venerdì 30 dicembre 2011

Antologie

Quando ero bambino e, anziché i cartoni animati, guardavo i telequiz, ero affascinato dagli spezzoni: i frammenti di film o altri programmi televisivi usati come spunto per le domande ai concorrenti.
Ne ero affascinato al punto che, a 10 anni, subito dopo l'acquisto del primo videoregistratore, la "mia" videocassetta era un mosaico: due minuti del telegiornale della sera, altri due minuti delle coppie in crisi con Marta Flavi, e via discorrendo.
Un'antologia televisiva personale, si potrebbe dire; anche se includere Marta Flavi tra gli ανθοί (fiori) è quantomeno discutibile.

Comunque, tutto ciò è per dire che, di fondo, le antologie hanno sempre un certo fascino.

Sul tavolo del soggiorno di casa di mia zia, c'è - aperta sempre alla stessa pagina - l'antologia di mio cugino che ora frequenta la terza liceo. È il primo volume di Letteratura Letterature, edizione Zanichelli.
L'altro giorno, mentre la sfogliavo, tenendomi accuratamente alla larga dal burrone ai cui piedi sta il lacrimoso labirinto dei ricordi di scuola - pericolo aggravato dalla visione di Immaturi - da un lato provavo la stessa sensazione che avevo provato al primo contatto con la mia antologia del liceo, il mitico Sistema letterario di Guglielmino e Grosser. Una sensazione di completezza: come se, una volta letto tutto il volume, si sapesse tutto ciò che c'è da sapere sui protagonisti e sulle opere della letteratura italiana dal '200 al '500.

Ma ora, a differenza di 16 anni fa, alla sensazione di completezza si affianca la sua opposta. Di incompletezza, per l'appunto; e di distacco da quell'universo letterario cui, al contrario, il manuale dovrebbe avvicinare.
Come se, cioè, il manuale mi dicesse hey boy, il Decameron non si legge senza permesso!

Una volta, in quarta liceo, lessi qualcosa "senza permesso" : il secondo canto della Gerusalemme Liberata, tra l'episodio di Olindo e Sofronia e l'arrivo dei cristiani a Gerusalemme. Lo nominai in classe, e il prof fece cadere il discorso sull'istante. Probabilmente doveva solo proseguire col programma, ma mi fece passare la già scarsa voglia di leggere le parti non incluse nell'antologia.

E la voglia era scarsa per un'altra, secondo me, pecca dell'approccio antologico: poiché i testi sono relativamente brevi, di essi devi sapere tutto. Stile, linguaggio, ritmo: tutto esaminato nei dettagli. E quando arrivava il momento di una lettura integrale, a me prendeva l'ansia di dover fare l'analisi di ogni frase.

L'anno successivo, studiando letteratura inglese, fu ancora peggio: autori che teoricamente avevamo studiato, ma dei quali di fatto non avevamo letto nemmeno una riga. Ann Radcliffe, per dirne una; Thomas Gray; quell'Arnold Bennett bersaglio delle critiche di Virginia Woolf. Ma stavolta non dissi al prof che avevo letto per intero la Ballata di Coleridge, e non solo le prime tre parti.

Da questo e da altri episodi mi nacque il fastidio anche solo per la parola: antologia. Anche se, letteralmente, significa scelta di fiori. Ieri pomeriggio, a Voi siete qui, Matteo Caccia chiese a Gabriella, insegnante di lettere in una scuola media della provincia di Asti, che aveva raccontato la sua fuga dal Natale, quale argomento stesse trattando con i suoi allievi appena prima delle vacanze. "In antologia stavamo trattando l'articolo di giornale," rispose Gabriella. Ma che materia è antologia? La materia semmai è italiano scritto!

Canzone del giorno: Go Periscope - Chick Flick Tears.

4 commenti:

  1. Alle scuole medie c'era la materia "antologia"! L'avevo rimossa!! Era una specie di letteratura e narratologia (esiste questo termine?) e temi di italiano.. Con un'antologia come libro d testo.

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  2. La mia antologia del liceo mi piaceva tantissimo!
    E mi piacerebbe tornare a sfogliarla, ma non c'è più il tempo di fare niente e rimpiango di non aver fatto come te: non sono mai uscita dai compiti assegnati! Tu lo hai fatto e non sei stato compreso, perché ormai a scuola gli insegnanti pensano solo al programma da finire e non all'arte di insegnare e di far amare una materia!
    Se non dovessimo risentirci ti auguro di passare un fine anno sereno per ripartire con un magico 2012!

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  3. io avevo un libro di antologia abbastanza complesso...mi sa che si chiamava dalla storia al testo e dal testo alla storia, o una cosa simile...cmq era abbastanza corposo e mi perdevo spesso in tutto ciò che la prof non spiegava anche se raramente andavo in profondità come te...purtroppo è il sistema scolastico in se sbagliato, o cmq i professori che non sempre ti invitano ad andare oltre per conoscere sul serio l'autore...

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  4. @Elle: sì, anche da noi si diceva così, ma spero che nel frattempo non sia diventato il nome ufficiale della materia! :)

    @Melinda e @MichiVolo: veramente io in rarissimi casi sono andato oltre il programma scolastico xD un po' per la difficoltà, un po' proprio per quel senso di completezza che l'antologia dava! Mi era venuta voglia di farlo con la Gerusalemme Liberata per il mio amore per i poemi in ottave, e poi con la Ballata perché mi piaceva moltissimo la storia e volevo vedere come proseguiva. Ma avrei conosciuto il piacere di leggere un classico (nella fattispecie: Tom Jones) solo dopo la maturità, quando non avevo più l'obbligo di fare l'analisi.

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