. Perché Alessandro Cadamuro, sedicente artista locale, oggi scrive sul settimanale diocesano (L'Azione) che il Verdi è solo "un salvagente bucato," che non c'è bisogno di un cinema commerciale perché Vittorio Veneto sia una città d'arte, perché comunque lo rimarrebbe. Di quale arte, non è dato sapere. (Forse della sua?) Non è bastato, al signor Cadamuro, impestarmi l'aula di disegno per un anno con i suoi puzzolenti sigari? Almeno l'altra insegnante di disegno che ho avuto andava a fumare fuori - che poi praticamente non facesse altro per tutta l'ora, è un'altra storia.
La chiusura del Verdi, rappresenta la perdita di un pò di storia perciò delle nostre radici......e se le radici muoiono....
RispondiEliminaCiao
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