Contrariamente alla consuetudine, oggi la canzone del giorno la scrivo all'inizio: Due cuori dei Mau Mau.
Volevo salutare tutti i miei lettori con Una lunga estate calda, dello stesso gruppo, ma con i 17 °C che ci sono qua fuori direi che non è il caso. Chi i giorni scorsi si lamentava del gran caldo cominci a sperare: se le cose andranno come l'anno scorso, l'estate è già finita.
Ma io mi auguro proprio di no, visto che domattina parto per le vacanze.
Radunando ciò che porterò con me - devo ancora decidere se portare il manuale di geometria differenziale! - ripensavo alla vigilia della partenza per le vacanze di dieci anni fa.
Perché su un evento di quella data romanzai per mesi e mesi.
Da poco avevo saputo che la ragazza che allora mi piaceva abitava in un comune a pochi chilometri da Vittorio Veneto. Avevo cercato il suo cognome sull'elenco telefonico: c'era un solo abbonato con quel cognome, nel paese, e stava in una via che, nonostante fossi passato svariate volte di lì, non avevo idea di dove fosse.
Uscii a fare un giro in bicicletta e mi diressi verso il paese. Percorrendo la strada principale, guardai tutte le traverse, nel caso quel nome mi fosse sempre sfuggito. Ma ricordavo bene: non c'era.
Tornai indietro e cercai più a fondo, nel caso si trattasse di una stradina imbucata chissà dove. Stavo per rinunciare, quando mi accorsi che l'agognata via era indicata a chiare lettere in un cartello.
Seguii la freccia. Ero in pianura, anzi, in leggera discesa, ma il cuore mi batteva forte come sul Galibier. (*) E non saprei se la sensazione fu più di timore o di liberazione quando vidi la ragazza salutarmi dal suo balcone!
Mi fermai. Lei era a fianco di sua mamma. E fu quest'ultima ad esortarla a farmi entrare, quando si accorse che la conversazione sarebbe durata più di qualche minuto.
Legai la bicicletta ed entrai. Ci sedemmo nel soggiorno; le saracinesche erano giù quasi del tutto, ci vedevamo a malapena.
Parlammo per una mezz'oretta del più e del meno: lei era già stata al mare, sei giorni (di cui tre di pioggia); quella sera si sarebbe svolta la finale degli Europei, Germania-Repubblica Ceca, che io ero certo sarebbe finita ai rigori (invece si sarebbe conclusa con il golden goal di Oliver Bierhoff, ndr); lei non seguiva lo sport; aveva appena terminato gli esami di musica; varie ed eventuali.
Le promisi che le avrei scritto una cartolina, e ci salutammo.
Avrei scritto tre volte, di questo episodio. La prima come un diario, la seconda come un racconto di fantasia e la terza in versi: un canto d'amore in ottave ariostesche, per la precisione. Essendosi svolti i fatti il 30 giugno, il primo verso fu Le calende di luglio, un giorno prima. (Ma non aspettatevi qui di trovare il resto: nemmeno la diretta interessata l'ha mai letto... e meno male, ora che è un medico potrebbe ordinarmi un TSO.)
Ecco, questa è la quarta. Volevo sintetizzarlo in poche righe, ma non ci sono riuscito nemmeno stavolta. Nonostante tra me e lei non sia mai nato nulla; nonostante io l'abbia conosciuta meglio e mi sia reso conto che ciò che me la rendeva irresistibile era solo frutto della mia immaginazione; nonostante siano quasi sette anni che lei non mi interessa più in alcun modo. (**)
Ma quella sensazione di pedalare sulle nuvole che provai tornando a casa, quel tardo pomeriggio di quel 30 giugno, non morirà mai.
(*) Oltretutto il Galibier, previsto per la 9ª tappa del Tour di quell'anno, sarebbe stato cancellato causa neve. Si sarebbe corsa solo l'ascesa finale verso Sestrières, e fu lì che Bjarne Rijs conquistò la maglia gialla.
(**) Almeno fino a due anni fa la ragazza era fidanzata con un finlandese. Ma lui saprà cantare la Ievan Polkaa bene come me?
come vedi sono sopravvisuta al tuo post... scherzo xD
RispondiEliminadevo dire che è un bellissimo intervento, e per un momento hai fatto sognare anke me
Che bello questo post...Mi hai riportato indietro di 10-15 anni...
RispondiEliminaRagazzi... e tu sei un essere appartenente al sesso maschile!!?? Adorabili quelli che ascoltano il lato più femminino. Bravo Bravo e BISS.
RispondiEliminabella la sensazione di pedalare sulle nuvole.
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