Un saluto a tutti coloro che sono passati da queste parti nelle ultime settimane, e a presto con il "diario del mese" !
(si è capito che non sono al mio pc?)
lunedì 28 agosto 2006
giovedì 3 agosto 2006
Le calende di luglio, un giorno prima
Contrariamente alla consuetudine, oggi la canzone del giorno la scrivo all'inizio: Due cuori dei Mau Mau.
Volevo salutare tutti i miei lettori con Una lunga estate calda, dello stesso gruppo, ma con i 17 °C che ci sono qua fuori direi che non è il caso. Chi i giorni scorsi si lamentava del gran caldo cominci a sperare: se le cose andranno come l'anno scorso, l'estate è già finita.
Ma io mi auguro proprio di no, visto che domattina parto per le vacanze.
Radunando ciò che porterò con me - devo ancora decidere se portare il manuale di geometria differenziale! - ripensavo alla vigilia della partenza per le vacanze di dieci anni fa.
Perché su un evento di quella data romanzai per mesi e mesi.
Da poco avevo saputo che la ragazza che allora mi piaceva abitava in un comune a pochi chilometri da Vittorio Veneto. Avevo cercato il suo cognome sull'elenco telefonico: c'era un solo abbonato con quel cognome, nel paese, e stava in una via che, nonostante fossi passato svariate volte di lì, non avevo idea di dove fosse.
Uscii a fare un giro in bicicletta e mi diressi verso il paese. Percorrendo la strada principale, guardai tutte le traverse, nel caso quel nome mi fosse sempre sfuggito. Ma ricordavo bene: non c'era.
Tornai indietro e cercai più a fondo, nel caso si trattasse di una stradina imbucata chissà dove. Stavo per rinunciare, quando mi accorsi che l'agognata via era indicata a chiare lettere in un cartello.
Seguii la freccia. Ero in pianura, anzi, in leggera discesa, ma il cuore mi batteva forte come sul Galibier. (*) E non saprei se la sensazione fu più di timore o di liberazione quando vidi la ragazza salutarmi dal suo balcone!
Mi fermai. Lei era a fianco di sua mamma. E fu quest'ultima ad esortarla a farmi entrare, quando si accorse che la conversazione sarebbe durata più di qualche minuto.
Legai la bicicletta ed entrai. Ci sedemmo nel soggiorno; le saracinesche erano giù quasi del tutto, ci vedevamo a malapena.
Parlammo per una mezz'oretta del più e del meno: lei era già stata al mare, sei giorni (di cui tre di pioggia); quella sera si sarebbe svolta la finale degli Europei, Germania-Repubblica Ceca, che io ero certo sarebbe finita ai rigori (invece si sarebbe conclusa con il golden goal di Oliver Bierhoff, ndr); lei non seguiva lo sport; aveva appena terminato gli esami di musica; varie ed eventuali.
Le promisi che le avrei scritto una cartolina, e ci salutammo.
Avrei scritto tre volte, di questo episodio. La prima come un diario, la seconda come un racconto di fantasia e la terza in versi: un canto d'amore in ottave ariostesche, per la precisione. Essendosi svolti i fatti il 30 giugno, il primo verso fu Le calende di luglio, un giorno prima. (Ma non aspettatevi qui di trovare il resto: nemmeno la diretta interessata l'ha mai letto... e meno male, ora che è un medico potrebbe ordinarmi un TSO.)
Ecco, questa è la quarta. Volevo sintetizzarlo in poche righe, ma non ci sono riuscito nemmeno stavolta. Nonostante tra me e lei non sia mai nato nulla; nonostante io l'abbia conosciuta meglio e mi sia reso conto che ciò che me la rendeva irresistibile era solo frutto della mia immaginazione; nonostante siano quasi sette anni che lei non mi interessa più in alcun modo. (**)
Ma quella sensazione di pedalare sulle nuvole che provai tornando a casa, quel tardo pomeriggio di quel 30 giugno, non morirà mai.
(*) Oltretutto il Galibier, previsto per la 9ª tappa del Tour di quell'anno, sarebbe stato cancellato causa neve. Si sarebbe corsa solo l'ascesa finale verso Sestrières, e fu lì che Bjarne Rijs conquistò la maglia gialla.
(**) Almeno fino a due anni fa la ragazza era fidanzata con un finlandese. Ma lui saprà cantare la Ievan Polkaa bene come me?
Volevo salutare tutti i miei lettori con Una lunga estate calda, dello stesso gruppo, ma con i 17 °C che ci sono qua fuori direi che non è il caso. Chi i giorni scorsi si lamentava del gran caldo cominci a sperare: se le cose andranno come l'anno scorso, l'estate è già finita.
Ma io mi auguro proprio di no, visto che domattina parto per le vacanze.
Radunando ciò che porterò con me - devo ancora decidere se portare il manuale di geometria differenziale! - ripensavo alla vigilia della partenza per le vacanze di dieci anni fa.
Perché su un evento di quella data romanzai per mesi e mesi.
Da poco avevo saputo che la ragazza che allora mi piaceva abitava in un comune a pochi chilometri da Vittorio Veneto. Avevo cercato il suo cognome sull'elenco telefonico: c'era un solo abbonato con quel cognome, nel paese, e stava in una via che, nonostante fossi passato svariate volte di lì, non avevo idea di dove fosse.
Uscii a fare un giro in bicicletta e mi diressi verso il paese. Percorrendo la strada principale, guardai tutte le traverse, nel caso quel nome mi fosse sempre sfuggito. Ma ricordavo bene: non c'era.
Tornai indietro e cercai più a fondo, nel caso si trattasse di una stradina imbucata chissà dove. Stavo per rinunciare, quando mi accorsi che l'agognata via era indicata a chiare lettere in un cartello.
Seguii la freccia. Ero in pianura, anzi, in leggera discesa, ma il cuore mi batteva forte come sul Galibier. (*) E non saprei se la sensazione fu più di timore o di liberazione quando vidi la ragazza salutarmi dal suo balcone!
Mi fermai. Lei era a fianco di sua mamma. E fu quest'ultima ad esortarla a farmi entrare, quando si accorse che la conversazione sarebbe durata più di qualche minuto.
Legai la bicicletta ed entrai. Ci sedemmo nel soggiorno; le saracinesche erano giù quasi del tutto, ci vedevamo a malapena.
Parlammo per una mezz'oretta del più e del meno: lei era già stata al mare, sei giorni (di cui tre di pioggia); quella sera si sarebbe svolta la finale degli Europei, Germania-Repubblica Ceca, che io ero certo sarebbe finita ai rigori (invece si sarebbe conclusa con il golden goal di Oliver Bierhoff, ndr); lei non seguiva lo sport; aveva appena terminato gli esami di musica; varie ed eventuali.
Le promisi che le avrei scritto una cartolina, e ci salutammo.
Avrei scritto tre volte, di questo episodio. La prima come un diario, la seconda come un racconto di fantasia e la terza in versi: un canto d'amore in ottave ariostesche, per la precisione. Essendosi svolti i fatti il 30 giugno, il primo verso fu Le calende di luglio, un giorno prima. (Ma non aspettatevi qui di trovare il resto: nemmeno la diretta interessata l'ha mai letto... e meno male, ora che è un medico potrebbe ordinarmi un TSO.)
Ecco, questa è la quarta. Volevo sintetizzarlo in poche righe, ma non ci sono riuscito nemmeno stavolta. Nonostante tra me e lei non sia mai nato nulla; nonostante io l'abbia conosciuta meglio e mi sia reso conto che ciò che me la rendeva irresistibile era solo frutto della mia immaginazione; nonostante siano quasi sette anni che lei non mi interessa più in alcun modo. (**)
Ma quella sensazione di pedalare sulle nuvole che provai tornando a casa, quel tardo pomeriggio di quel 30 giugno, non morirà mai.
(*) Oltretutto il Galibier, previsto per la 9ª tappa del Tour di quell'anno, sarebbe stato cancellato causa neve. Si sarebbe corsa solo l'ascesa finale verso Sestrières, e fu lì che Bjarne Rijs conquistò la maglia gialla.
(**) Almeno fino a due anni fa la ragazza era fidanzata con un finlandese. Ma lui saprà cantare la Ievan Polkaa bene come me?
mercoledì 2 agosto 2006
Carbonio-13
Il carbonio-13 è il più raro dei due isotopi stabili del carbonio - 1,07%, contro il 98,93% del carbonio-12, l'elemento usato anche per definire l'unità di massa atomica - e la sua presenza è leggermente ancora minore nelle piante di soia.
Il caso vuole che le piante di soia siano usate per produrre testosterone sintetico, ed è un raffronto tra la quantità di carbonio-13 del testosterone e quella di un altro ormone presente in un campione di urina a rivelare se il testosterone è naturale o no.
Il massimo rapporto ammesso, tra le due quantità, è di 3/1.
Per Floyd Landis il rapporto è risultato essere di 3,99/1.
Questa, che sarebbe la prova della provenienza esterna del testosterone del corridore di Murrieta, California, va ad aggiungersi all'anomalo rapporto testosterone/epitestosterone - 11/1, quando il massimo consentito è 4/1 (e il valore normale è circa 1/1) - riscontrato nel campione prelevato al termine della 17ª tappa del Tour de France conclusosi dieci giorni fa, e avvicina sempre più la maglia gialla (a tavolino) a Oscar Pereiro Sio.
Suppongo che più di una persona, dopo la mia lode all'impresa di Morzine, si aspettasse qualche parola da parte mia su questo ennesimo caso di doping nel ciclismo. A dire il vero aspettavo le controanalisi, ma i risultati non arriveranno prima di sabato, pare, e per quella data probabilmente sarò già via.
Se però qualcuno si aspetta che io mi unisca al coro delle anime candide - quelle che si sentirono "tradite" allo scoprire che anche l'elefantino romagnolo faceva uso di sostanze proibite, o che magari ancora non vogliono crederci ("eh, quell'Ullrich si vede, guarda quanto è grosso, ma Pantani, dai...") - resterà assai deluso, mi sa. Perlomeno, non mi ci unirò fintanto che, dopo i "non guarderò più una tappa in tutta la mia vita!" non sentirò i "non guarderò più una partita in tutta la mia vita!" visti i tarallucci e il vino in cui è finito lo scandalo Calciopoli.
Se Floyd Landis ha barato è giusto che paghi, senza sconti. Pereiro non sarà stato osannato sui Campi Elisi, ma non per questo avrà meno meriti. E dal momento che tutti e tre gli ultimi vincitori dei grandi Giri (Roberto Heras, Ivan Basso e, appunto, Landis) sono stati coinvolti in casi di doping, chissà che, nonostante la fine che ha fatto chi ha parlato (Christophe Bassons, Filippo Simeoni), qualcuno impari la lezione.
Canzone del giorno: Dimmu Borgir - In Death's Embrace.
Il caso vuole che le piante di soia siano usate per produrre testosterone sintetico, ed è un raffronto tra la quantità di carbonio-13 del testosterone e quella di un altro ormone presente in un campione di urina a rivelare se il testosterone è naturale o no.
Il massimo rapporto ammesso, tra le due quantità, è di 3/1.
Per Floyd Landis il rapporto è risultato essere di 3,99/1.
Questa, che sarebbe la prova della provenienza esterna del testosterone del corridore di Murrieta, California, va ad aggiungersi all'anomalo rapporto testosterone/epitestosterone - 11/1, quando il massimo consentito è 4/1 (e il valore normale è circa 1/1) - riscontrato nel campione prelevato al termine della 17ª tappa del Tour de France conclusosi dieci giorni fa, e avvicina sempre più la maglia gialla (a tavolino) a Oscar Pereiro Sio.
Suppongo che più di una persona, dopo la mia lode all'impresa di Morzine, si aspettasse qualche parola da parte mia su questo ennesimo caso di doping nel ciclismo. A dire il vero aspettavo le controanalisi, ma i risultati non arriveranno prima di sabato, pare, e per quella data probabilmente sarò già via.
Se però qualcuno si aspetta che io mi unisca al coro delle anime candide - quelle che si sentirono "tradite" allo scoprire che anche l'elefantino romagnolo faceva uso di sostanze proibite, o che magari ancora non vogliono crederci ("eh, quell'Ullrich si vede, guarda quanto è grosso, ma Pantani, dai...") - resterà assai deluso, mi sa. Perlomeno, non mi ci unirò fintanto che, dopo i "non guarderò più una tappa in tutta la mia vita!" non sentirò i "non guarderò più una partita in tutta la mia vita!" visti i tarallucci e il vino in cui è finito lo scandalo Calciopoli.
Se Floyd Landis ha barato è giusto che paghi, senza sconti. Pereiro non sarà stato osannato sui Campi Elisi, ma non per questo avrà meno meriti. E dal momento che tutti e tre gli ultimi vincitori dei grandi Giri (Roberto Heras, Ivan Basso e, appunto, Landis) sono stati coinvolti in casi di doping, chissà che, nonostante la fine che ha fatto chi ha parlato (Christophe Bassons, Filippo Simeoni), qualcuno impari la lezione.
Canzone del giorno: Dimmu Borgir - In Death's Embrace.
martedì 1 agosto 2006
Scrittura in corso, attendere prego
Sto mantenendo il proposito di mettere per iscritto la storia che mi era venuta in mente nelle notti patavine della scorsa settimana. Sono arrivato a circa 2500 battute, tra ieri e oggi. Circa otto anni fa ero un fiume in piena quando si trattava di scrivere racconti e ora non so, mi pare di aver esaurito le idee. Cioè, di tornare sempre sulle stesse storie, sugli stessi tipi di personaggi. E soprattutto non trovo mai delle conclusioni decenti. Che voglia dire che la mia vita è stata piatta, in altre parole che non abbia niente da raccontare, e che non riesca a trovare un'altra strada?
Può darsi. Ma preferirei pensarci nuotando al largo.
Canzone del giorno: In Flames - The Jester's Dance.
Può darsi. Ma preferirei pensarci nuotando al largo.
Canzone del giorno: In Flames - The Jester's Dance.
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