Come insegnante di fisica, sto partecipando, in questi mesi, ad un corso di aggiornamento sul laboratorio. In sintesi: i relatori propongono a me e ai miei colleghi delle esperienze didattiche, preferibilmente con oggetti di uso comune, facilmente reperibili in commercio; e noi, nelle nostre scuole, dovremmo proporli agli studenti.
Tra l'anno scorso e quest'anno, alcune delle esperienze erano interessanti e divertenti: studiare come decresce il livello dell'acqua in un tubo verticale con un foro in basso (decrescita esponenziale); valutare l'ordine di grandezza della durata dell'impatto di una pallina di gomma con una superficie, quando rimbalza su di essa (sul vetro è dell'ordine dei millesimi di secondo; sul polistirolo espanso è dell'ordine dei centesimi di secondo); usare un LED come rilevatore di luce.
L'altro ieri, l'ultimo incontro cui ho partecipato, che è il primo di una serie di tre incontri, riguardava Arduino. È da quando ho cominciato a insegnare che sento parlare di Arduino (o di Raspberry Pi): sia ora, che insegno matematica e fisica, sia a maggior ragione qualche anno fa, quando insegnavo informatica.
Con Arduino - che, a quanto ho capito, in estrema sintesi è una scheda programmabile collegabile a sensori (di posizione, di luce, di rumore, di temperatura, di pressione...) e attuatori (LED, display, altoparlanti, motori...) - pare che io possa automatizzarmi anche la casa, se lo so programmare. A costo decisamente ridotto rispetto ai sistemi di domotica commerciali. Ma viene molto utilizzato anche per svolgere esperimenti scientifici.
Il costo di una scheda Arduino nonché degli apparecchi ad esso collegabili è decisamente abbordabile. Sul sito ufficiale ora ci sono pure gli sconti in occasione del Black Friday.
E pensavo, mentre il relatore ci faceva provare dei programmi semplici (come attivare un pulsante per accendere un LED, o raccogliere dati di luminosità da un sensore analogico):
se avessi oggi l'età dei miei studenti, sicuramente lo vorrei come regalo di Natale. E ci avrei smanettato alla grande.
Invece, l'altro ieri - e, a dire il vero, tutte le volte che ho sentito nominare Arduino o Raspberry Pi - il mio pensiero ricorrente era: no, troppo complicato. E non voglio perdere le mie giornate, quando magari fuori c'è un sole splendente, a rincretinirmi davanti a della silicaglia.
Il problema è che, magari non davanti a della silicaglia, ugualmente mi rincretinisco. Ecco perché questa sensazione non la vivo affatto come un bene.
Che mi succede?
Canzone del giorno: zebrahead - Licking on a Knife for Fun.
Ci sono anche dei giorni in cui piove e allora si può fare!
RispondiEliminaIn quei giorni (e anche in altri, o almeno così dovrei) io smanetto sul pianoforte!
EliminaLa differenza forse la fa solo il rincretinirsi coscientemente o farlo incoscientemente. Arduino programmato riuscirebbe a discernere?
RispondiEliminaChe razza di coincidenza,qua piove e sto proprio smanettando con Arduino^-^
RispondiEliminaOgni emissione mentale lascia una traccia.
RispondiEliminaFatto.
Ciao.
Ma tu sei un matematico o un fisico?
RispondiEliminaUn fisico!
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