venerdì 20 novembre 2009
domenica 15 novembre 2009
Addio ad un'identità
Era nell'aria da tempo, ormai.
Prima l'inglobamento del sito nel portale Mediaset, poi il link sempre più piccolo fino a ridursi a una sola riga.
Infine, il 10 novembre, la comunicazione ufficiale: dal 1° gennaio 2010, Jumpy non fornirà più il servizio di posta elettronica.
Solo la mia prima ragazza, finora, sa perché nell'autunno del 2000 mi ci fossi iscritto, nonostante disponessi già di più di un account per l'accesso a internet nonché di più di un indirizzo di posta. E io non ve lo dirò perché ho una reputazione da difendere; ma se siete abbastanza attenti potete capirlo.
Avevo scelto vielseitig come username per due motivi. La parola, in tedesco, significa vario, versatile, eclettico (vielseitig interessiert sein = avere molti interessi), ed era un po' la mia fissazione in quel periodo. Ero al quarto anno di università - in realtà ero già abbondantemente indietro - e, dopo che al liceo mi ero sforzato per avere buoni voti anche nelle materie umanistiche, mi ero ritrovato dei compagni i cui argomenti di conversazione, al contrario, non andavano oltre la fisica e la matematica. Il est bien plus beau de savoir quelque chose de tout que de savoir tout d'une chose; cette universalité est la plus belle: questa citazione di Pascal era diventata il mio motto.
Il secondo motivo era il desiderio di qualcosa che ogni giorno mi ricordasse il mio proposito di imparare il tedesco. La sua efficacia si sarebbe manifestata solo 8 anni dopo, e quindi forse è giusto che scompaia proprio adesso, quando marcio a pieno regime verso i verbi che reggono un caso preposizionale.
Anche un mio vecchio sito si chiamava così. L'avevo costruito in HTML con un editor testuale: unico aiuto, l'evidenziazione del codice. Lo curai per un po', ma a un certo punto mi arresi alla macchinosità di una gestione totalmente manuale, nonché all'avanzata dei blog.
Non ero convinto per nulla quando aprii questo blog. Temevo avrebbe fatto la fine del sito: aggiornamenti frequenti per un po', poi l'abbandono. In effetti, dei periodi di stasi ci sono stati, ma ridendo e scherzando sono ormai tre anni e mezzo. Non male, per uno che non ha mai avuto la costanza come punto forte.
Musica del giorno: Antonín Dvořák - Concerto per violoncello e orchestra in si minore, op. 104.
Prima l'inglobamento del sito nel portale Mediaset, poi il link sempre più piccolo fino a ridursi a una sola riga.
Infine, il 10 novembre, la comunicazione ufficiale: dal 1° gennaio 2010, Jumpy non fornirà più il servizio di posta elettronica.
Solo la mia prima ragazza, finora, sa perché nell'autunno del 2000 mi ci fossi iscritto, nonostante disponessi già di più di un account per l'accesso a internet nonché di più di un indirizzo di posta. E io non ve lo dirò perché ho una reputazione da difendere; ma se siete abbastanza attenti potete capirlo.
Avevo scelto vielseitig come username per due motivi. La parola, in tedesco, significa vario, versatile, eclettico (vielseitig interessiert sein = avere molti interessi), ed era un po' la mia fissazione in quel periodo. Ero al quarto anno di università - in realtà ero già abbondantemente indietro - e, dopo che al liceo mi ero sforzato per avere buoni voti anche nelle materie umanistiche, mi ero ritrovato dei compagni i cui argomenti di conversazione, al contrario, non andavano oltre la fisica e la matematica. Il est bien plus beau de savoir quelque chose de tout que de savoir tout d'une chose; cette universalité est la plus belle: questa citazione di Pascal era diventata il mio motto.
Il secondo motivo era il desiderio di qualcosa che ogni giorno mi ricordasse il mio proposito di imparare il tedesco. La sua efficacia si sarebbe manifestata solo 8 anni dopo, e quindi forse è giusto che scompaia proprio adesso, quando marcio a pieno regime verso i verbi che reggono un caso preposizionale.
Anche un mio vecchio sito si chiamava così. L'avevo costruito in HTML con un editor testuale: unico aiuto, l'evidenziazione del codice. Lo curai per un po', ma a un certo punto mi arresi alla macchinosità di una gestione totalmente manuale, nonché all'avanzata dei blog.
Non ero convinto per nulla quando aprii questo blog. Temevo avrebbe fatto la fine del sito: aggiornamenti frequenti per un po', poi l'abbandono. In effetti, dei periodi di stasi ci sono stati, ma ridendo e scherzando sono ormai tre anni e mezzo. Non male, per uno che non ha mai avuto la costanza come punto forte.
Musica del giorno: Antonín Dvořák - Concerto per violoncello e orchestra in si minore, op. 104.
sabato 14 novembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
Checca
Qualche estate fa, ad un aperitivo al Fontanone del Gianicolo con mio cugino e i suoi amici, arrivai con una maglietta lilla, del colore delle parole che state leggendo, pinocchietti neri con laccetti dello stesso colore della maglietta.
In realtà, io non avevo fatto per nulla caso a questo pendant: se ne accorse mio cugino, che per almeno un anno mi rinfacciò la vergogna che provò vedendomi arrivare.
Quest'autunno lilla e viola non sono di moda solo per le donne: al Gran Gala ciclistico di Conegliano io, con la camicia viola (nella foto sono con la campionessa del mondo di Mendrisio, Tatiana Guderzo), ero in compagnia più o meno della metà dei presenti di sesso maschile.
Non servirebbe a nulla dirlo a mio cugino, secondo il quale solo i gay seguono la moda; per l'omo non sono ammessi abiti di colori diversi dai classici nero, grigio, bruno, blu, celeste e bianco; la borsa va portata rigorosamente in mano e d'estate sono proibite le scarpe aperte; la gestualità deve essere il più possibile contenuta, per non dire che l'uomo deve tendere all'immobilità.
Manco a dirlo, di queste regole non ne rispetto neppure una. Chissà se mi sarebbe bastato rispettarle per superare nel giro di giorni, anziché di anni, la paranoia di apparire gay.
Sapevo che tante di queste regole sono stereotipi, ero (e sono) anche consapevole che mio cugino non è una persona di vedute particolarmente larghe; ciò nonostante, mi sentivo perdente nei suoi confronti. Quando mi disse che alcuni - e non mi volle mai dire chi, anzi, un giorno si lasciò sfuggire un tutti - della sua comitiva gli avevano domandato se fossi gay, ebbi una crisi isterica. Mi sentivo perdente perché lui aveva un lavoro e poteva permettersi certe cose, mentre io a 25 anni ero ancora all'università e non ero per nulla sicuro di finire - dimenticando che lui l'università l'aveva lasciata, per questo aveva cercato lavoro. Mi sentivo perdente perché, nonostante mi piacesse vestirmi di colori diversi e indossare i sandali, non mi sentivo sempre a mio agio; specialmente d'inverno, non potendomi permettere certi capi, mi adattavo a ciò che mi veniva regalato: roba che piaceva solo a mamme e nonne. E, alla fine della fiera, mi sentivo perdente perché lui aveva una relazione sentimentale stabile da diversi anni, e io nemmeno un'avventura. O meglio: ragazze che mi venivano dietro ce n'erano, ma io non mi sentivo desiderato; mi sembrava che costoro scegliessero me perché non trovavano di meglio.
Impiegai anni per superare questo blocco. Ora so come sono fatto, e so anche come sfruttare a mio vantaggio certi aspetti che, un tempo, sentivo come handicap.
Eppure, un anno fa S. mi lasciò perché, a suo dire, non sarei stato in grado di salvarla nel caso in cui si fosse trovata in difficoltà.
Eppure, l'altro giorno, quando una mia amica mi disse di togliere la foto del post Eleganza casalinga perché, a suo dire, ho la faccia da checca, la risposta fu piuttosto scortese.
Verrà mai un giorno dove l'insicurezza sarà solo un ricordo?
Canzone del giorno: Coldplay - The Hardest Part.
In realtà, io non avevo fatto per nulla caso a questo pendant: se ne accorse mio cugino, che per almeno un anno mi rinfacciò la vergogna che provò vedendomi arrivare.
Quest'autunno lilla e viola non sono di moda solo per le donne: al Gran Gala ciclistico di Conegliano io, con la camicia viola (nella foto sono con la campionessa del mondo di Mendrisio, Tatiana Guderzo), ero in compagnia più o meno della metà dei presenti di sesso maschile.
Non servirebbe a nulla dirlo a mio cugino, secondo il quale solo i gay seguono la moda; per l'omo non sono ammessi abiti di colori diversi dai classici nero, grigio, bruno, blu, celeste e bianco; la borsa va portata rigorosamente in mano e d'estate sono proibite le scarpe aperte; la gestualità deve essere il più possibile contenuta, per non dire che l'uomo deve tendere all'immobilità.
Manco a dirlo, di queste regole non ne rispetto neppure una. Chissà se mi sarebbe bastato rispettarle per superare nel giro di giorni, anziché di anni, la paranoia di apparire gay.
Sapevo che tante di queste regole sono stereotipi, ero (e sono) anche consapevole che mio cugino non è una persona di vedute particolarmente larghe; ciò nonostante, mi sentivo perdente nei suoi confronti. Quando mi disse che alcuni - e non mi volle mai dire chi, anzi, un giorno si lasciò sfuggire un tutti - della sua comitiva gli avevano domandato se fossi gay, ebbi una crisi isterica. Mi sentivo perdente perché lui aveva un lavoro e poteva permettersi certe cose, mentre io a 25 anni ero ancora all'università e non ero per nulla sicuro di finire - dimenticando che lui l'università l'aveva lasciata, per questo aveva cercato lavoro. Mi sentivo perdente perché, nonostante mi piacesse vestirmi di colori diversi e indossare i sandali, non mi sentivo sempre a mio agio; specialmente d'inverno, non potendomi permettere certi capi, mi adattavo a ciò che mi veniva regalato: roba che piaceva solo a mamme e nonne. E, alla fine della fiera, mi sentivo perdente perché lui aveva una relazione sentimentale stabile da diversi anni, e io nemmeno un'avventura. O meglio: ragazze che mi venivano dietro ce n'erano, ma io non mi sentivo desiderato; mi sembrava che costoro scegliessero me perché non trovavano di meglio.
Impiegai anni per superare questo blocco. Ora so come sono fatto, e so anche come sfruttare a mio vantaggio certi aspetti che, un tempo, sentivo come handicap.
Eppure, un anno fa S. mi lasciò perché, a suo dire, non sarei stato in grado di salvarla nel caso in cui si fosse trovata in difficoltà.
Eppure, l'altro giorno, quando una mia amica mi disse di togliere la foto del post Eleganza casalinga perché, a suo dire, ho la faccia da checca, la risposta fu piuttosto scortese.
Verrà mai un giorno dove l'insicurezza sarà solo un ricordo?
Canzone del giorno: Coldplay - The Hardest Part.
lunedì 2 novembre 2009
Giornata dei defunti
Now fades the glimmering landscape on the sight,
and all the air a solemn stillness holds,
save where the beetle wheels his droning flight,
and drowsy tinklings lull the distant folds.
(Thomas Gray, Elegy Written In A Country Churchyard)
and all the air a solemn stillness holds,
save where the beetle wheels his droning flight,
and drowsy tinklings lull the distant folds.
(Thomas Gray, Elegy Written In A Country Churchyard)
Canzone della sera: Franz Ferdinand - Fade Together.
Deutsche Wörter
- zählen: contare; erzählen: raccontare;
- Fluss: flusso, fiume; beeinflussen: influenzare;
- drücken: premere; ausdrücken: esprimere;
- ...
Canzone del giorno: stellastarr* - My Coco.
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