giovedì 31 gennaio 2013

La colonna sonora della vita: inverno 1998

Era il periodo in cui avevo la fissa per François Truffaut.
I film che ricordo meglio sono Effetto notte, il ciclo di Antoine Doinel e La camera verde.
Curiosamente, non ricordo nemmeno la trama del primo che vidi, L'ultimo metrò. Tranne la canzone che fa da sottofondo ai titoli di coda, che mi piacque subito, e dovetti aguzzare la vista sul tremolante fermo immagine della VHS per carpirne titolo e interprete (imdb me lo sognavo!):

Comment ne pas perdre la tête,
Serrée par des bras audacieux
Car l'on croit toujours
Aux doux mots d'amour
Quand ils sont dits avec les yeux...

Questo post partecipa all'iniziativa di Attimi di Letizia.

Vita da dottorando

Aggiungere una routine ad un programma.
Ricompilare il programma.
Rilanciare il programma.
Osservare che la routine non viene eseguita.
Controllare che nella routine le istruzioni siano scritte come si voleva (perché non possono esserci errori di sintassi, altrimenti il compilatore avrebbe dato errore: è ovvio, no?).
Accertatisi che le istruzioni sono scritte come si voleva, cambiare i nomi delle variabili che compaiono anche in altre routine, pur non essendo visibili da queste ultime (non si sa mai).
Ricompilare il programma.
Rilanciare il programma.
Osservare che ancora la routine non viene eseguita.
Accorgersi di non aver inserito l'istruzione che la chiama.



Accorgersi che, per quanto poco si sia fatto oggi, è ora di andare a letto.

Canzone del giorno: Bob Dylan - The Times They Are A-Changin'.

mercoledì 30 gennaio 2013

Talebanismi in castigo

Volevo iniziare questo post dicendo che io non riesco ad essere un talebano del congiuntivo.

Innanzitutto perché capisco la ragione per la quale un congiuntivo sbagliato suona "come un gessetto che scricchiola sulla lavagna" - per usare le parole di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, autori di Viva il congiuntivo! (Sperling&Kupfer) - nonostante nel parlato si commettano svariati altri errori grammaticali. E la ragione - su cui il divertente saggio non si sofferma, in verità - è presto detta: un congiuntivo sbagliato colpisce il verbo, sul quale di norma cade l'accento; mentre una preposizione o un articolo sbagliati colpiscono parti del discorso solitamente atone, e passano quindi inosservati.

Volevo cominciare così, ho detto - e fatto - per introdurre i miei talebanismi linguistici: a parte con l'accento e perchè con l'accento grave, ci sarebbero conditio sine qua non e frasi come domani andremo in montagna, a meno che tu non sia troppo stanco. Dicevo, innanzitutto si dice condicio; e quel non nella seconda frase è scorretto, non solo inutile: a meno che significa "se non accadrà questo fatto in particolare". Mi sono addirittura sforzato, qualche anno fa, per eliminare quel non dai miei discorsi.

Ecco: ora scopro non solo che conditio sine qua non è corretto, ma che è anche l'unica forma attestata nella letteratura, dal '500 a oggi.

E che esiste il non pleonastico: una particella negativa che non modifica il significato della frase, ma che può renderla più efficace.


In castigo nell'angolo per saccenza. Ma ugualmente a meno che non... continua a non piacermi.

Canzone del giorno: Roberto Angelini - Gattomatto.

lunedì 28 gennaio 2013

Sul doppiaggio dei film

Film doppiati o in lingua originale?
In linea teorica, anch'io mi schiero con i puristi, e se anziché di cinema si parla di televisione, dalla teoria passo alla pratica. Con i film, ammetto di essere assai più pigro. Forse perché la loro durata è ben superiore a quella di un episodio, e a un certo punto mi rompo.

Non credo, poi, che mi recherei mai al cinema a vedere un film in lingua originale con i sottotitoli: innanzitutto, perché questi ultimi sarebbero in italiano, mentre io voglio che anch'essi siano nella lingua originale, di modo da imparare le pronunce. Se da 6-7 anni la mia pronuncia inglese è migliorata, lo devo principalmente ad aver compiuto questa scelta - meglio: ad aver ascoltato il consiglio di mio papà, insegnante di inglese - con 24, Lost, Criminal Minds e compagnia.

Qualcuno sostiene che il doppiaggio andrebbe totalmente eliminato, perché la traduzione "fa perdere troppo" e perché così gli italiani imparerebbero l'inglese come gli olandesi o i finlandesi. Non è lo scenario che mi auguro, per l'Italia: e restando nell'ambito cinematografico, credo che la gente debba essere libera di scegliere.


Non mi sorprendo, tuttavia, che in un cinema di Roma Django Unchained stia incassando più nella lingua originale, che nella versione doppiata. Da un lato, l'inglese è conosciuto decisamente meglio di dieci anni fa; ma va anche detto che le sale hanno sempre meno spettatori, per cui gli appassionati della lingua originale spiccano di più.

Canzone del giorno: Tiromancino - L'alba di domani.

venerdì 25 gennaio 2013

Möglichkeiten (Possibilità)

Es ist unmöglich, einen Mann zu ändern. Es ist möglich, einen Mann zu wechseln.

(È impossibile cambiare un uomo. È possibile cambiare un uomo.)

Canzone del giorno: Katy Perry - Firework.

mercoledì 23 gennaio 2013

C'era il trucco!

Ero consapevole fin da subito che imparare il greco non sarebbe stato libero da insidie. Mica parlo dei verbi irregolari, eh: come dico ai greci che mi chiedono perché voglia imparare la loro lingua, διασκεδάζω όταν κάτι είναι δύσκολο (mi diverto quando qualcosa è difficile).

Mi riferisco alle innumerevoli volte che, in mensa per esempio, riconosco l'accento, attendo di poter distinguere qualche parola per poi scoprire che è spagnolo. (Si badi bene che ho detto in mensa, non in coda per un museo.) E non me ne vogliano gli spagnoli, ma loro stanno ad ogni angolo! :-)

Canzone del giorno: Moby - Porcelain.

lunedì 21 gennaio 2013

Problema domestico

Ovvero: come trasformare il non aver pensato di usare la centrifuga della lavatrice in un contributo al progresso scientifico! :-)



Un casalingo poco esperto ha lavato a mano un maglione. Dopo averlo risciacquato e strizzato, il maglione pesa 1,1 kg. Steso ad asciugare dentro casa in un giorno di pioggia, si assume che i due terzi dell'acqua di cui ancora il maglione è impregnato gocciolino, e il restante terzo evapori.
Il maglione gocciola per 50 minuti, e cadono in media 4 gocce al secondo, assimilabili a sfere di diametro pari a 4 mm, su un raccogligocce di gomma rettangolare, di dimensioni 80 x 40 cm, e con un bordo alto 8 mm.
  • Il pavimento si bagna?
  • Quanto pesa il maglione asciutto?

sabato 19 gennaio 2013

Come un Moleskine nuovo

Se siete arrabbiati con me, al prossimo compleanno regalatemi un Moleskine. La versione cartacea degli iPhone: non so scegliere, onestamente, quale dei due oggetti odio di più.

Che male mi hanno fatto i Moleskine? Niente, in verità: non ne ho mai avuto uno. Altri taccuini "eleganti", tuttavia, sì: e ciascuno mi suscitava la medesima sensazione.

Lo tieni in mano, e senti che dovrai usarlo per qualcosa di significativo, non certo per la lista della spesa. Ci scriverai i pensieri che rivoluzioneranno il mondo; o quantomeno quelli che tramanderai ai tuoi pronipoti.

Ecco: aprire la bacheca di Blogger e vedere la data dell'ultimo post più lontana di tre o quattro giorni mi dà la stessa sensazione che mi dà un Moleskine nuovo. La sensazione di dover scrivere qualcosa di importante, perché non scrivo da un po', e solo le star possono permettersi lunghi periodi di silenzio.

Se in altri campi o le cose si fanno bene o tanto vale non farle, non è così, almeno per me, quando si parla di blog. È più benefica una cavolata al giorno che una genialata al mese. Meglio: con la quotidiana cavolata, la mensile genialata è ancora più geniale.

Canzone del giorno: The Vaccines - I Always Knew.

venerdì 18 gennaio 2013

La quercia del Tasso, ovvero l'ottica ondulatoria


Capitava, nella seconda metà degli anni '80, che anche i non insonni potessero sentir leggere in televisione brani di famosi scrittori.
Capitava, in un appartamento bicamere di una cittadina della provincia di Treviso, che quella trasmissione si guardasse ogni sera.
Capitò, una sera, che il brano di turno cominciasse così:
Quell’antico tronco d’albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand’essa era frondosa.
Anche a quei tempi la chiamavano così.
Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.
Meno noto è che, poco lungi da essa, c’era, ai tempi del grande e infelice poeta, un’altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi.
Capitava, nel summenzionato appartamento, che il libro da cui questo brano è tratto fosse presente, e che il più giovane degli inquilini fosse un bambino molto curioso.

Otto anni più tardi quel bambino, divenuto ormai ragazzo, si trovò, con una ventina di suoi coetanei, in una grossa stanza di un palazzo della sua cittadina natale ad ascoltare la Gerusalemme liberata del Tasso della quercia, letta da un alto signore, poco più giovane di suo padre.
L'alto signore, una mattina, citò alcune righe di quel racconto che il ragazzo aveva sentito in televisione: riconosciutolo, costui proseguì nel raccontarne la trama.
"Lo conosci?" gli chiese l'alto signore.
"Sì," rispose il ragazzo, "ne avevo sentito l'inizio in televisione quando andavo alle elementari e poi ho letto il resto."
"L'hai letto?" insistette l'alto signore.
"Sì..."

Ieri pomeriggio il ragazzo - che forse è un po' azzardato chiamare ancora ragazzo - si trovava al museo di storia della Fisica dell'Università di Padova.
La direttrice, illustrando il museo a lui e ad altri cinque ragazzi che si apprestano a condurvi le visite guidate per le scuole, giunti di fronte agli strumenti per studiare i fenomeni di interferenza e diffrazione della luce, disse che quella parte si poteva anche saltare.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, e timidamente replicò: "ma noi, nell'anno scolastico millenovecentonovantacinque/novantasei, l'ottica ondulatoria l'avevamo studiata..."
"Ma dove hai studiato?" gli domandò la stupefatta direttrice.

Il 1995/96 è lo stesso anno in cui, nella sua classe, si era parlato della Quercia del Tasso.
Il ragazzo, dinanzi all'insistenza del suo insegnante di italiano, aveva avuto la sensazione di non essere creduto. Credeva che Achille Campanile fosse famoso; e l'insegnante, tra l'altro, ogni tanto leggeva in classe una Tragedia in due battute.
Sarebbero servite due persone per convincerlo di quanto fosse sorprendente che un sedicenne, all'epoca di Beverly Hills e degli Oasis, conoscesse un racconto umoristico pubblicato quando i suoi genitori andavano all'università.

Uscendo dal museo, ieri pomeriggio, una sua prossima collega domandò al ragazzo: "tu sei un veterano qui, vero?"
"Veramente è la prima volta che vengo..." le rispose lui.

Si sentì, ancora una volta, estremamente fortunato.

Canzone del giorno: The Smiths - Please, Please, Please, Let Me Get What I Want.

giovedì 10 gennaio 2013

La colonna sonora della vita: estate 2001

Dopo un periodo di latitanza, è doveroso un ritorno col botto. Ovvero, con un'inconfessabile.


Periodo di Radio 105 e soprattutto dell'esame di meccanica razionale. Ma non lo confesserei se si fosse trattato solo di un momento di sclero universitario: il punto è che mi ritrovo talvolta a cantarla anche ora.

Questo post partecipa all'iniziativa di Attimi di Letizia.

lunedì 7 gennaio 2013

(Neo)nati(vi) digitali

Strana coincidenza ieri, al pranzo della Befana a casa di mia zia.
Mia cugina e suo marito hanno portato con sé il loro figlio, di un anno e mezzo.
I genitori, già macfag, hanno da poco comprato il Kindle e ne sono entusiasti: sostengono che chiunque si converte al libro elettronico dopo cinque giorni di utilizzo, e che sostituirà definitivamente il libro cartaceo.
Il bimbo, in piena fase "scoperta degli oggetti", apre ogni sportello della casa e ne esamina il contenuto; lo stesso fa con gli oggetti in vista su scaffali e mobili.
L'unico oggetto da cui completamente ignorato è stato il Corriere della Sera.

Canzone del giorno: Editors - Papillon.