giovedì 7 settembre 2006
Niente di cui spaventarsi, solo operai che lavorano fragorosamente alle 11.36 pm a neanche 50 metri da casa mia.
È ciò che ci vuole dopo un viaggio in treno con un'ora e mezza di ritardo, nello stesso vagone di Ignazio La Russa, a fianco di una ragazza bellissima, con un chiaro accento dell'Europa dell'est e con tatuato, sul piede, il nome del fidanzato, lì con lei: un ultrasessantenne rugoso e pure lettore di Libero. Per non parlare di colei che mi sbatté il telefono in faccia senza ragione apparente.
Tornare a casa: ciò che tutti vorremmo.
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