Erano due annetti buoni che non passavo, benché non sia un luogo che mi impressiona, né mi renda più triste di quanto lo sarei semplicemente ripensando a chi, a partire dalla mia mamma, è già andato a fare compagnia a Gesù.
Quando ero bambino mio papà e mia zia ci andavano quasi ogni fine settimana. Non pretendevano che io entrassi, e poiché non mi lasciavano da solo in casa, di solito li aspettavo in auto.
È brutto da dire, ma almeno per quello che riguarda mia zia, credo che praticamente ci viva. Come Julien Davenne, protagonista della Camera verde di Truffaut. La stragrande maggioranza delle sue conversazioni riguarda persone decedute.
Qualche anno più tardi, invece, varcavo il cancello e aspettavo i miei presso le tombe lì vicino.
Per quanto avessi già vissuto un grosso lutto, ero ancora troppo giovane per capire; passavo di fronte alle lapidi o al colombario leggendo i nomi, le date e, da bravo futuro fisico, i numeri dei loculi.
Quando fui portato per la prima volta sulla tomba di mia madre, ero già adolescente.
Non piansi, ne sono certo. Piangevo sempre, da bambino, quando qualcuno mi parlava della mamma; ma verso gli 11 anni - ricordo ancora l'evento: un pianto inarrestabile al capitolo sulla morte di Nemeczek dei Ragazzi della via Pál - repressi le lacrime, convinto che fossero cosa da deboli.
È curioso come la topografia del cimitero ce l'abbia impressa come quella del mio condominio. So dov'è la lapide con l'angelo in cima e quella sormontata da un arco con l'iscrizione Requiem aeternam. Le tombe pulite, piene di fiori e quelle quasi diroccate.
Una delle due tombe di famiglia è cambiata, dall'ultima volta che c'ero stato. Se prima vi erano sepolte solo persone che io non avevo mai conosciuto - tra cui uno zio pilota militare, morto a 25 anni in un incidente con il suo aereo, del quale io porto il nome, essendo nato il suo stesso giorno - per non so quale ragione ora ci sono due cugine di mio papà.
E mi fermo senza sapere che dire. Perché con una di loro praticamente non ci parlavamo più.
È una lunga storia, un giorno la racconterò. Ma forse, se avessi messo un po' da parte il mio orgoglio di adolescente, non sarebbe andata così.
Sussurro un perdonami, ed esco.
Ho bisogno di un breve giro. E con la macchina decido di provare a salire a San Lorenzo, una collina su cui normalmente salgo in bicicletta; e vado leggerissimo non solo perché non ho mai fatto tornanti, ma anche sapendo come i ciclisti scendono spericolati sui medesimi...
The Curfew tolls the knell of parting day,
the lowing herd wind slowly o'er the lea,
the plowman homeward plods his weary way,
and leaves the world to darkness and to me.
(Thomas Gray, Elegy Written In A Country Churchyard)
the lowing herd wind slowly o'er the lea,
the plowman homeward plods his weary way,
and leaves the world to darkness and to me.
(Thomas Gray, Elegy Written In A Country Churchyard)
Canzone del giorno: Keane - Everybody's Changing.
che dolce questo post. Verrebbe voglia di darti un bacio
RispondiEliminamav
concordo con mav
RispondiEliminaps.bello la camera verde di truffaut,l ho visto anche io
ester